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Un giorno di festa
 
Un giorno di festa 2016-08-09 06:07:05 Natalizia Dagostino
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    09 Agosto, 2016
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Cambiamenti

Leggere, acquistare, scrivere, vendere libri, si rivelano attività vitali risolutive che cambiano la vita, consentendo ad ogni persona di ripartire da sé, dal sentire e dal pensare.
La ventiquattrenne Jane è “orfana, cameriera e prostituta…Amante segreta. Amica segreta.”, da sette anni, per sempre, del giovane rampollo Paul, già promesso sposo di Emma, “il vaso di fiori”.

Con il pretesto di studiare, Paul Sheringham, due settimane prima delle nozze, ha la casa tutta per sé e decide di incontrare Jane invitandola ad entrare dalla porta principale.
E’ il Mothering Sunday, la festa della mamma, ed è il giorno simbolico per venire al mondo e per inaugurare una “perfetta politica della nudità”: perché la gioia e il dolore che sempre segnano la strada, possano essere generativi e tradursi in diverse rinascite, per sé e per la comunità.

“E d’altro canto, sarebbe stato ancora corretto definirla una cameriera, ora che se ne stava sdraiata su quel letto? E Paul, era ancora “un padrone”? Era questa la magia, la perfetta politica della nudità.” p.39

Dopo l’amore segreto, appassionato, sognato e giurato in ogni modo, Jane Fairchild, trovatella venuta al mondo e mandata a sevizio, si rivela donna che affronta la morte e il senso del peccato, con una innata licenza a inventare e con un’intima passione per i tanti modi nei quali le parole possono corrispondere alle cose.

La giovinezza audace e l’intelligenza vivace, le letture dei romanzi di Joseph Conrad, l’accompagnano prima come commessa in una libreria, poi come scrittrice famosa di romanzi. E vive, Jane, fino a novantotto anni: ricorda, soffre, invecchia con ironia, con curiosità, con la forza dell’amore taciuto e custodito.

“D’altro canto, non si poteva in alcun modo sostenere che il mondo sarebbe venuto meno o sarebbe stato meno reale, in assenza delle parole che si usavano per definirlo. Tutt’al più si sarebbe potuto affermare che le cose consacrassero le parole utilizzate per distinguerle una dall’altra, e che le parole potessero a loro volta consacrare ogni cosa.” p.103

“…il senso autentico delle biblioteche, le veniva a volte da pensare, non stava nei libri in sé, ma nella capacità di preservare un’atmosfera da santuario maschile, che nessuno doveva permettersi di turbare. Perciò, era difficile pensare a qualcosa di più scioccante di una donna che entrasse nuda in una biblioteca. L’idea in sé era sconvolgente.” p.73-74


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Bella la riflessione iniziale!
Si Laura, romanzo che illumina
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