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Ladra
 
Ladra 2019-10-15 13:15:35 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    15 Ottobre, 2019
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Quando il femminismo non era una moda

“Ladra” è un romanzo imprevedibile, capace di stupire anche il lettore più navigato e di tenerlo incollato alle sue pagine con una trama solo all'apparenza semplice. Mescolando un'ambientazione e degli intrighi degni de “La donna in bianco” di Wilkie Collins ad una storia dalle tematiche decisamente più moderne, la Waters da vita ad un romanzo ricco di suspense e personaggi indimenticabili.
Come detto la trama sembra abbastanza lineare in un primo momento, infatti nella prima parte mi sono ritrovata a pensare che uno stile così accattivante e tanto lavoro di ricerca fossero quasi sprecati per una storia in fondo banale: per fortuna, non potevo essere più in errore di così! Ma per preservare i futuri lettori dal pericolo di spoiler, qui mi limiterò allo spunto iniziale: il romanzo prende il via nei sobborghi della Londra di metà Ottocento, dove il truffatore noto come Gentleman offre alla giovane Susan la possibilità di prendere parte ad un colpo incredibile, diventando la cameriera personale della ricca ereditiera Maud Lilly, così da poterla convincere a sposare lui e poi impadronirsi della sua fortuna.
Il romanzo è diviso in tre parti, la prima e l'ultima narrate in prima persona da Susan e quella centrale da Maud, che assieme a Gentleman e alla signora Sucksby -madre adottiva di Susan- compongono il nucleo centrale di un vasto cast di personaggi, tutti caratterizzati con grande cura.
Nata e cresciuta nel quartiere malfamato di Borough, Susan ha passato la vita circondata da ladri e delinquenti di ogni sorta, sempre oppressa dal pensiero del destino toccato alla madre,

«-Quella è Susan Trinder-, mormorava qualcuno allora. -Sua madre è stata impiccata come assassina. Non è coraggiosa?
Mi piaceva sentirlo dire. Chi non ne sarebbe stato contento?»

Susan è protagonista dell'evoluzione più marcata in un personaggio di questo libro, e si trasforma da ragazza insicura e molto attaccata alla figura della signora Sucksby a giovane donna risoluta, capace di affrontare con determinazione ogni sfida per raggiungere i suoi obiettivi.
Con un arco narrativo un po' più limitato, Maud riesce comunque a conquistare il lettore grazie ad una storia personale travagliata ed alla capacità di trovare dentro di sé delle risorse inaspettate. La sua relazione con Susan è di una dolcezza disarmante ed anche io, notoriamente poco propensa alle storie romantiche, mi sono lasciata coinvolgere nella lenta crescita del loro rapporto.
Tra gli altri personaggi di spicco non si può dimenticare Gentleman, uomo capace di ridefinire il concetto stesso di ambiguità, che Susan arriva a paragonare alla moneta donatale da lui:

«Rimasi seduta a lanciare in aria lo scellino. -Be'-, pensai, -le monete false luccicano quanto quelle buone.»

C'è poi la signora Sucksby, combattuta tra i sentimenti personali ed il desiderio di ricchezza che sempre attanaglia le classi più umili; assieme al pacato signor Ibbs, alla dolce Dainty e all'irascibile John, lei forma una sorta di surrogato di famiglia per Susan.
Si parla infatti molto di famiglia in questo romanzo, e soprattutto del maggior valore di una famiglia scelta rispetto a quella naturale. Molto spazio hanno inoltre gli spunti per riflettere sui limiti che la società vittoriana -come pure alcune contemporanee- imponeva alle donne; le parole di Maud in questo dialogo:

«-[...] E allora, e allora... oh, Sue, non credete che mi chiederei che vita avrei potuto avere? Immaginate forse che possa capitare qui un altro capace di amarmi quanto lui? che scelta ho?»

fanno tornare alla mente quanto letto in “Mansfield Park” di Jane Austen, ossia un mondo dove le giovani donne vedevano in un matrimonio (non necessariamente d'amore) l'unica via percorribile, un mondo dove donne e uomini venivano valutati usando metri di paragone completamente diversi,

«Ho visto pazze impegnate in lavori senza fine, [...] Se fossero stati uomini, e ricchi, invece di donne, allora forse sarebbero passati per eruditi.»

E credo che non ci sia esempio migliore di quanto affermato dall'odioso dottor Christie in questo passaggio:

«-Stiamo allevando una nazione di donne istruite. Ho paura che la sofferenza di vostra moglie faccia parte di un malessere più vasto. Posso dirvi ora, signor Rivers, che temo per il futuro della nostra razza.»

per capire come tutte queste riflessioni si possano benissimo adattare anche alla nostra società: la conoscenza è la sola via per creare un mondo davvero egualitario. Non solo per le donne, perché il femminismo non è SOLO questo!
È doveroso spendere anche qualche parola sullo stile della Waters, che mi ha catturata pur nella sua semplicità e mi ha fatto desiderare di leggere altri suoi libri. Ho apprezzato molto anche l'accuratezza nella descrizione della vita quotidiana nell'Ottocento,

«Ma avete mai provato ad accenderne una con una candela dallo stoppino di giunco in un paralume di latta?»

che trasforma quest'opera anche in un valido romanzo storico, genere da me molto apprezzato.

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