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Il tempo dell'attesa. La saga dei Cazalet
 
Il tempo dell'attesa. La saga dei Cazalet 2017-09-21 18:43:51 68
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68 Opinione inserita da 68    21 Settembre, 2017
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Guerra e sentimento di altro...

…” Il peggio stava accadendo e loro si comportavano come se niente fosse “...

Inizio anni ’40, una nube fosca e preventivata si abbatte su ogni dove, l’ inizio della guerra e di un tempo che cambierà indirizzo e visione del mondo, anche se la prima sera di questo infausto nuovo giorno è trascorsa come tante altre.
Presto gli uomini partiranno, Rupert si arruolerà in marina, Edward e Hugh si occuperanno degli affari di famiglia, cercando di salvare il salvabile, mentre Sibyl e Villy faranno semplicemente le madri e Zoe, che non è come loro, pare atterrita dall’ idea di un altro figlio. D’ altronde nella famiglia Cazalet le mogli mettono al mondo figli, molti figli, e sono lì per quello.
Ci sono altri occhi all’ interno della famiglia, che ancora sperano in un futuro destinato a sfumare con i propri sogni adolescenziali. È la voce della giovinezza, il microcosmo di Louise, Clary e Polly, unite da un controverso sentimento di fratellanza, pur con aspirazioni diverse, contrapponendosi ad un mondo adulto che non comprendono e non le comprende, rigettando quella recita continua che le circonda.
Louise sogna di diventare un’ attrice famosa, l’ unica dei Cazalet, lascia per un periodo la mediocrità della sua famiglia ( e la morbosa presenza paterna ) per il mondo della recitazione inciampando in un amore giovanile idealizzato. Clary si vede scrittrice, suo padre ( arruolatosi in marina e tuttora disperso ) le manca tanto e lo vorrebbe tutto per se’, ma c’ è Zoe, cosi’ gli scrive lunghe lettere rassicuranti.
Polly non capisce il senso di questa guerra, si chiede se l’ inganno e la dissimulazione appartengano imprescindibilmente al genere umano e teme di diventare vecchia senza che nulla accada nella sua vita. Non ha una stanza tutta per se’ ne’ alcuna vocazione particolare, per ora immagina di avere una bellissima casa nella quale vivere con i suoi gatti.
Tutte loro sembrano sapere che la guerra non se ne andrà, ed ora eccola lì, c’è e non si vede, le cose più normali paiono irreali, anche se apparentemente uguali a prima e, forse, solo se la famiglia resterà unita il conflitto si farà meno spaventoso.
Il loro racconto è intriso di quotidianità, un resoconto di guerra, un romanzo dentro il romanzo, una visione della vita da quel piccolo angolo di mondo che riassume futuro e speranza ma che al momento pare insensata.
C’e chi compila un diario, chi scrive lunghe lettere d’ amore, sdilinquendo la noia di lunghe giornate svuotate di cose e persone ed il terrore dissimulato di una guerra che separa anime che si vogliono bene, anche se …” non è bene guardare e giudicare gli altri secondo i propri criteri “…
In questi momenti ci si stringe attorno a poche certezze, ma la verità e’ che non …” vi è alcuna certezza “…
C’ è un’ inquietudine collettiva, che contiene sentimenti e desideri, passioni giovanili, ricordi e rimpianti, ma c’è un’ attualità che prevede, con il passare dei giorni, un razionamento del cibo, poca acqua calda, tessere annonarie e maschere antigas, mentre il cielo si popola di aerei minacciosi che scaricano bombe e sembra sanguinare a morte.
L’ ignoto comincia a farsi realtà, la convivenza con la guerra la fa quasi sembrare normale e la vita, nella attesa forzata di notizie intrappolate tra speranza ed utopia, mostra la propria cruda verità ( Rupert è tuttora scomparso, Sibyl si è ammalata ).
E’ un limbo indefinito in cui sentiamo di vivere, una tragedia inenarrabile coperta di morte, vicinanza e lontananza, in cui persino la solidità borghese e secolare dei Cazalet pare smarrirsi e non ritrovarsi.
All’ interno della macrostoria tante microstorie, e quel cercare di descrivere una quotidianità che insegue la normalità ma che è avvolta da inquietudine e dramma imminente, in attesa di notizie, ormai pronti a scappare ed a nascondersi.
Il mondo descritto mirabilmente dalla Howard in questo secondo volume della saga dei Cazalet entra all’ interno dei singoli personaggi con una prospettiva adolescenziale, ma nella propria accentuata fisicità ed unicità riesce a coglierne essenza e profondità. Questa saga si apre ad altro, è un coro di voci create da un’ unica voce, così attenta ai particolari, intelligente, caustica, altezzosamente distaccata, capace di alternare finzione e realtà, rabbia ed incredulità sullo sfondo di una traccia autobiografica sempre presente.
Louise-Elisabeth è una di queste, ribelle e lontana da una famiglia che giudica mediocre e che non le manca, che infila un giorno dietro l’ altro senza che accada mai niente, i cui membri non fanno che sposarsi, andare in ufficio e mettere al mondo figli.
Lei lo considera un arido deserto borghese, senza alcuna lettura ne’ curiosità intellettuale. Vite vuote, affetti tiepidi ed incolori, senza … “ cognizione degli estremi…”, e comincia a provare per i Cazalet una … “ strana pena rabbiosa…”
Questo il suo sentimento profondo e la sua rabbia, con risvolti ( anche intimi ) taciuti e sottesi, il futuro forse sarà diverso ma la guerra, per il momento, continua ad imperversare ed a negare qualsiasi certezza…

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Commenti

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Bella recensione Gianni, complimenti! Io sono in attesa di leggere l'ultimo volume della saga dei Cazalet, che è uscito da qualche giorno.
In risposta ad un precedente commento
68
24 Settembre, 2017
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Grazie Chiara, so che l' ultimo volume e' ambientato alla fine degli anni '50, questa saga mi sta incuriosendo in particolare modo per la complessità e la definizione di alcuni personaggi che riescono a farci entrare nella trama parlando di se' e del mondo che vivono con una profondità inaspettata!!!
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