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La sorella
 
La sorella 2019-06-21 09:58:57 Molly Bloom
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    21 Giugno, 2019
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Rinascita

La malattia non è un bel argomento, è scomodo, cupo, trasmette angoscia e tristezza e  pochi scrittori si addentrano su questi sentieri letterari. Sandor Marai è uno di essi. Credo che non abbia bisogno di molte presentazioni, basta citare "Le braci" e si riconosce subito la sua grandezza. Non nomino "Le braci" solo perché è tra i suoi libri più conosciuti e belli, ma anche perché "La Sorella" ne assomiglia molto secondo me, seppur diverso.
Dicevo appunto che la malattia è un argomento graffiante, urta il nostro animo e leggere un libro di questo tipo può risultare faticoso, ma l'autore lo intreccia in modo meraviglioso alla musica, e il risultato finale è delicato ed elegante. Il personaggio principale, un noto musicista Z. , si ammala improvvisamente ed è costretto a rimanere sotto intensa cura in una clinica per parecchi mesi e questo tormentato percorso viene analizzato e annottato in una specie di racconto da Z. stesso, narrando quindi in prima persona questa esperienza che lo ha portato vicino alla morte. Fortunatamente è guarito, ma non potrà mai più suonare il pianoforte e queste sue memorie - introdotte nel libro da una seconda voce narrate che è un vecchio conoscente di Z. al quale vengono assegnate dopo la scomparsa del musicista, anni dopo- rappresentano la sua ultima composizione musicale:

"Forse ci sarà chi leggerà questa storia come l'ultima composizione di un musicista, in cui la melodia è più importante persino del testo. La melodia non ha mai "senso". Eppure esprime cose che a parole non si è capaci di esprimere."

Prima ho nominato "Le braci" e la loro somiglianza. Perché? Perché nella mia interpretazione entrambi hanno un finale "partorito", liberatorio e di conseguenza gioioso, rappresenta una rinascita. Dopo un lungo periodo di tormenti e sofferenze che occupa gran parte del libro, nelle ultimissime pagine Marai mette in ordine l'intero caos con poche e simboliche frasi e gesti, che lasciano un alone di mistero e spazio alla libera interpretazione di essi da parte del lettore. La "sorella" che da titolo al libro compare come personaggio possente e determinante per la sorte di Z. solo nelle ultime pagine, rimanendo avvolta in un alone di mistero però decisiva sulla sorte e sulla totale guarigione del personaggio principale. Perché la malattia non è solo una questione fisica ma anche la conseguenza di un vissuto non appropriato, di passioni represse, frustrazioni, e abbandonare la via che porta a esse aiuta il nostro animo a purificarsi e a guarire e quindi ad essere in armonia con il proprio corpo. Infatti, queste memorie ripercorrono non soltanto gli aspetti specifici della malattia di Z. ma anche il suo vissuto e l'analisi di come esso si sia sviluppato nella malattia fisica. Sotto quest'aspetto richiama molto all'attenzione "La montagna incantata" di Thomas Mann: anche lì la malattia era una conseguenza della repressione di sentimenti, passioni, piaceri e il parallelismo tra Z.- E. e Hans Castorp- Clavdia mi ha portata a queste conclusioni.
La prosa di Marai è sempre brillante, ti cattura sin dall'inizio con facilità e ti accompagna armoniosamente per tutto il libro regalando al lettore un'esperienza unica e insegnamenti o punti di vista che rimarranno indelebili.

"Possibile che l'uomo sia tanto indifeso? L'educazione, la morale, le regole del vivere sociale, tutto questo non basta a permettergli di erigere una diga, nei momenti cruciali, per fronteggiare la passione?... E' un sentiero di sabbie mobili - pensavo -, e dove finiremo, noi europei, se ci avventuriamo lungo l'insidioso sentiero di questa anarchia?"

"(...) non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati definitivamente. E' una regola di vita. Ci sono pochissime regole di vita, e questa è una. Certi ritorni sono pericolosissimi."

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
La montagna incantata
La coscienza di Zeno
La morte di Ivan Il'ic
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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Ciao Ioana, le tue citazioni e tuoi paralleli letterari (in questo caso "La montagna incantata" di Mann) sono sempre stimolanti.
Ioana, anch'io amo molto la scrittura di Marai. E questo è uno dei suoi libri migliori. L'ho riletto recentemente, scoprendo dettagli rivelatori che prima non avevo focalizzato. Un libro enigmatico, che non impone idee, ma le fa nascere nel lettore. Ho trovato la conclusione altamente simbolica e 'aperta' .
Non ho percepito la sensazione che dici sulla malattia collegata alla repressione dei sentimenti (come non l'ho percepita per il protagonista di "La montagna incantata") . M'è parso che vi sia qualcosa di più esteso e di più profondo, che riguarda l'aspetto ampio esistenziale di questi personaggi, benché in modo diversi.
Qui, la guarigione anche interiore del protagonista i focalizza nella menomazione che non gli permette più di suonare, da lui vissuta quasi come una liberazione.
Per me uno dei libri più belli di Marai. A leggerti mi è tornata la voglia di rileggerlo. Sei stata molto brava e ottime anche le citazioni scelte. Clap clap clap!
In risposta ad un precedente commento
Molly Bloom
23 Giugno, 2019
Ultimo aggiornamento:
23 Giugno, 2019
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Ciao Emilio, in merito al rapporto malattia- repressione della propria emotività e più in generale uno stile di vita che implica il "trascurare" della propria anima che personalmente ho trovato connesse, ti rispondo con le parole di Marai tratte del libro:
"Forse ogni malattia è una condanna.(…). Dove avevo sbagliato, che cosa avevo fatto? Avevo il sospetto che tutto ciò fosse vagamente in relazione con la musica, con E., con il mio stile di vita, con i miei ritmi di lavoro, e con tutto ciò che io ero… che si trattava, insomma, di una specie di reato complesso, di cui mi ero reso colpevole per il fatto di non aver vissuto, lavorato e amato come avrei dovuto."
"La malattia non è altro che un'offesa all'ordine cosmico."

Nella Montagna incantata succede anche questa cosa, Hans Castorp si innamora di Clavdia ma non c'è dialogo e nemmeno confessioni, solo sguardi e piccoli gesti, e Castorp guarisce dopo la dichiarazione e il confronto con Clavdia e ricordo anche che Mann lo esprime questo pensiero ma ora non riesco a trovare il passo, Ma non è solo l'amore ma anche i desideri personali: Castorp alla fine non desidera fare l'ingegnere navale, tant'è vero che una volta guarito, andrà in una direzione completamente opposta a quella sulla quale era inizialmente orientato, proprio come fa Z. . Il cugino di Castorp stesso, è malato e reprime i sentimenti d'amore che prova per una ragazza del sanatorio, senza mai dichiararsi.
Poi certo, il discorso è molto più ampio e comprenderà molti altri aspetti tra i quali anche appunto questo, secondo me.
ps: Il non poter più suonare vuol dire anche la fine del legame con E. perché solo attraverso la musica Z. è riuscito a smuovere l'animo di E. e quindi di metterlo in contatto con lei, cessato quel canale, che era per lui morboso e distruttivo, si è liberato. Così l'ho visto io. Mi è difficile capire la sorella… però è stata fondamentale nel far fare a Z. ritorno alla guarigione vera e quindi alla vita.
In risposta ad un precedente commento
Molly Bloom
23 Giugno, 2019
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Grazie per l'attenzione, Maria e Giulio, sempre gentili!
Ciao Ioana, ho letto altre opere di Marai, questa no; la segno perché mi pare adatta a me. Il tema della malattia è sempre affascinante, i libri da te citati la affrontano in modo diverso, a parer mio: nel primo la tisi potrebbe essere assurta a metafora della malattia della società agli albori della prima guerra mondiale; nel caso di Zeno è
simbolo della crisi dell'uomo contemporaneo, nel caso di Tolstoj ci ricorda la condizione umana di totale incapacità di vivere. Un saluto, intanto mi segno il titolo.
Come gli altri, anche io ho apprezzato tantissimo “Le braci”.
Se lo stile è quello e la tua splendida recensione lo conferma...va subito nella wishlist a breve termine.
Aggiudicato!
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