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Le intermittenze della morte
 
Le intermittenze della morte 2015-02-08 18:40:58 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    08 Febbraio, 2015
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Quel che la morte invidia della vita

Ci sono parole che sentiamo nostre nel preciso istante in cui le ascoltiamo o le leggiamo. Tra le pagine de “Le intermittenze della morte” Saramago ci mostra buona parte delle parole che ormai aveva fatto sue, inglobandole nelle sue convinzioni, idee, speranze e paure. E non è difficile da credere che in un uomo che purtroppo sarebbe morto cinque anni dopo la pubblicazione di quest’opera, i pensieri siano attanagliati dall’idea della morte in tutte le sue sfaccettature. In uno stile semplice, efficace e pregno di sarcasmo e ironia, ci rende note le sue paure con una storia piacevole e surreale, paure che in fin dei conti sono quelle di tutti gli esseri umani.

La morte aveva smesso di arrivare, così, all’improvviso. Inutile dire che nemmeno la prospettiva dell’eternità cancella i difetti dell’uomo; questi sono qualcosa che ci tiriamo addosso da tempo indefinibile. Alla scomparsa della morte c’è chi se ne lamenta, come se lamentarsi sia un dovere inderogabile dell’uomo di fronte a qualsivoglia cambiamento, anche positivo. C’è chi se ne dispera perché della morte, come quasi ogni cosa, se ne era fatto un business, ignorando come la sua scomparsa sia in realtà la cosa che più desideriamo da quando siamo al mondo. C’è chi impara a lucrare anche sulla scomparsa della morte e c’è chi pensa alle conseguenze. Paradossalmente pare che nessuno gioisca della sua dipartita, nessuno si accorge della bellezza di vivere per sempre se non quando questa gli viene portata via nuovamente. Certe cose si apprezzano soltanto quando le si perde. La morte torna al suo lavoro di sempre ma stavolta, non busserà alla porta di ogni uomo che è giunto al capolinea senza aver spedito una lettera di preavviso sette giorni prima della morte effettiva. C’è un uomo però che rappresenta un po’ la voglia globale e stranamente celata di non voler morire. Inconsciamente rispedisce la sua lettera di morte al mittente, non si sa come, e lo fa una, due, tre, quattro volte, tanto da spingere la morte a bussare alla sua porta. Probabilmente è proprio il desiderio di continuare a vivere a respingere la lettera, senza che il suo proprietario se ne accorga. Siamo attaccati tantissimo alla vita ed è oltremodo evidente che lo era anche Saramago. Lo si capisce da ogni parola scritta in queste pagine, pregne di una disperata voglia di vivere, di sopravvivere alla morte. La speranza che ci accomuna tutti e che conserviamo gelosamente seppur siamo consapevoli sia impossibile, quella speranza che la morte si dimentichi di noi o ci ritenga meritevoli di non abbandonare questa vita che spesso disprezziamo, ma che in realtà amiamo profondamente, come la amava Saramago.

“[…] signor direttore della televisione nazionale, non mi resta che chiederle di fare giungere oggi stesso a tutte le case del paese questo mio messaggio autografo, che firmo con il nome con cui generalmente mi si conosce, morte.”

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Sembra strano, ma di Saramago non ho mai letto nulla e l'ho sempre tenuto in disparte; non ne conosco un motivo consapevole...mah! Dopo aver letto la tua ottima e arguta recensione credo comincerò a leggere questo autore proprio dal presente romanzo che inserisco nella mia wl. Grazie.
Ferruccio
siti
08 Febbraio, 2015
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Bel commento, invita alla lettura.
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Valerio91
08 Febbraio, 2015
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@ferruccio: ti ringrazio per i complimenti e sono felice di averti invogliato nella lettura che, devo essere sincero, mi ha colpito molto, soprattutto nelle pagine finali. Per me è il primo libro di Saramago e sono certo non sarà l'ultimo, anche se in quanto a stile ci sono autori che gli preferisco... Devo ammettere però che molti libri che ha scritto, mi hanno intrigato già nella semplice trama...
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Valerio91
08 Febbraio, 2015
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@siti: grazie mille! Spero che lo leggerai, ne vale la pena.
Tra tanti scrittori (che hanno vissuto o vivono) nel secolo in corso, non sono tanti ad essere addirittura geniali. Saramago lo è stato. Una genialità che esce fuori dalla trama di questo libro, così come ne "L'uomo duplicato" o in "Tutti i nomi" (citato in questo sito nei giorni scorsi, anche se, devo confessare, non ricordo da chi), o ancora in "Cecità" e ne "Il vangelo secondo Gesù Cristo" (libro a suo modo "forte"). Ma Saramago sa anche essere un assoluto poeta: penso a "L'anno della morte di Ricardo Reis". Tutti libri da leggere... Spero di averti dato anche qualche titolo su cui "buttarsi", Valerio.
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Valerio91
10 Febbraio, 2015
Ultimo aggiornamento:
10 Febbraio, 2015
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@rollo: lo hai fatto e ti ringrazio. Non posso che essere d'accordo con te riguardo la genialità dell'autore. Anche se forse non sono nella posizione di affermarla con certezza, credo di averla percepita già nella sua prima opera e non mi stupirebbe la sua ricorrenza. Sicuramente leggerò altro di Saramago (ho già preso "Cecitá") e i tuoi consigli sono oltremodo preziosi e apprezzati. Grazie :)
gracy
12 Febbraio, 2015
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Concordo, Saramago è il genio di un genere unico e raro. L'ultima frase è eccezionale!!
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Valerio91
12 Febbraio, 2015
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Devo ammettere che è davvero unico, inconfondibile. Quale frase? :D
8 risultati - visualizzati 1 - 8

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