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L'amante giapponese
 
L'amante giapponese 2021-04-27 13:37:33 Fanny Julie
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Fanny Julie Opinione inserita da Fanny Julie    27 Aprile, 2021
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Non mi rimane nulla.

** spoiler alert **

Cosa mi rimarrà di questo libro? Assolutamente nulla, se non il sollievo di averlo finito.
Il problema è che l'altro romanzo di Rani Manicka, "Madre del riso", mi era piaciuto tanto e non credevo che un autore del genere, dopo aver scritto un romanzo coinvolgente come quello, potesse avere un cambiamento così drastico, così ho deciso di leggere anche "L'amante giapponese". E invece avrei dovuto fermarmi a "Madre del riso", ahimè.
L'autrice introduce tante, troppe cose che non servono assolutamente a nulla, tutta la side-story del tempio di Kupu (e le sue visioni), i siamanghi (non so quante pagine ha sprecato a riguardo), il flirt con Samuel West, tutte queste cose non lasciano nulla al lettore e non servono all'evoluzione dei personaggi. Vengono sviluppate quel tanto da farti credere che torneranno più avanti, ma dopo non vengono approfondite e muoiono così.
A proposito di evoluzione dei personaggi: è completamente assente. Tutti i personaggi sono piatti, non cambiano mai, dall'inizio alla fine, e spesso non c'è una reale giustificazione dei loro comportamenti. La protagonista poi è il classico personaggio femminile che sulla carta è intelligente, scaltro, carismatico, ma di fatto ha la personalità di un cucchiaino. La Manicka tenta diverse volte di convincerci del suo carisma e intelligenza (tramite le parole di Maya), ma la verità è che non riesce a infinocchiare nessuno. Parvathi non sa fare nulla, non sa nulla, non si interessa a nulla se non a sé stessa, è ignorante e sembra quasi contenta di dipendere dagli altri e farsi sfruttare per tutto il romanzo, che siano il marito, Maya, Samuel West, Hattori, i fratelli, i suoi figli o Bala. Il figlio poi: stupratore, criminale, assassino, le tiene nascosto il fatto di essersi sposato e aver avuto una figlia e lei lo perdona SEMPRE, anzi, subito dopo che è stato espulso da scuola per tentato stupro lei lo premia mandandolo a studiare in Inghilterra! Io sono esterrefatta.
Maya: personaggio che non si è capito che ci stava a fare esattamente in questo libro, parla sempre per frasi fatte e fa solo discorsi esistenziali. Anche lei non ha un minimo di evoluzione perché rappresenta la saggezza divina e imperturbabile. E' l'opposto di Parvathi: una non sa fare nulla, l'altra è un'esperta di ogni campo. Che noia!
Il ritmo del romanzo nel complesso è troppo rapido per goderselo a pieno e immedesimarsi seriamente nel personaggi, empatizzando con loro. L'impressione è che l'autrice avesse una scaletta di cose da dire e che non si potesse fermare per approfondire nulla, perché la storia doveva andare avanti.
Non spendo altro tempo a commentare questo romanzetto, ma voglio dire una parola anche su Hattori: Rani, sul serio??? Un generale giapponese che viaggia con tutto l'armamentario per vestire una geisha e solo io ci trovo qualcosa di anacronistico e di forzato? Secondo l'autrice è perfettamente normale che Hattori sia generale, parrucchiere, vestitore di geishe, esperto di make-up, cerimonia del tè e kimono, tutto contemporaneamente: eppure nella realtà per vestire una geisha ognuno di questi compiti viene svolto da una persona diversa e ci vogliono ore per prepararne una, ma lui è così efficiente che può fare tutto in mezz'ora. E non commento il resto, perché il suo personaggio è veramente cringe.
Vorrei aggiungere altro perché sono tante, troppe le cose che mi hanno fatto storcere il naso o mi hanno strappato una risata durante questa lettura (quando però l'intento non era affatto quello di far ridere, anzi), ma credo che sia sufficiente così. Leggete altro, non buttate tempo prezioso su questo romanzo.

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