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Quel che resta del giorno
 
Quel che resta del giorno 2018-06-27 18:42:31 68
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
68 Opinione inserita da 68    27 Giugno, 2018
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Essenza apparente

Inghilterra di inizio ‘900, a cavallo tra le due guerre, osserviamo attentamente la figura di Mr Stevens, una vita da maggiordomo trascorsa al servizio di Lord Darlington, gentiluomo inglese al centro della vita politica del paese, fino al cambio di proprietà ed all’ avvento di Mr Farraday, dai tratti moderni e sfacciatamente americani ma con la ferma volontà di conservare le tradizioni in atto.
È un tempo di attesa e di cambiamenti e per Mr Stevens, dopo molti anni di servizio devoto, il momento di una pausa attraverso un viaggio in macchina nella vastità del paesaggio inglese, la calma mista alla bellezza, una grandezza consapevole senza la necessità di essere proclamata a gran voce.
Un viaggio ed un racconto in prima persona che tocca una vita intera, focalizzandone i tratti salienti.
Mr Stevens ritorna al dovere che la propria professione comporta, un obbligo completamente indirizzato ad esaudire i desideri del proprio datore di lavoro con un’ etica professionale integerrima che scacci le proprie debolezze e qualsiasi sentimento.
Egli considera la finzione necessaria all’ espletamento del proprio lavoro, una sorta di missione, e quella maschera perennemente dipinta sul proprio volto si fa essenza caratterizzante ed espressione devota in opposizione a personalismi ed astrazioni cangianti.
Ed allora nasce un concetto di dignità che sia all’ altezza della posizione occupata ed una necessità di appartenenza al ruolo che si ricopre fino a quando si è completamente soli.
Di certo quella del maggiordomo non è una professione per tutti, implica una completa dedizione ed identificazione a costo di abbandonare sfera privata e personalismi, è tracimata a tal punto nella propria quotidianità che le competenze travalicano ogni possibile essenza.
E poi c’è la percezione che gli altri hanno di lui, qualcuno si domanda perché debba sempre fingere ma c’ è anche chi, nei comportamenti e nei modi, lo scambia per un vero signore, oltre il taglio degli abiti ed il suo modo di vestire elegante perché è qualche altra cosa del tutto evidente a renderlo una persona diversa.
In sostanza il concetto di dignità per Mr Stevens consiste nel non togliersi i panni di dosso in pubblico fino a quando non rimane solo con la propria sfera più intima.
Ed allora come affrontare il privato quando si è chiamati a mostrare le proprie debolezze, sballottati tra sentimenti e sofferenze improvvise a cui la vita inesorabilmente ci porta?
Un dubbio resta sovrano, una incertezza nata e cresciuta nel tempo, in quegli anni vissuti al fianco di Mrs Thompson, collaboratrice fidata e devota, ma anche forte presenza che richiama Mr Stevens ad una resa dei conti, in primis verso se stesso e ad un’ idea trascinata per anni alla fine scacciata dalla evidenza.
In questo romanzo dalla lentezza evidente, dalle riflessioni protratte, dalla forma perfetta, in cui il lungo monologo di Mr Stevens abbraccia stile e contenuti, finiamo con il chiederci la differenza tra forma e sostanza, professione e vita, etica e sentimenti, senza una risposta evidente per il protagonista, imprigionato nella propria essenza apparente.

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Gianni, dissento parzialmente dalle considerazioni della tua bella recensione. Mi è parso che il protagonista di questo bellissimo romanzo (a mio avviso, un capolavoro) non accolga 'finzioni' del proprio lavoro, ma che esso sia un tutt'uno con se stesso : in questo ci dev'essere qualche traccia della originaria cultura giapponese dell'autore. Certo che questo lo porta ad essere acritico verso il suo datore di lavoro e verso la realtà anche storica del momento, come ad esempio nell'accettazione dell'allontanamento delle due ragazze ebree.
Nella parte conclusiva, mi è sembrata molto più in crisi la protagonista femminile. Lui distilla perfino qualche perla di saggezza, quando la consola dicendole che nessuna vita è perfetta.
Molto bello il finale, con l'invito a gustare la dolcezza di 'quel che resta del giorno' : il metaforico tramonto.
Ottimo commento, Gianni, chiaro e ben argomentato.
Bellissima recensione Gianni, complimenti.
In risposta ad un precedente commento
68
28 Giugno, 2018
Ultimo aggiornamento:
29 Giugno, 2018
Segnala questo commento ad un moderatore
Certamente, Emilio, l’ identificazione Mr Stevens- maggiordomo è totale come la propria devozione per il lavoro svolto ed è la sua essenza. Laddove parlo di apparenza mi riferisco alla totale accettazione del proprio stato che deriva dal perdono che in primis si ha verso se stessi e la propria vita, e Mr Stevens ha un conflitto irrisolto con il proprio passato, si guarda indietro, ha delle titubanze che da sempre ha messo a tacere( anche se così non sembrerebbe ). C’ è, in sostanza, un mondo dal quale si sente escluso, un mondo che non gli appartiene ( quello che per esempio fa dell’ umorismo che non capisce) e che cerca di fare proprio esclusivamente per recare piacere al proprio padrone ma che gli crea un certo imbarazzo. Nell’ intenso dialogo con Mrs Thompson vi ho letto incertezza con l’ accettazione dovuta ed evidente di un dato di fatto ormai inderogabile, ma questa è una lettura del tutto personale, probabilmente errata, o un semplice desiderio di altro...
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68
28 Giugno, 2018
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Grazie, il romanzo mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato
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68
28 Giugno, 2018
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Grazie Chiara, attualmente sto leggendo “Non lasciarmi “ dello stesso autore, un testo profondamente diverso
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Chiara77
29 Giugno, 2018
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Sai Gianni, anche a me questo romanzo era piaciuto, ma non mi aveva entusiasmato. Infatti ho momentaneamente lasciato perdere la lettura di "Non lasciarmi": sarà interessante leggere la tua opinione, una volta che lo avrai terminato.
In risposta ad un precedente commento
siti
29 Giugno, 2018
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Per me fu una vera delusione "Non lasciarmi". bellissimo invece questo che hai appena commentato.
8 risultati - visualizzati 1 - 8

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