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L'altra Grace
 
L'altra Grace 2020-12-10 09:42:40 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Dicembre, 2020
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Dalla parte di Dora

"L'altra Grace" è un romanzo storico incentrato su un reale caso di cronaca nera che fece grande scalpore nel Canada di metà Ottocento, superandone anche i confini per finire sulle testate giornalistiche statunitensi e inglesi. In questo titolo, la Atwood accosta una scrupolosa analisi delle fonti storiche,

«Si parla di una nuova Macchina da Cucire per uso domestico, che avrebbe un gran successo se si potesse produrre a basso costo, perché ogni donna vorrebbe possederne una [...].»

ad alcune libertà artistiche per colmare i passaggi più incerti, riuscendo a creare una storia credibile nell'ambientazione ma anche molto coinvolgente.
Il romanzo segue la vita di Grace Marks, che ne racconta gli eventi più importanti al dottor Simon Jordan, l'altro personaggio principale. Il medico si è infatti impegnato in una valutazione del suo stato mentale che potrebbe farle ottenere la grazia dopo sedici anni di carcere. Grace quindi ripercorre la sua infanzia, in cui la vediamo vittima del comportamento violento e dispotico del padre, e la sua adolescenza, in cui inizia a lavorare giovanissima come domestica, fino a giungere ai due efferati omicidi per i quali lei e lo stalliere James McDermott vengono condannati a morte.
La struttura del volume è abbastanza particolare: i capitoli dal punto di vista di Grace sono narrati in prima persona come se lei si rivolgesse sempre al dottor Jordan -anche quando l'uomo è assente-, mentre il POV di lui è in terza persona; ci sono poi le trascrizioni di varie lettere che i personaggi si scambiano e diverse citazioni da documenti reali dell'epoca. Questo mix può lasciare un po' perplessi in un primo momento, soprattutto nelle parti in cui Grace riporta i dialoghi senza alcun segno grafico, ma con il procedere della lettura ci si abitua senza troppi problemi.
Come detto, la trama risulta molto appassionante, anche se il lettore viene informato fin dalle prime pagine dei principali avvenimenti -almeno per quanto riguarda la vicenda giudiziaria. Ho avuto qualche perplessità però sul finale: non ho apprezzato troppo gli elementi di paranormale che vengono accostati ad un disturbo di tipo psichico e neanche la scelta di concludere la storia di Grace in modo tanto doloroso anche nelle parti frutto di speculazione.
E passiamo ai personaggi, partendo proprio da Grace "Mainagioia" Marks. In generale il suo personaggio mi ha convinto: mi è piaciuto leggere le sue riflessioni molto razionali mentre raccontava la storia,

«Sembra poco rispettoso usarne uno [lenzuolo] vecchio, ma se usavo quello nuovo sarebbe stato uno spreco per i vivi [...].»

dimostrando un acume che gli altri non le attribuiscono mai. Le scene migliori si hanno però quando immagina cosa avrebbe detto o come avrebbe agito Mary Whitney, con il risultato di smascherare con sagacia piccoli peccati e grandi contraddizioni di un'epoca avversa a lei sia per il suo essere una donna,

«Io ero lì che fingevo di non guardarlo, e lui era lì che fingeva di non mettersi in mostra: esattamente quello che può vedere, signore, in ogni occasione mondana in cui uomini e donne s'incontrano.»

sia per le sue umili origini che le vengono costantemente ricordate.
D'altro canto, la mia opinione su Simon non potrebbe essere più diversa. Ho sofferto fisicamente quando dovevo leggere il punto di vista di questo omuncolo spregevole, che non perde occasione per sminuire i personaggi femminili,

«Ha cercato di immaginarla nei panni di una prostituta -fa spesso questo giochetto privato, con parecchie delle donne che incontra- ma non riesce a figurarsi nessun uomo che voglia pagare per i suoi servigi.»

senza farsi troppi problemi neanche nel tessere le proprie lodi in confronto a quelli maschili. Credo che l'autrice avrebbe potuto calcare maggiormente la mano sulle sue contraddizioni, perché il lettore non capisce immediatamente tutte le conseguenze delle sue azioni egoistiche, in particolare nei confronti di Rachel. E se è vero che il suo carattere ha anche dei risvolti comici per la loro surrealtà,

«Lui è sano e normale, e le facoltà razionali della sua mente sono altamente sviluppate; eppure non riesce sempre a controllare queste fantasie.»

nel complesso mi sento di bocciarlo, specie per la maschera dell'eroe gentile che indossa senza averne titolo nei primi capitoli.
Il resto del cast mi ha lasciato alquanto indifferente, con le sole eccezioni di Jeremiah -che speravo ottenesse più spazio nei POV di Grace- e Dora che, pur dimostrando di aver ragione su tutta la linea, viene ingiustamente criticata sia da Simon (scontato) sia da Grace (da lei mi aspettavo di più). Per il resto abbiamo una sequela di caratteri molto simili, distinti solo dall'appartenenza a classi e ruoli sociali diversi.
Lo stile della Atwood invece è assolutamente promosso. Mi ha colpito la ricercatezza della sua prosa, che risulta del tutto adatta al contesto storico e culturale, pur essendo gradevole per il lettore contemporaneo. L'abbondanza di metafore ben costruire,

«[...] una specie di manovra diversiva, un modo di distogliere la mente da qualche fatto nascosto ma essenziale, come fiori variopinti piantati su una tomba.»

fa guadagnare ulteriori punti ad uno stile che invoglia sicuramente a leggere altro di questa scrittrice.
Nel complesso la lettura è consigliata, specialmente agli appassionati di true crime e di romanzi storici ambientati nell'Ottocento; potreste apprezzarlo se amate autori come Wilkie Collins, ma anche Thomas Hardy che in "Tess dei d'Urberville" ed altre opere affronta tematiche molto simili,

«[...] non mi sposerò mai più, né avrò bambini miei; d'altra parte anche con le cose belle non bisogna esagerare, e non mi piacerebbe averne nove o dieci e poi morire di parto, come succede a tante. Comunque, il rimpianto resta.»

legate alla critica di una società che limita ingiustamente le possibilità per una donna di autodeterminarsi.

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