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L'ultima fuggitiva
 
L'ultima fuggitiva 2014-02-19 16:03:47 Anne Elliot
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3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Anne Elliot Opinione inserita da Anne Elliot    19 Febbraio, 2014
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Differenza tra fuggire e correre verso il futuro

Il mio primo libro di Tracy Chevalier fu “ La ragazza con l’orecchino di perla ”: lo annovero tra i miei preferiti. Qualche tempo dopo lessi “ La vergine azzurra “ e, malgrado gli sforzi di appassionarmi alla storia, andando avanti con la lettura quasi mi pareva impossibile che l’autrice del libro che mi era rimasto nel cuore, fosse la stessa di quello che invece mi accingevo a leggere. La delusione fu tale che non lessi più nulla di suo, fino a quando, entrata in una libreria, non scorsi tra gli scaffali il suo nuovo romanzo: l’ultima fuggitiva.
Mi venne spontaneo sfogliarlo, soffermarmi sul titolo, la copertina e diedi una rapida lettura alla trama. La storia sembrava interessante, certo. Ma poteva bastare un intreccio stimolante per dare a questa scrittrice una “seconda possibilità” ?.
No, non bastò.
Riposi il libro e, sebbene fui tentata dall’acquisto fino all’ ultimo , uscii dalla libreria a mani vuote e con un dubbio : avrò fatto bene?
I giorni successivi mi misi a leggere le recensioni su internet e, salvo rare eccezioni, la maggioranza dei lettori era piuttosto soddisfatta. Mi decisi e lo comprai.


Che dire, non è ai livelli de La ragazza con l’orecchino di perla, credo che sia difficile- almeno a mio parere- che possa ripetersi: la storia della giovane fanciulla col turbante azzurro ed il suo sguardo misterioso, è insuperabile.
Però Honor Brigth, è questo il nome della giovane protagonista, si fa valere. La vicenda è indubbiamente interessante ed attuale. Lo schiavismo è una tematica che ha suscitato l’interesse anche del cinema, basti pensare a Django di Tarantino, The Butler e a 12 anni schiavo, per citarne alcuni.
Honor, è una ragazza insicura, smarrita e con le idee offuscate. Le serviva solo una valida scusa, la rottura del suo fidanzamento, per poter fuggire dall’ Inghilterra. Dopo settimane di navigazione, in compagnia della sorella- ma solo per una breve durata- finalmente approderà sul suolo americano. Ed è qui che ha inizio la sua avventura. Quei posti non “davano” un vero e proprio senso di appartenenza. D’altronde, i luoghi citati nel romanzo avevano una storia troppo recente affichè potesse maturare nelle persone una tale affettività. Anche le case richiamavano quel senso di instabilità tipico degli abitanti: esse non erano di pietra, come in Inghilterra, ma di legno.

“ La gente passa da qui per andare da qualche altra parte. Quando conosci qualcuno non sai mai se il giorno dopo lo rivedrai. C’è chi si ferma un giorno, chi un mese, chi un anno, ma prima o poi se ne vanno tutti.” – così le dirà la signora Bell Mills , proprietaria dell’unica modisteria di Wellington e che sarà la miglior amica di Honor in quella terra forestiera.
La ragazza conoscerà personalmente una delle più grandi vergogne americane: lo schiavismo. I “negri” non venivano considerati essere umani, ma bestie di un qualche padrone. Non avevano diritti ma solo il dovere di ubbidire. La libertà era pura utopia. Eppure, delle volte, i più impavidi e temerari, uomini e donne- senza distinzione- riuscivano a stravolgere il proprio angusto destino: fuggire verso una terra che non gli avrebbe fatti sentire in gabbia. Essi però, nulla avrebbero potuto senza l’aiuto dei “ membri della sotterranea “, un copioso gruppo di persone che, ritenendo ingiusta la legge contro i neri e sostenendo- come la stessa religione insegna- che tutti siamo fratelli di fronte a Dio, si dissociarono dalle obbligazioni imposte dal sistema economico e dalle autorità, per un fine più nobile. La stessa Honor non saprà voltare le spalle e chiudere gli occhi e arriverà a mentire- tra i peccati più gravi del Quaccherismo, il suo credo di appartenenza- a serbare segreti nei confronti delle persone a lei più vicine , pur di aiutare i fuggitivi, pur di ribellarsi a questa ingiustizia.

La vita americana di Honor non era monotona, ridondante, vuota e poco stimolante come quella che conduceva in Inghilterra, eppure, nonostante gli sforzi, non si sentiva di appartenere a nessun luogo e , né l’amore né le amicizie riusciranno a placare questo suo incessante senso di angoscia. Manifesterà spesso il bisogno di ritornare a casa, la nostalgia per la sua famiglia e la sua amica più cara, avrebbe potuto ricondurla a casa, se solo la distanza non fosse così invalicabile
Era andata via dal suo paese perché pensava che per lei sarebbe stato meglio cominciare da qualche altra parte. Stranamente, però, la concezione di lasciarsi tutto alle spalle e non sentirsi vincolati , era molto americana; ma questo è anche un romanzo di formazione ed Honor, non senza difficoltà e rinunce , riuscirà a capire la differenza tra fuggire e correre verso il futuro.

In fondo, l ‘Ohio non era poi così male…
Le foglie d’acero in autunno erano meravigliose.

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Commenti

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Brava Anna! Il tuo percorso con Tracy Chevalier è identico al mio.
Ho trovato molto bello "La ragazza con l'orecchino di perla" e molto deludente "La vergine azzurra" e anch'io ho mollato.... ma la verità sta spesso al centro, quindi anch'io mi butterò nuovamente :)

Valentina
In risposta ad un precedente commento
Anne Elliot
22 Febbraio, 2014
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:) A quanto pare non sono la sola ad essere stata colpita dalla " Vergine Killer"!
Chissà che un giorno non mi decida di approfondire il percorso letterario della Chevalier con la lettura di qualche altro libro.
Non la reputo una scrittrice eccellente, però le conferisco la capacità di appassionare ed incuriosire il lettore.
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