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Ragazza, donna, altro
 
Ragazza, donna, altro 2021-01-25 15:49:29 AriMonda
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
AriMonda Opinione inserita da AriMonda    25 Gennaio, 2021
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Essere donna ed essere altro

“Ragazza, donna, altro” di Bernardine Evaristo, vincitore del Booker Price (insieme a “Testamenti” di Margaret Atwood) è un genere ibrido, romanzo e raccolta di racconti allo stesso tempo. Dodici donne, protagoniste indiscusse di dodici racconti, le cui storie si intrecciano tra loro in maniera più o meno evidente, fanno una capolino nella vita delle altre, si intrecciano, si conoscono, si amano, oppure no..

Bernardine Evaristo porta sulla scena i vissuti di donne di colore o di sangue misto, di diversa estrazione sociale, di orientamento sessuale differente, con pensieri e posizioni politiche/ sociali che non sempre combaciano: cerca di restituire in maniera semplice e genuina il ritratto delle femminilità, al plurale, perché è impossibile racchiudere in una categoria, in un aggettivo, in un unico concetto cosa significhi essere donna.

Lo spazio presente entro cui si muovono le protagoniste è essenzialmente quello londinese, ma il tempo del ricordo e della memoria non conosce confini, spazia e vaga nel mondo, dalla Africa all’America, alla ricerca del proprio passato, di un'infanzia terminata troppo presto, di tradizioni che sbiadiscono e che vengono negate e allontanate dalla seconda generazione di donne nere londinesi.

Le donne del romanzo portano sulla scena letteraria delle vicende umane molto complesse e commoventi, alcune storie sono particolarmente dolorose, altre sono attraversate dal velo della noia e della frustrazione. Si alternano donne di successo e donne che hanno faticato per riuscire a ritagliarsi un piccolo spazio di tranquillità; storie di amori travagliati, osteggiati e spesso sopravvalutati; storie di razzismo, di prepotenza, di violenza, di maternità.

In modo particolare, però, la riflessione che emerge e che tocca in maniera poco velata ogni racconto è proprio l’appartenenza al genere femminile (genere e non sesso biologico). Un tentativo, ben riuscito, di scavare nella profondità dell’animo e dell’essere donna, nel cercare di portare allo scoperto stereotipi, luoghi comuni, difficoltà e ostacoli, insiti nella società e inculcati negli individui, fino a quando qualcuno decide che non ci sta più. Importante e non marginale, ma anzi sullo stesso piano del discorso sul femminismo e su cosa significhi essere donna, vi è anche la questione della razza, che accumuna tutte le protagoniste e la stessa autrice, un problema che esiste ancora, anche nella Londra multiculturale.

Lo stile in cui è scritto il romanzo è interessante. La prosa è quasi del tutto priva di punteggiatura, soprattutto di pause forti, si frammenta in tanti paragrafi senza maiuscole, seguendo un flusso che, superato un primo momento di smarrimento, non fatica a coinvolgere e trascinare nella narrazione. La rottura con la tradizione è chiara e forte, nello stile come nel contenuto: Bernardine Evaristo si impossessa pienamente del genere narrativo, da sempre appannaggio di uomini e soprattutto bianchi, e porta orgogliosamente in primo piano delle donne, di colore, che non avrebbero altrimenti modo di far sentire la propria voce e lo fa con uno stile che non si pone in continuità con la tradizione a cui siamo comunemente abituati.

Quello che emerge man mano che si prosegue nella lettura, mentre si scoprono lati della personalità delle protagoniste, è l’idea che l’essere donna non può essere imbrigliato in una categoria, non può essere racchiuso in una serie di ruoli, compiti, obblighi e doveri. L’essere umano, femminile in questo caso, viene scandagliato nei suoi aspetti di luce e di oscurità, vengono portati a galla i meriti e i peccati, gli errori commessi, i sacrifici fatti, le offese subite, gli ostacoli superati, le delusioni, i compromessi, le occhiate, le parole di denigrazione, il rapporto tra genitori e figli, tra donne e uomini, tra “razze”.

Un romanzo potentissimo, emozionante, che racconta ma non giudica, che invita all’ascolto, alla comprensione, alla sospensione del giudizio e soprattutto ci mette davanti ai nostri pregiudizi, ci invita ad analizzarli, a destrutturarli, ad andare a fondo alle nostre convinzioni, a rimodellarle se necessario.

Un romanzo che deve assolutamente essere letto, una rivoluzione.

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