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Tenera è la notte
 
Tenera è la notte 2013-12-17 10:59:30 Cristina72
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    17 Dicembre, 2013
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“Davanti a noi, chilometri di notte”

La notte è tenera per Dick e Nicole Diver, che iniziano ad amarsi circondati dall'oscurità e la illuminano, o almeno si illudono di farlo.
Giovane coppia di coniugi americani residenti in Costa Azzurra, costituiscono il polo d'attrazione di una compagnia ricca e chiassosa di connazionali alla ricerca di quei piaceri mondani che la generazione degli anni Venti insegue ossessivamente.
Tutto brilla di una luce intensa e falsa, persino il sole della riviera, dietro la superficialità patinata dei dialoghi.
L'inizio del romanzo sembra concentrarsi sull'educazione sentimentale di Rosemary, starletta hollywoodiana in vacanza che resta ammaliata dal fascino dei Diver in generale e di Dick in particolare. L'infatuazione, per quanto priva di profondo significato, segna in qualche modo la fine del rapporto tra i due protagonisti, e non solo.
Lo stile nella prima parte è nebuloso e la narrazione procede lenta, tra allegorie, episodi staccati dal resto della trama e flussi di coscienza.
I personaggi restano distanti e ce la mettono tutta per recitare la loro parte: “La guardia più forte è posta ai cancelli del nulla. Forse perché la condizione di vuoto è troppo vergognosa per venir divulgata”.
L'impressione è nel complesso irritante, con la sensazione che si voglia temporeggiare lasciando a bella posta il lettore fuori da una qualche importante verità.
La rivelazione arriva nella seconda parte e parla di traumi, schizofrenia, alcolismo.
A questo punto si capisce che il fulcro del romanzo è un grumo di dolore a cui lo scrittore si accosta cautamente, per gradi, e forse anche con un certo pudore, rivelando molto di sé e del suo travagliato rapporto con la moglie malata di mente.
“Controllati, Nicole!”. Dick la tiene per mano nei labirinti oscuri della demenza, aiutandola a superare il sonno della ragione. Ma combattere certi mostri ha un prezzo.
Dapprima salvifico nel ruolo di marito/psichiatra, cade sempre più a pezzi e nella sua sincerità alcolica perde gli “amici”, rivelando un isolamento esistenziale che ispira pietà.
Sembra non avere più alcun posto nel mondo, è un sole che si spegne senza che a nessuno importi granché.... “Mi pare che potrebbe avere la delicatezza di andarsene”.
Ed ecco l'uomo “tipico” di Fitzgerald, il suo alter ego: così diverso dagli altri, così solo.



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@ cristina - "Un grumo di dolore", non potevi sintetizzarlo in modo migliore. E' la stessa sensazione che ricordo di questa lettura, e son passati anni. Bellissima recensione.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
19 Dicembre, 2013
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I dolori irrisolti li vedo così. Thanks Amarilli ;-)
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