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Via Katalin
 
Via Katalin 2017-06-03 06:53:34 68
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68 Opinione inserita da 68    03 Giugno, 2017
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La memoria affettiva

Luoghi, episodi, momenti riempiono gli spazi di vite costruite attorno a pochi eventi realmente importanti, tutto il resto è solo un riempitivo nelle loro fragili esistenze. Gli abitanti di via Katalin ne conoscono il significato profondo e lo hanno vissuto sulla propria pelle.
Budapest, un arco temporale compreso tra il 1934 ed il 1968. Tre famiglie, gli Elekes, gli Held, i Biro intrecciano rapporti fondati su vicinanza, convivenza, amicizia, quotidianità e su quell' intenso legame amoroso tra i propri figli.
Qui tre ragazze, Iren, Blanka, Henriett, occuperanno i vertici di un triangolo immaginario con al centro il giovane Balint, da tutte amato ma promessosi a Iren ( che un giorno sposerà ).
La loro tenera età contrasterà con la ragionevolezza ed i sentimenti provati si chiariranno solo molto tempo dopo.
Le vicende storiche, la guerra, la persecuzione antisemita, il distacco, la deportazione, tragici eventi privati, segneranno le loro vite per sempre allontanandoli bruscamente da un futuro solo accennato, immaginato, sfiorato ed improvvisamente dissolto.
Ed allora si piangeranno assenze forzate e definitive ed i vivi si trascineranno tra colpa e condanna ripiegandosi mestamente in un passato rimpianto.
C'è chi, prima di una fine cruenta, e' già morto due volte ( Henriett ), e chi, continuando a vivere, lo e' a tutti gli effetti ( Iren ), affranta da dolorosi ricordi, da un presente faticosamente ricostruito con un futuro ancora da decifrare.
E poi c'è chi è vivo ma viene ignorato, è un semplice riempitivo ed è come se non fosse mai esistito ( Pali, primo marito di Iren ).
Una giovinezza alimentatasi di desideri ha vissuto inevitabili cambiamenti, un processo di invecchiamento e demolizione del proprio corpo, l' indebolimento dei sensi, e l ' accettazione di nuove abitudini e bisogni. Ma ..." nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perché sottrae qualcosa quanto piuttosto perché l' apporta. E quel qualcosa non è saggezza, ne' serenità, ne' lucidità, ne' pace. È la consapevolezza che tutto si è dissolto "....
Solo via Katalin, cambiata, ricostruita, diversa, resterà per sempre la stessa, luogo della memoria e del proprio essere, così vero, dove si è vissuta una breve stagione della vita all' interno di un sogno.
Qui la progressiva disgregazione di famiglie e di certezze consolidate genererà il cosiddetto incantesimo dell' altrove, un continuo ritorno a quel luogo emozionale ricercando l' intensità passionale ad esso appartenuta e per sempre smarrita.
Un che di impercettibile ha unito quegli esseri umani per sempre, pochi istanti, e solo quelli, sono stati la loro vita, e quel tempo andrebbe dilatato finché e' possibile e ci si riesce. Ad un certo punto l' unico legame, oltre il tempo, sono i comuni ricordi di via Katalin.
Iren, con il passare degli anni, tenderà ad assomigliare al padre ( insegnante ) con una percezione del mondo sempre più categorica e scolastica, Blanka sarà sospinta dalla propria irrefrenabile irrazionalità e da un desiderio di vendetta, Henriett ha vissuto in una maschera di se' che non ha mai mostrato agli altri, Balint sarà terrorizzato dal libero arbitrio e dal diritto di decidere.
Ma in fondo che cosa era capitato, stava capitando e che cosa aveva causato nelle loro vite quello che era successo?
L' unicità di via Katalin nasce da quelle relazioni nate, vissute e intrecciatesi per sempre. Tutto in quello spazio si era improvvisamente dissolto, perché la vita è imprevedibile, ma l' essenza rimane, in quel concentrato di irrealtà.
Ed allora si ripercorrono gli anni, tra polifoniche voci narranti, forme nuove, visioni invisibili, ritorni, desideri interrotti. Ed era risaputo che la differenza tra i morti e i vivi e' solo qualitativa, non conta granché, e che tutto si sarebbe fermato la', per sempre, in quel luogo, a quei tempi.
I cambiamenti successivi sarebbero stati semplici aggiustamenti, Henriett ed il proprio fantasma assumeranno forme diverse, tutte possibili, mentre gli altri, i vivi, diverranno fantasmi.
In un continuo rimescolio di trama e personaggi, veri e presunti, voci ed ombre, nulla e' chiaro e definito se non in quell' unico, indecifrabile, intrecciato ed eterno rapporto affettivo.
Un testo toccante sulla memoria, sul significato delle poche relazioni indissolubili, sull' essenza del reale ed il potere dei sogni, che si avvale di un linguaggio mirato, essenziale, dosato.
Un viaggio nell' interiorità di personaggi che finiscono con il conoscersi e riconoscersi, che affrontano emozioni e sentimenti, che scavano nel proprio dolore irrisolto, lottando anche con i propri fantasmi.
Una grande prova narrativa, dall' incedere lento, silenzioso, meditato, che strada facendo acquisisce una progressiva chiarezza lasciandoci un senso di inevitabile caducità insieme al potere ed alla forza conservativa della memoria affettiva.


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Commenti

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Anche a me è piaciuto questo libro, però meno di altre opere della grande scrittrice ungherese, quali "La ballata di Iza" e "La porta".
Come spesso avviene, anche questa è una gran bella recensione!
In risposta ad un precedente commento
68
05 Giugno, 2017
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Grazie Emilio per le tue parole, purtroppo di questa autrice al momento conosco solo " La porta " che mi è parso un testo superiore per lirismo e poetica, anche se siamo sempre a livelli molto alti.
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