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Perdersi
 
Perdersi 2020-12-05 13:21:46 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    05 Dicembre, 2020
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Perdersi e ritrovarsi

«Mi ha lasciato. Quest'ultimo colpo, il più tremendo di tutti, mi ha messo al tappeto. Non riesco a soffermarmi su questo pensiero abbastanza a lungo da farmi un'idea pur vaga del perché sia accaduto. Era innamorata di me – ne sono certo – oppure si trattava di semplice attrazione sessuale? Credevo che la mia considerevole esperienza in fatto di donne – in fondo ho più di sessant'anni – mi avesse insegnato quanto siano incredibilmente diverse dalla maggior parte degli uomini. Mi escludo dalla maggioranza di essi perché ritengo di aver sempre posseduto una comprensione intuitiva delle donne di cui mi sono innamorato. Sono relativamente poche, ma le ho conosciute meglio di quanto esse stesse si conoscessero. Adesso ritengo che, se ho sempre fatto fatica ad andare d'accordo con gli uomini, è perché ciò che so sul loro conto l'ho appreso principalmente dalle donne. Dalle loro confidenze, a volte semplicemente da come reagiscono, ho capito già molti anni fa con quanta poca cura siano trattate, come la precoce e affascinante consapevolezza della loro sessualità e delle loro inclinazioni romantiche sia troppo spesso soffocata sul nascere.»

Siamo nel 1995 quando Elizabeth Jane Howard decide di scrivere “Perdersi”. Ha da poco superato i sessant'anni, ha una vita caratterizzata da una situazione sentimentale complessa, un lavoro che ormai l'ha consolidata nel panorama letterario eppure anche una grande solitudine dentro. È in questo scenario che la Howard si innamora, si innamora di un uomo dal quale ha tanto da perdere e poco da guadagnare ma, come spesso accade, il sentimento è più forte di ogni ragione ed è inarrestabile.
“Perdersi” trae origine da un fatto realmente occorso, si può definire la trasposizione su carta di una vicenda emozionale che ha colpito la sua ideatrice da vicino e che tra realtà e finzione funge da catarsi, da cura per il dolore e quel sentimento di vuoto che sa affliggere e buttare giù.
Ad aprire la storia è Henry Kent, un uomo dall'esistenza sfortunata, ormai ultra sessantenne e che vive su una barca di amici. È un uomo abituato a vivere di espedienti, abituato ad arrangiarsi. Quando incontra Daisy, protagonista alter ego della Howard, che nella vita si occupa di commedie e divorziata dall'attore più giovane di lei Jason, non fatica a entrare nelle sue grazie dapprima come giardiniere poi come ben altro. La donna ha lasciato Londra per un delizioso cottage con giardino e adesso, quel di cui ha bisogno, è proprio un bravo giardiniere. All'inizio tra i due non vi è altro che un breve scambio di poche parole fatto da rapidi e saltuari incontri, poi, una lunga convalescenza dovuta a un incidente obbliga la commediografa a restare a casa. Questa sarà l'occasione perfetta per l'uomo per catturare la sua preda. Daisy cederà alle lusinghe dell'uomo nonostante tutte le raccomandazioni, l'attrazione sessuale sarà sempre maggiore e sarà un qualcosa di impossibile a cui resistere.
Tuttavia, il lettore è condotto per mano da una prospettiva particolare: voce narrante non è la donna quanto Henry, per definizione un bugiardo patologico con il vizio del bere e del vivere abusando dei mezzi altrui. Vive su una barca di conoscenti che in verità lo hanno incaricato di venderà, ha sempre tirato avanti grazie a truffe e sotterfugi e all'abilità di circuire il prossimo.
Dal titolo originale “Falling”, “Perdersi” è un romanzo intimo e introspettivo che funge da mezzo di cura per la Howard ma anche quale strumento per entrare nel profondo della psiche umana, tanto dell'eroina che cade nelle trame dell'uomo quanto di quest'ultimo e della sua psicologia contorta e negativa.
L’opera della Howard è ancora un libro che non risparmia il conoscitore in alcun dettaglio, né dal punto di vista dei sentimenti che da quello delle ambientazioni che sono minuziose e precise, reali e concrete per l'immaginazione. Chi legge, nonostante sia consapevole delle circostanze e dei fatti grazie all'io narratore, si fa travolgere da quello stesso amore, diventa un unicum con questo, ne è intrigato e coinvolto pagina dopo pagina, battuta dopo battuta.
Al tutto si somma uno stile narrativo prezioso, articolato, magnetico ma anche fluido e fruibile ad ogni tipologia di lettore. La Howard ha avuto molto coraggio nel mettersi a nudo con questo scritto ma è stata anche estremamente brava nel riuscire ad entrare nella psiche anche dei suoi destinatari.
“Perdersi” è un elaborato completo sia dal punto di vista narrativo che da quello stilistico, non fa dubitare mai delle qualità e capacità della narratrice e al contempo non delude le aspettative di chi ha letto le sue altre opere e in particolare “I Cazalet”. Per chi non li avesse letti e fosse al primo approccio con la penna, “Perdersi” è altrettanto accattivante e un degno titolo dal quale cominciare la conoscenza. Se nel primo caso, infatti, la sensazione è quella di sentirsi “a casa” seppur con un elaborato diverso e più intimo dai precedenti, nel secondo la sensazione è quella di averla travata, una casa. Da leggere e custodire nel cuore.

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Commenti

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Bella presentazione, Maria, anche per la contestualizzazione biografica.
Al momento non ho letto nulla dell'autrice, che però m'incuriosisce. Intanto metto in lista questo titolo.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
05 Dicembre, 2020
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Grazie Emilio, davvero. Questo titolo a me è piaciuto molto più della serie dei Cazalet. L'ho trovato molto veritiero e ben contestualizzato. Spero di leggerti presto. :-)
Grazie Maria! Bellissima recensione. Io sono una di quelli che ha letto e amato i Cazalet e la Howard...
In risposta ad un precedente commento
Mian88
06 Dicembre, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Bene! Sono contenta! Io li ho iniziati, non ricordo però se ho finito tutta la serie. Al terzo sono arrivata di sicuro, dopo ho un vuoto ahahahah
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