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Il potere del cane
 
Il potere del cane 2019-01-31 12:23:57 CRISTIANO RIBICHESU
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
CRISTIANO RIBICHESU Opinione inserita da CRISTIANO RIBICHESU    31 Gennaio, 2019
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Un mondo sconosciuto

Questo romanzo, quando fu pubblicato per la prima volta nel 1967, ebbe un considerevole successo. Attualmente è oggetto di riscoperta da parte dei lettori dell’America settentrionale, tanto da essere considerato un caso letterario. Tradotto e pubblicato da Neri Pozza l’anno scorso, mi è stato vivamente consigliato quando mi sono recato allo stand della casa editrice in occasione del Salone del libro di Torino.
Come spesso mi capita, non ho voluto leggere recensioni, né tantomeno il risvolto di copertina. Mi sono quindi avventurato tra le pagine del libro inconsapevole di ciò che vi avrei trovato.
Mi è difficile giudicare lo stile di scrittura e credo che molto dipenda dall’opera del traduttore. Mi limiterò quindi a esprimere la mia opinione sulla narrazione nel suo complesso.
Non ci si aspetti una storia avvincente, piena di colpi di scena, contorta o intrigante. In realtà, non capita niente di particolare in quelle sperdute e inospitali terre del Montana. Siamo negli anni venti e l’autore ci presenta i personaggi e l’ambiente che li circonda con semplicità. Svela pensieri, ansie, arroganza e ambizioni dal punto di vista dei protagonisti, evitando di schierarsi e giudicare il loro comportamento.
Gli abitanti di quei luoghi sono contadini, braccianti e allevatori che, inseguendo un sogno, hanno cercato fortuna nei territori sottratti alle popolazioni native e sono rimasti amaramente delusi, sconfitti.
In pochi sono stati in grado di trarre beneficio dai rari frutti di quelle aride lande, desolate e dagli inverni insopportabilmente gelidi. Attorno ad una di queste famiglie si dipana la trama del romanzo che preferisco non svelare. Ciò che si forma nella mente del lettore è un’opinione personale relativa alla condotta e al pensiero dei protagonisti, lentamente e inesorabilmente. L’epilogo potrà essere soddisfacente per alcuni e deludente per altri, com’è giusto che sia.
Si potrebbe accostare l’opera di Savage a quella di William Faulkner, considerandolo uno dei suoi eredi. Personalmente ritengo che sarebbe esagerato. Ho letto comunque con piacere il romanzo e sono felice di aver ampliato le mie conoscenze grazie ad esso. Sarei lieto di conoscere il parere di qualche lettore esperto, profondo conoscitore dell’opera di Savage e della letteratura contemporanea statunitense.

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