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Stoner
 
Stoner 2015-08-13 03:43:35 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    13 Agosto, 2015
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Aprì il libro e il libro smise di essere il suo

“Stoner” di John Williams è un protagonista davvero originale. Nella pluralità dei romanzi dominati da eroi eccezionali e superdotati, nei quali gli scrittori trasfondono il proprio egocentrismo e le ansie d’immedesimazione di un pubblico sovrano nel decretare un sempre più difficile successo commerciale, Stoner costituisce un’autentica rarità e si lascia apprezzare per il piglio recessivo e per l’atteggiamento di sopportazione stoica con il quale affronta le scelte, la lotta per la sopravvivenza, le delusioni, gli insuccessi e le difficoltà che per lo più costellano l’esistenza della moltitudine non appartenente alla categoria del superuomo.

John Williams designa il suo personaggio con il solo cognome, Stoner, e grazie a questa operazione ottiene nel lettore (che pronuncia Stoner, ma pensa a Bill, tetragono compagno di disavventure) la reazione opposta, non già per la terza legge della dinamica, ma per il fatto che chi legge si affeziona e si commuove per il docente universitario: non un genio, ma un ottimo e serio mestierante, che conserva il proprio spirito critico nelle turbolenze della vita e accetta che gli eventi s’inanellino in sequenza moderatamente e complessivamente tragica (“Arrivato a quarantadue anni, William Stoner non vedeva nulla di emozionante nel proprio futuro. Del suo passato, poco gli interessava ricordare”) sull’asse instabile dell’esistenza (“Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta”). Così si avvicendano la scelta dell’università e della professione accademica senz’ansia di carriera, il matrimonio infelice (“Erano entrambi illibati e consapevoli della loro inesperienza… Come per molti altri, la loro luna di miele fu un fallimento”) con Edith (“Edith accolse Stoner come fosse un estraneo e poi si allontanò con noncuranza…”), una povera nevrastenica che sul marito inizialmente innamorato atrocemente riversa volubilità e frustrazioni (“Quell’autunno… Edith sferrò l’ultimo attacco contro suo marito…”), i compromessi familiari (“Alla fine Stoner accettò il prestito”), il fallimentare rapporto con la figlia Grace (“Ho un bisogno disperato di bere”) strangolata da una madre debordante, una tardiva relazione extra-coniugale (“A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra”), i meschini giochi di potere che nell’ateneo come in qualsiasi ambiente lavorativo spesso costituiscono i principali meccanismi di funzionamento.

Con stile calibrato, aggraziato, lucido e appropriato alla vicenda (“Sembrava in grado, a piacimento, di rimuovere la sua coscienza dal corpo che la conteneva e di osservarsi dall’esterno come un estraneo che ripeteva i gesti di sempre in modo stranamente familiare”), John Williams dà adeguato risalto alla determinazione tollerante, dignitosa, a tratti stranita ed estraniante di un uomo che fa della sconfitta il proprio vessillo (“Ciò che sentiva era il peso di una tragedia collettiva, di un orrore e di un dolore così diffusi che le tragedie private e le vicissitudini personale venivano trasferite su un altro piano esistenziale…”) e che, anche in punto di morte, riesce a mantenere il suo distacco tollerante e filosofico (“Non riusciva a interessarsi più di tanto”), intravedendo nella cultura il senso – l’unico? - della continuità esistenziale che giustifica il misterioso procedere del mondo: “Aprì il libro, e mentre lo faceva, il libro smise di essere il suo”.

Bruno Elpis

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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La pacifica convivenza con quello che si ha, mi sembra uno di quei libri terapeutici...
Tempo al tempo son decisa a leggerlo !
Che malinconia questa storia, bentornato Bruno!
Bel commento! Condivido il giudizio!
Bel commento, Bruno.
Vedo che anche tu hai apprezzato questo libro. Mi pare che il nome di Stoner sia William (potrebbe essere molto significativo!).
Interessante commento, Bruno; aggiungo il libro alla mia wish list..
solo una piccola precisazione: azione e reazione rientrano nella terza legge della dinamica, il terzo principio della termodinamica riguarda invece l'entropia.. brutta roba.. ;-)
@ CUB (auguri in ritardo!): la reazione di Stoner al problema della figlia è un pugno nello stomaco... M'interessa conoscere la tua opinione!!! :-)

@ Laura: ho sospeso le letture per una settimana e per sette giorni non ho avuto crisi d'astinenza. Poi, però... ho recuperato... Grazie! :-)

@ Anna Maria: le precedenti recensioni a questo romanzo sono state importanti... :-)

@ Emilio: non l'avevo notato! Giusta osservazione, il nome del protagonista e il cognome dell'autore, senza soluzione di continuità :-)

@ Vince: che lapsus! E pensare che "entropia" è termine e concetto molto letterario... Coinvolto dalla letteratura, ho confuso i rudimenti della fisica. Vado a correggere, grazie per la segnalazione! :-)

Buon Ferragosto a tutti.
Che bel libro!!!
Bellissima recensione, per un libro che amo tantissimo!
Perfetta anche la scelta del "titolo".
Grazie!
8 risultati - visualizzati 1 - 8

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