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Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet
 
Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet 2017-09-06 03:38:26 68
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68 Opinione inserita da 68    06 Settembre, 2017
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Leggerezza apparente e profondità innegabile

Inghilterra, anno 1937, i Cazalet appartengono ad una dinastia di commercianti di legname della medio-alta borghesia, un nucleo allargato con abitudini e tradizioni secolari che da sempre cerca di preservare. Si erge attorno alle figure del Generale e della Duchessa, ed è composto da tre figli maschi, Edward, Hugh, Ruperth con le rispettive mogli, Villy, Sybil e Zoe, da una figlia nubile, Rachel, devota ai genitori, da innumerevoli nipoti e a contorno il personale di servizio.
È un microcosmo ovattato che teme la perdita della propria identità ma che di fatto si cela dietro menzogne e false apparenze, procrastinando da anni il momento di aprirsi alla verità, non dicendola o avendo sviluppato un genere di intimità senza pretese.
Spesso le nuore non hanno nulla da spartire tra loro, vengono da vite diverse con una frequentazione obbligata dalla condivisione matrimoniale con due fratelli.
Villy ha declinato precocemente la propria carriera artistica di ballerina per essere madre, Sybil pare incarnare il prototipo della moglie perfetta ma profondamente annoiata, Zoe e’ così giovane, una bellissima ex attrice che non possiede ancora tratti di fedeltà e di maturità ma una certa ondivaga svagatezza ed effimero narcisismo.
I tre fratelli, a loro volta, hanno una radice comune ma storie diverse. Edward e’ il più bello dei tre, un donnaiolo impenitente, sempre a suo agio, pienamente consapevole del proprio fascino e apparentemente indifferente, Ruperth, artista mancato, vedovo appena risposatosi, insegna e si mantiene lontano dagli affari di famiglia che considera estranei, Hugh e’ un reduce di guerra ferito nel corpo e nell’ animo che ha smarrito il senso di se’.
I Cazalet continuano a vivere il cosiddetto proprio buio Medioevo, seguono una noiosa routine, il tè pomeridiano, gli interminabili pasti di famiglia, tra discrezione, moderazione e senso della misura, oltre che i segni della buona educazione e dell’ affetto reciproco. Ma negli eventi importanti della loro vita gli altri sono tenuti a debita distanza e non devono vedere niente.
E che dire del loro antisemitismo, non acclarato ma neppure taciuto, disconosciuto dall’ amore ricambiato di Sid ( ebrea ) per Rachel? E l’ infinita schiera di nipoti, a cavallo tra infanzia ed adolescenza, così lontani dal capire il senso di una logica siffatta, alle prese con la propria età, difficoltà affettive, amori, desiderio di esclusività, gelosia, rabbia, autoriconoscimento?
E poi le innumerevoli figure di contorno, istitutrici, bambinaie, personale di servizio, semplici conoscenti, parenti, incastrate più o meno volontariamente in un meccanismo ben oliato ed autocelebrativo, da sempre impolverato dalle proprie incastonate certezze e che stenta a disconoscersi ed a rinnovarsi.
Ed allora emerge dal proprio interno, contravvenendo ogni vetusta regola, una dimensione privata e parallela viva e pulsante che si nutre di umano sentire, di relazioni, di inevitabili tradimenti, di semplici verità non dette o taciute, di insoddisfazione non manifesta, intessuta di dubbi ed atrocità commesse.
A contorno, ma onnipresente, un pericolo incombente, una probabile grande guerra, l’ ascesa di Hitler e la propaganda nazista, un sentimento antisemita espresso tacitamente, con condiscendenza, battute, discriminazione ed eccezione alle regole, diffondendo il pregiudizio, perché ogni dittatore da sempre deve creare un capro espiatorio a proprio uso e consumo.
Ed allora c’ è una esteriorità da mantenere ed una velata interiorità manifesta, ma solo a se stessi e che tale rimane ne’ viene espressa, mai. E quella stranezza che ci fa pensare di essere ogni giorno sull’ orlo del baratro ma che non ci distoglie dal continuare ad agire come se niente fosse.
La Storia ci appartiene, indirizza destini e desideri, ma il presente per il momento preserva da una possibile guerra.
Il primo volume della saga attraversa il periodo tra il 1937 ed il 1938, concentrandosi sulle vacanze estive trascorse e condivise nella dimora di famiglia ed è una introduzione a svelare i personaggi attraverso una fitta rete relazionale che sembra opporsi ad ogni fredda rigidità di forma.
Tutto il non detto rifulge nei pensieri e nei tormenti dei protagonisti, tra speranze svanite e desideri inespressi ed una toccante intimità ( molto bello lo scambio sentimentale tra Sid e Rachel ed il complesso rapporto affettivo-relazionale adulti-bambini ) scoperchierà quel senso di umanità senza tempo.
Ecco la peculiarità e la bravura della Howard, il riuscire ad addentrarsi ed esprimere, oltre ogni superficialità e leggerezza di forma, la complessità di un sistema relazionale individuale e collettivo.
Ci si immerge nelle asperità di in un periodo storico difficile, nebuloso, assai incerto, in una Inghilterra vittoriana retrograda ed isolazionista, anche se, per il momento, prevale una certa noncuranza, un sentimento di lontananza e la difesa dello status quo.
La narrazione è un mix ben riuscito di pubblico e privato e sa trattare con leggerezza e dolcezza vizi e virtù esprimendo senza pesantezza alcuna dubbi ed incertezze a venire.
A tratti si rischia di perdersi nell’ eccesso di nomi, fatti, pensieri e desideri, e si riconosce come la vita dei protagonisti rifletta molto della autrice stessa. La lettura scorre, semplice, lineare, fluida, inseguendo un’ onda narrativa in un mare all’ apparenza cheto, ma con tante piccole crepe che continuano a generare micro cambiamenti e possibili novità spiazzanti.
Una certa vivacità d’ insieme che pare paradossale nella bonaccia imperante ( la vita dei Cazalet ), contribuisce a mantenere vivo l’ interesse per quel che sarà, in attesa di altro…

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Commenti

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Ciao Gianni, ottima recensione. Io ho letto e molto apprezzato questo libro ed anche gli altri della saga dei Cazalet. Mi trovo d'accordo con molte osservazioni che hai fatto. In particolare, leggendo anche i volumi successivi, si notano molto le somiglianze tra le vicende biografiche dell'autrice e quelle del personaggio di Louise.
Bella e interessante recensione, Gianni.
Ero proprio curioso di leggere l'opinione di un lettore maschio. Scopro quindi che l'autrice non è 'per sole donne' .
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68
07 Settembre, 2017
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Ciao Chiara, grazie per le tue parole. Per il momento ho letto solo il primo volume della saga, ma qui vi è una indubbia trasposizione autobiografica tra le pagine ed in particolare nella figura di Louise, come hai giustamente evidenziato ( la Howard era figlia di un commerciante di legname e di una ex ballerina russa oltre che per accadimenti strettamente personali descritti nel testo ). Esiste una biografia dell' autrice che forse potrebbe chiarire in merito ( ma non l' ho letta ).
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68
07 Settembre, 2017
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Ciao Emilio, quando parli di autrice al femminile che cosa intendi esattamente? Temi, personaggi, ambientazione, argomenti trattati, o un genere di letteratura che si avvicina alla particolare sensibilità femminile? Certamente la Howard, anche per i propri trascorsi ( ex modellla ed attrice ) eccelle nel toccare determinate corde, che ben conosce, ma credo si rivolga e ci riesca bene ad un pubblico eterogeneo riuscendo ad allargare temi ed orizzonti parlando anche di altro, un mondo relazionale complesso tutto da scoprire...
Molto bella e utile questa recensione
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Emilio Berra  TO
08 Settembre, 2017
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Gianni, ovviamente le grandi scrittrici hanno un pubblico di uomini e donne.
Alludevo invece a ingredienti che sfiorano, pur senza cadere in queste trappole, il sentimentalismo e il lezioso : ovviamente non si tratta di grandi autrici. Ecco, temevo che la Howard non fosse una grande scrittrice.
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68
09 Settembre, 2017
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Grazie per le gentili parole, questo primo capitolo della saga mi ha sorpreso favorevolmente
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68
09 Settembre, 2017
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Ciao Emilio, fino a pochi anni fa la Howard non era a stata riconosciuta come scrittrice, un po' per i temi trattati, un po' per una certa prevenzione verso una certa letteratura al femminile e quindi indirettamente per la figura della donna. Da quello che ho letto, ma è ancora poco, credo che queste supposizioni siano da sfatare, anche se definirla una grande scrittrice mi pare eccessivo al momento, solo in futuro e con una conoscenza più' approfondita avrò la possibilità di farlo, per ora banale non mi pare
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