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Il fosso
 
Il fosso 2017-11-08 19:54:12 68
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68 Opinione inserita da 68    08 Novembre, 2017
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Ipotesi vera o presunta

Ciò che espressamente non conosciamo perché solo una ipotesi può farsi certezza consolidata se alimentata incessantemente da fantasia, egocentrismo, gelosia, irrequietezza quasi maniacale.
Ecco una mente che scruta nell’ ombra e legge nell’ altro il proprio se’, alimentando e rappresentando una versione dei fatti possibile ma improbabile, reale o del tutto immaginaria ma necessaria a giustificare il proprio operato tollerando una certa ignominia e pressappochismo che da sempre l’ ha contraddistinta.
Robert è il sindaco di Amsterdam, città giocattolo, un museo all’ aperto simbolo di una Olanda dalle mille contraddizioni, vivace e contemporanea, grossolana e terribilmente sporca, dove, per chi lo desideri, sarebbe facile porre fine alla propria vita ed assai più complicato continuare a viverci, da sempre simbolo trasgressivo, celebre per la grigia e smodata pacatezza dei suoi abitanti.
È considerato un sindaco dal volto umano, rigoroso, severo, impulsivo, lunatico, con un certo sense of humour ed una forte personalità. Sempre al centro della scena e motore di ogni salotto buono, sa fingere ad arte e si ricorda di tutto perché non vuole che qualcosa vada perso.
Si considera un sessantenne divertente esente da pregiudizi che potrebbero portare ad una condanna senza appello, ma non ci riesce.
È sposato con Silvia, affascinante e misteriosa donna del sud, leale, divertente, della quale sospetta un perfido tradimento alimentato da indifferenza e noiosa routine, ma in prevalenza dalla sua perfida e deviata immaginazione. Il proprio senso di tolleranza è inversamente proporzionale ai sospetti ed a quella realtà figurata che si è costruito immaginando un copione dall’ esito scontato con probabile trama nell’ ombra.
Ciò che resta ignoto all’ intelletto è costruito dalla fantasia, strumento per tollerare e giustificare un certo modus operandi. La vita di Robert eccezionalmente anormale si veste di banalità ( ma lo è sempre stata ), ed il proprio volto imperturbabile ed indifferente assume i tratti di una maschera trasfigurata da sospetto e gelosia trasformatisi in un virus inestirpabile che ne accarezza e sovrasta la forma plasmandone l’ essenza.
E così, da neutrale e rassicurante rappresentante istituzionale, si traveste da investigatore e cultore di una verità personale monotematica ( il possibile tradimento ) divenuta ossessiva presenza.
Tutti gli accadimenti, tra passato, presente e futuro saranno ridefiniti dalla rappresentazione di un’ altra storia in un intreccio relazionale con nuovi limiti ( i propri ).
Ed allora si alternano vero e presunto, assaliti dalla paura di perdere tutto, tra speranze deluse, scoperchiate evidenze, amicizie riproposte, affetti perduti e rivisitati, gli altri infinitamente lontani, mentre il nemico possiede i nostri tratti e continua a sederci accanto e lo straniero si è da tempo insediato all’ interno della nostra casa ma è comunque un estraneo ( nella nostra percezione ).
Che cosa c’è di vero in questa presunzione di realtà? Non lo sapremo, perché tutto è e rimane solo una ipotesi, mentre la vita scandisce la propria necessaria e consolidata normalità, scansando l’ ovvio e rigettando il senso di nausea quotidiano.
Non il migliore Koch, autore noto per i passati “ La cena “ e “ “ Caro signor M.”, romanzi costruiti su un mistero già noto con tratti di suspence inseriti in una complessa rete relazionale oltre ad intrecci psicologici sullo sfondo di un controverso nucleo famigliare a rappresentare e denunciare i mali della contemporaneità.
Questo romanzo non ne possiede ne’ la profondità emotiva e psicologica, ne’ la complessità di una trama sin dall’ inizio esile, scarna, statica, costruita su presunzione ed ovvietà, poco intrigante e dall’ esito scontato.
La profondità poetica e letteraria non ha mai contraddistinto l’ autore, se vi aggiungiamo una certa anoressia narrativa ( pochi spunti degni di nota ) ed una indefinitezza di ambientazione ( Amsterdam ed i Paesi Bassi impalpabili ) e di protagonisti ( diafani e monotematici ), possiamo considerare il romanzo piuttosto banale e deludente, non basta un’ idea e solo quella ( un possibile tradimento e la rappresentazione dello stesso per rivedere se’ ed il proprio mondo ) a costruire e rendere una trama solida ed efficace quando non adeguatamente supportata da altro.

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