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Opinioni di un clown
 
Opinioni di un clown 2021-08-07 07:04:28 anna rosa di giovanni
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anna rosa di giovanni Opinione inserita da anna rosa di giovanni    07 Agosto, 2021
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Alceste in Germania 300 anni dopo

OPINIONI DI UN CLOWN
HEINRICH BÖLL (1963)

Riflettendo sul titolo di questa mia “opinione” e cercando una formula che potesse dire molto con poco, mi è venuto in mente Alceste, il protagonista di una delle più note e amare commedie di Molière: “Il misantropo o l’atrabiliare innamorato”, che secondo me assomiglia moltissimo a Hans Schnier, il personaggio di Böll, il clown di ricca e potente famiglia che finisce per mendicare sui gradini della stazione cantando la Litania lauretana. Entrambi riconoscono e condannano aspramente l’ipocrisia, ovunque essa si annidi, cioè dappertutto, inimicandosi tutti coloro con cui hanno a che fare (tranne i pochissimi senza macchia), ed entrambi si innamorano di una persona “sbagliata”. Alceste, che fa parte dell’aristocrazia e ne fustiga i difetti, si innamora infatti di una giovane donna che in quegli ambienti ci sta come un pesce nell’acqua, mentre Hans è innamorato di Maria, la giovane di modestissima condizione e, secondo le parole di lui, “non molto intelligente” con cui vive, la quale crede con fervore nei valori e pure nei dogmi del cattolicesimo, che condivide con gli ultracattolici del “Circolo” (il Kreis) che frequenta (con Hans), i quali tutti hanno aderito al nazismo e ora corteggiano i nuovi poteri insediatisi. In altre parole, lei ama ciò che lui detesta apertamente: la “strana coppia” del film omonimo è forse persino più compatibile di quella formata da Hans e Maria.
Attraverso i pensieri che si dipanano nella mente di Hans nelle ore successive alla scoperta che Maria non solo lo ha abbandonato, ma anche si è sposata con un altro (e che altro!) - sono questi pensieri che costituiscono la materia del libro -, veniamo a conoscere la vita che l’amata Maria conduceva con lui, recalcitrante di fronte a qualunque miserabile condizionamento dall’alto della sua integrità, e tra questi innanzitutto l’obbligo di firmare il documento, necessario per sposarsi, con cui si sarebbe impegnato a educare i figli cristianamente. Tra le tante cose, apprendiamo che Maria ha avuto due aborti spontanei dovuti forse - dico io - alle fatiche cui si sottoponeva per seguirlo di città in città con le valige in mano, apprendiamo che lei spesso piange per le aggressioni verbali di lui alle persone colpevoli di opportunismo o avarizia o smania di potere ecc., che non di rado vivevano di carità perché lui non è uomo da piegarsi a “compromessi”. Beh, stante ciò, come non capire che alla fine lei gli abbia preferito un uomo un po’ meno integro ma potente membro della borghesia cattolica, peraltro avviato a una fulgida carriera politica? (il quale l’avrebbe sposata, dice lui in un inciso, “forse per salvarla” dall’immoralità del concubinato: mah! altra “strana coppia”).
Insomma, non è che io voglia esortare a sposarsi “tappandosi il naso”, tanto per utilizzare un’espressione che pesco da altro contesto, ma trovo la storia di Hans e Maria poco verisimile (così come la rappresentazione di una Germania bigotta) e francamente insopportabile questo Alceste della Germania postbellica. Quanto alla cattolicissima Maria, la frivola Célimène amata da Alceste è più credibile di lei, simile ad Elvira, la donna ingannata da Don Giovanni, anch’egli a suo modo un clown … Capisco che la psicologia di Hans è “segnata” da una madre-mostro (assimilabile alla molieresca bigotta Arsinoé), che è stata capace di incoraggiare la figlia Henriette a partecipare alla difesa del “sacro suolo” della patria - e Henriette non tornerà -, ma questo non giustifica che lui dal canto suo sacrifichi la felicità della donna che dice di amare.



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Il misantropo di Molière
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