Dettagli Recensione
IL CARNEVALE DELLA VITA
Carnevale. Questa la parola che descrive meglio il romanzo di Amado: il carnevale rumoroso, irriverente, scandaloso del Brasile - nello specifico, di Salvador de Bahia. In ogni pagina si respira la vitalità del popolo brasiliano, con il suo sincretismo religioso e la sua cucina multietnica, con il bigottismo di paese e la saggezza popolare capace di comprendere e abbracciare tutte le antinomie dell'essere umano.
Un caleidoscopio di personaggi, a tratti macchiettistici (in perfetto stile latinoamericano), ma sempre saldamente ancorati alla realtà. Ci sono le prostitute dei ghetti, i ludopatici dei casinò, gli zii premurosi senza progenie, le bizzoche di quartiere, la suocera malefica, la straniera progressista, eccetera, eccetera, eccetera. Luoghi comuni talmente scontati da essere, effettivamente, reali. E c'è la capacità dello scrittore - narratore spesso palese e ironico - che ci accompagna pagina dopo pagina in un viaggio non solo attraverso la sfolgorante Bahia, ma nell'immensa varietà umana, e nel suo profondo abisso di contraddizioni.
Dona Flor è dilaniata dalla forza di due amori completamente opposti; eppure è proprio nella sintesi, nello Yin e Yang (ma anche nella fantastica fusione di popoli che è il Brasile stesso) che si ritrova perfettamente in armonia con sé stessa. Senza costrizioni, senza imposizioni, solamente profondamente umana.
Vadinho è irresistibile nel suo fascino di smaliziato ragazzo di strada, impeccabile amatore, sfacciato seduttore, inguaribile bugiardo; lo si trova irrimediabilmente attraente anche quando ammette candidamente, col sorriso, di tradire Dona Flor con chicchesia ("solo tu sei per sempre, il resto è tutto xixica per passare il tempo"). Eppure lo detesti quando la maltratta, quando soccombe al suo lato ubriacone e ludopatico scialacquando il suo denaro duramente guadagnato, quando la abbandona notti intere a macerare nella solitudine e nell'incertezza.
Teodoro è incredibilmente buffo nel suo essere così bacchettone, preciso fino al maniacale, abitudinario persino nelle passioni (con le sue notti d'amore il mercoledì e il sabato col bis); eppure infonde un profondo rispetto il modo in cui tratta la moglie, l'importanza che dà alla sua presenza e alle sue finanze, il ruolo che si impegna a mantenere tutti i giorni nella sua vita.
E Dona Flor, che ama entrambi di passione e tenerezza, un po' la compatisci per il suo primo matrimonio sventurato e per il secondo privo di bramosia; eppure la invidi, per come ha saputo risollevarsi, per la sua arte in cucina, per la passione divorante che vive con Vadinho, per i modi garbati di Teodoro. E, soprattutto, la comprendi. Perché in amore (come nella vita) non esiste una formula magica, un paradigma che sia uguale e valido per tutti. Conta solo quello che funziona, poco importa quanto sia convenzionale o addirittura contro la morale tradizionale. L'importante è godere ed essere felici, per quello che ci resta in questa vita, trovando la nostra unica combinazione di colori, sapori e fantasie.
Per ballare in cerchio, a passo di danza, bevendo cachaça e urlando di gioia. Come a Carnevale.





























