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Falconer
 
Falconer 2016-08-06 14:37:22 Mario Inisi
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    06 Agosto, 2016
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L'innocenza del colpevole

I personaggi rinchiusi nella prigione di stato di Falconer non sono certo degli stinchi di santo: un fratricida, uno strangolatore di vecchiette, e così via. All’inizio del romanzo un ingenuo vedendoli passare commenta che però sembrano brave persone e la guardia ribatte: “Prova a voltargli le spalle e chiunque di loro ti pianterà un coltello nella schiena.” E il narratore aggiunge: ma aveva ragione l’ingenuo.
L’incipit è favoloso, ci sono delle immagini bellissime, prima tra tutte quella del fratricida che osserva un uomo dare croste di pane a un uccellino. Poi il romanzo in un certo senso prosegue sull’idea del’innocenza di questi colpevoli descrivendo la vita e i rapporti umani nel carcere. Il racconto ha un tocco infantile, tra birichinate e dispetti e un rapporto quasi paritario con le guardie e clima da collegio. I personaggi fanno tutti un po’ tenerezza, per il loro bisogno d’affetto che si esprime come desiderio sessuale a pioggia, nel senso che è diretto verso donne, mogli, compagni di galera con una facilità di cambio di direzione e polarità che fa pensare a un estremo bisogno di calore umano. I rapporti e i dialoghi fanno pensare ai ragazzini non a gente così scafata. Così il ladro ruba l’orologio o la Bibbia al compagno con un trucchetto infantile, e la fuga dal carcere nell’aereo ha la leggerezza di una marachella e l’evasione finale (che richiama Il conte di Montecristo) ha tutta l’aria di una assoluzione morale.
Leggero ma efficace il richiamo ai problemi di relazione con i genitori (con la madre) che hanno prodotto il crimine, ma non il criminale. Nel romanzo sono descritti degli eterni ragazzini che meritano il finale catartico e liberatorio. Falconer è un romanzo tenero.
“A Farragut la parola madre evocava una donna che pompava benzina, faceva le riverenze alle assemblee e batteva colpi di martelletto su un leggio. Questo lo confondeva e lui dava la colpa della propria confusione alle belle arti e precisamente a Degas, che raffigurava la grande serenità materna. Il mondo continuava a premere perché lui facesse corrispondere sua madre, incendiaria famosa, snob, benzinaia e cacciatrice all’immagine di quella sconosciuta con i suoi fiori autunnali dal profumo amaro.”

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