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Mio signore, mio carnefice
 
Mio signore, mio carnefice 2013-07-14 13:00:25 ALI77
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
ALI77 Opinione inserita da ALI77    14 Luglio, 2013
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LA STORIA DI ZAHRA

Questo romanzo racconta la storia di Zahra, una giovane ragazza libanese con una vita molto difficile, è poco sicura di se stessa, della propria femminilità e non riesce a volersi bene.
Ha un infanzia molto complicata i genitori sono i primi che non le danno affetto, il padre era il classico capo famiglia autoritario e la madre la “usava” come copertura per i suoi incontri clandestini con l’amante.
Ma la vita non le sorride, dovrà affrontare ogni giorno delle battaglie sia interiori che con il mondo esterno non sempre facili da superare.
Le varie esperienze che le succedono faranno sì che lei si chiuda in se stessa e che abbia difficoltà a confidarsi con qualcuno .
Viene molestata in primo luogo dallo zio, che crede un amico a cui scrive lunghe lettere, ma quando decide di andare in Africa a trovarlo e di stare un mese da sola con lui, rimase delusa dal suo atteggiamento che non é affatto quello che ci si aspetta da un parente.
Anche un amico di suo fratello, sposato, la importuna diventa la sua amante e la fa abortire addirittura due volte e per sfuggire a queste continue umiliazioni decide di sposare un uomo che non ama e che nemmeno conosce . Crede così di poter ricominciare daccapo una nuova vita.
Meijd, il marito di Zahra a sua volta non è felice, da sempre ha vissuto la povertà e crede che sposando una ragazza ricca che appartiene ad una famiglia illustre del paese, possa avere il suo riscatto sia sociale che con la vita.
Ma il rapporto non durà e per entrambi questo sarà un periodo bruttissimo ,la guerra che scoppierà in Libano cambierà la vita di Zahra, le darà una svolta inaspettata.
Per la prima volta si innamorerà veramente di un uomo, quando credeva di non poter provare amore per qualcuno , quando meno se lo aspetta succederà e forse così dopo molto tempo potrà vivere.
Non vado avanti in quanto le sorprese della vita di Zahra di certo non finiscono qua, anzi il finale non ve lo immaginereste mai, quando sono arrivate alle ultime pagine ho dovuto rileggerle varie volte perché non ci volevo credere.
Ora, cercherò di spiegarvi quali aspetti mi hanno indotto a leggere il libro e alcune cose invece, che non mi sono affatto piaciute.
Credo sia sempre giusto leggere delle storie di persone con diverse culture, di paesi lontani che magari non riuscirò mai a visitare però è difficile capire alcune volte cosa ti possa succedere, noi qui abbiamo la nostra libertà , i nostri ritmi, orari, appuntamenti e se non avessimo tutto questo?? Se non potessimo avere la stessa libertà di scelta ma dovessimo essere costretti a fare delle cose che non vogliamo o vivere come qualcuno altro ci dice???
Zahra credo abbia avuto una grande forza a riuscire ad andare avanti nonostante tutto quello che le succede, credo che le donne abbiano sempre una marcia in più.
Nel corso della storia, non c’è una solo voce narrante ma questa cambia moltissime volte e ogni capitolo è diverso dall’altro, e in più ci sono dei flashback continui che distraggono e disorientano il lettore.
Forse l’autrice avrebbe dovuto dare un dato temporale preciso una data di riferimento e magari ogni capitolo dovrebbe essere sottotitolato tipo” Zahra in Africa” oppure “Il matrimonio di Zahra” e cosi via.
In più un’altra cosa che proprio non mi è piaciuta è la copertina ma cosa centra???? Una donna col velo dietro le sbarre ma Zahra non va in prigione o non viene segregata forse interiormente ha un forte disagio ma questa immagine è fuorviante rispetto al contenuto.
Nonostante questo il libro è un buon romanzo, molto scorrevole in alcuni punti e in altri forse dispersivo ma comunque è una testimonianza forte della condizione della donna.
Ho comprato questo libro dopo aver visto un’intervista fatta all’autrice che è del Libano e che ora non vive più lì, i suoi libri sono stati censurati nel suo paese per le tematiche trattate. Dopo questo io sono convinta del fatto che la libertà di stampa vada preservata e sia giusto dare voce anche a persone o a situazioni che non riusciremmo altrimenti a conoscere.

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