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Il sapore della gloria
 
Il sapore della gloria 2014-05-15 05:02:01 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    15 Mag, 2014
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' Il sapore della gloria è amaro '

Questo romanzo di Mishima ha tre protagonisti: una ancora giovane vedova, suo figlio tredicenne e un Ufficiale di Marina.
La storia segue due linee di avvenimenti: l'amore fra i due adulti; le vicende del ragazzo e del suo inquietante gruppo di amici. Nello svolgimento dei fatti, i due 'percorsi' hanno più momenti di contatto, uno dei quali determinante per la trama del racconto.

Mi soffermo in particolare sulla figura del ragazzo e sui suoi amici.
Per certi aspetti, le vicende inducono ad un confronto con quelle narrate in "Agostino" di Moravia. In entrambi i romanzi, infatti, abbiamo protagonisti adolescenti di classe borghese, nei mutamenti della pubertà, che 'scoprono' dolorosamente la donna nella propria madre, a causa dell'intrusione di un uomo che s'inserisce proprio nel delicato momento psicologico-sessuale dei giovanissimi personaggi. Nei due romanzi, poi, c'è la presenza di un gruppo di coetanei.
Le diversità fra le due opere, però, sono notevoli; intanto per il contesto: in Moravia, l'insicuro Agostino incontra giovanissimi sottoproletari, maleducati e volgari, che ambiscono magari ad un pacchetto di sigarette e sono in perenne lotta fra di loro; qui, invece, il ragazzo, freddo e anaffettivo, frequenta amici di famiglie benestanti; sono bravi studenti, apparentemente 'a modo', ma coltivano un'ideologia nichilista e pericolosissima: si sentono piccoli 'superuomini' che detestano i genitori e ne odiano gli atteggiamenti; vogliono 'educarsi' all'insensibilità verso tutto (nel giovane protagonista l'unico sentimento che alberga è la rabbia), ed elaborano uno strano e astratto concetto di gloria.
Anche il Marinaio, amante della madre, è vissuto sull'onda dei sogni di gloria, ormai frustrati dalla realtà dei fatti; ma il sogno talvolta ancora trapela, e proprio il volo della fantasia lo renderà meno guardingo e più vulnerabile nel preannunciato evento finale.

Il Marinaio ha goduto dell'ammirazione del quasi figliastro, ma quando vuole assumere il ruolo del buon papà, aperto e comprensivo, il mito che il ragazzo ha costruito su di lui s'infrange e ai suoi occhi diventa uno come tutti, anzi l'emblema di quei genitori che i suoi amici non sopportano e verso cui, astuti conoscitori delle leggi vigenti, 'vogliono fare qualcosa', prima di compiere 14 anni.

Il romanzo, anche se non fra i migliori dello scrittore giapponese, è rappresentativo della sua scrittura e della sua controversa ideologia. Inoltre, qui, ci conduce di fronte ad una generazione di giovanissimi terribilmente idealista per contrapposizione e frustrazione, di un idealismo pieno di odio e distruttivo, riscontrabile ancora, o forse ancor più, in attuali società del benessere, ove 'per noia' si progettano disastri.

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Commenti

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Ciao Emilio, questo titolo non l'ho ancora letto, c'e' qualcosa nella sinossi che mi inquieta.
Nel romanzo torturano gli animali ? Io leggo di tutto, Mishima e' uno dei miei autori preferiti, ma non sopporto leggere di torture di animali nè di bambini.
Fammi saper per favore !
In risposta ad un precedente commento
Emilio Berra  TO
15 Mag, 2014
Ultimo aggiornamento:
15 Mag, 2014
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C.U.B. : c'è una 'scena' di questo tipo.
bel commento Emilio ed interessante il parallelo con Moravia
Grazie, Silvia.
Bella recensione davvero! Bravo.
Emilio, anche tu un patito di letteratura giapponese? Tra noi c'è una vera esperta...Cub...i suoi commenti sono sempre d'effetto ma devo ammettere che anche il tuo invita alla lettura ed è molto ben analizzato. Complimenti! :)
Bravissimo Emilio, bella recensione!
Grazie Rollo.
Grazie Marcella. Infatti leggo volentieri alcuni autori giapponesi (in particolare: Kawabata e Mishima).
Robbie, ti ringrazio sia per le belle parole, sia per avermi letto.
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