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La città degli orsi
 
La città degli orsi 2018-08-16 19:05:13 68
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    16 Agosto, 2018
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Hockey e vita, legame reciso?

Bjornstad è la città dell’ hockey, vive di hockey, uno sport di squadra con regole semplici al quale votarsi al di fuori di ogni singolarismo, che nella semplicità di gesti ripetuti ed anche violenti nasconde un peculiare codice di lealtà ed appartenenza.
Come si può amare uno sport a tal punto da farne la propria ragione di vita e tramutarlo in essenza, come ci si può votare ad una causa dimenticando le più comuni regole di convivenza?
Quale il confine tra lecito ed illecito, pubblico e privato, sospetto e condanna, amicizia e omertà , interesse personale e bene comune?
Una storia di violenza gratuita nei confronti di una ragazza atrocemente oltraggiata neila propria intimità, spogliata in un attimo di presente e futuro da un gesto brutale ed inconcepibile dai più rigettato e dimenticato in nome di altro, di una appartenenza omertosa, di un successo tanto flebile quanto desiderato, della durata di un attimo, di conflitti riguardanti il proprio senso di fallimento, di interessi personali ed economici che violano ogni decenza.
Ma che cos’ è una comunità? È la somma delle nostre scelte, l’ odio e’ assai più semplice dell’ amore e a Bjornstad regnano vergogna e silenzio, per qualcuno non ci sarà più un posto dove non avere paura mentre l’ interno delle case continua a nutrirsi del proprio silenzio.
Ogni vendetta, fine a se stessa, ha il sapore della sconfitta, la forza ineluttabile della propria coscienza diverrà macigno insostenibile e la pena più grande anche se un riscatto è sempre possibile tralasciando quella violenza che richiama esclusivamente altra violenza.
Conosciamo l’ autore dai suoi testi più noti, che hanno trasferito un mondo sui generis, tra il reale e l’ immaginifico, con protagonisti singolari e storie d’ amore, solitudine e riscatto, inserite in una satira amara ed in un giuocoso mostrarsi.
Il registro di “ La città degli orsi “ è indubbiamente diverso ed insegue una trama ricca di suspance, complessità psicologica, indubbia amarezza.
Non credo, tuttavia, oltre una struttura più romanzata, una composizione a tratti prolissa ( nella prima parte ), un eccesso di buonismo stereotipato, si debba parlare di un Backman così cambiato e camaleontico, il suo raggio d’ azione abbraccia le debolezze umane all’ interno di una comunità ristretta, un mondo ovattato di solitudini pensanti e silenzi parlanti, con un preciso codice di appartenenza, insito nella comunità stessa, anche se la vividezza di alcuni suoi personaggi ( Ove e Britt Marie ) è solo un ricordo.
Ed allora l’ interesse per lo sport non è che un modo per raccontare storie in quella città degli orsi che non è vicina a nulla, ed ogni storia vive la solitudine del proprio protagonista, sia Mira che non è mai tornata dalla propria tempesta o Kevin che nel giorno più importante della sua vita è il ragazzo più solo al mondo.
Tante storie per un’ unica storia, costruita dalle decisioni ed azioni dei singoli uomini, perché questa è la vita ed ogni gesto esprime una precisa volontà’ di potenza ad indirizzare la propria vicenda ed il destino degli altri.

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