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Le api d'inverno
 
Le api d'inverno 2022-03-08 06:44:12 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    08 Marzo, 2022
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Il fratello difettoso

Nella Germania del Terzo Reich non c'è posto per quelli come Egidius Arimond. La sua epilessia lo relega automaticamente nel novero degli esseri umani considerati un peso per la società, una macchia nella perfezione della razza, dei parassiti incapaci di dare il proprio contributo. Gente che non ha neanche diritto di chiedere dei medicinali per fronteggiare la malattia che la tormenta, visto che se ne sta tranquillamente a casa, a curare le sue api, a infilarsi nei freddi letti delle mogli dei soldati al fronte, a fare su e giù dalla biblioteca. Se Egidius se l'è finora cavata soltanto con la sterilizzazione, necessaria per evitare che i suoi geni difettosi si perpetuino, deve ringraziare il fratello Alfons, eroe del nazionalsocialismo, aviere della Luftwaffe, abile pilota e cecchino implacabile. Solo in virtù della riconoscenza tributata al valoroso militare, al parente  difettoso viene, almeno per ora, evitato l'internamento o, peggio ancora, l'eutanasia. Ma Egidius ha bisogno di farmaci costosi sempre più cari e difficili da reperire, in un periodo di forte crisi economica come quello che la Germania, alle porte del collasso, vive nel 1944. Alfons fa del suo meglio per far avere al fratello soldi e medicine, ma non basta. Come non bastano i ricavi derivanti dall'apicoltura, due terzi dei quali vanno versati allo Stato come contributo alla causa, il restante terzo sufficiente soltanto per le spese quotidiane. Un modo per incassare qualche guadagno extra, tuttavia, Egidius lo trova. Dopo una giornata passata tra le arnie, il protagonista, ex insegnante di lettere, si rifugia in biblioteca, dove conduce delle ricerche su un suo antenato e su una particolare razza di api. Lì, su scaffali insospettabili, ha nascosto quei libri proibiti che ha salvato dai roghi nazisti: Alfred Doblin, Sigmund Freud, Maxime Gorkij, Rosa Luxemburg. Sempre lì, tra i registri delle società minerarie che nessuno apre da decenni, trova dei messaggi con date, nomi, indicazioni su dove andare a recuperare persone e dove portarle. Perché Egidius contrabbanda fuggitivi, gente invisa al regime che, dopo essere rimasta nascosta per diverso tempo per evitare i rastrellamenti e i campi di concentramento, è disposta a privarsi di ogni bene materiale pur di mettersi in salvo oltre il vicino confine con il Belgio. Sia chiaro, per quanto l'apicoltore non veda di buon occhio il Reich, non c'è niente di eroico in questo. È solo la necessità di procurarsi i medicinali che lo spinge a rischiare la vita per salvare questa gente, di cui comunque ha a cuore il destino, a nasconderla in un'apposita arnia finta, ad attaccargli addosso dei bigodini, rubati alle sue amanti, con dentro delle api regine, per far sì che, in caso di perquisizione, le api si prodighino a non far avvicinare nessuno al rifugio delle loro sovrane. Un metodo davvero ingegnoso ma, comunque, non privo di rischi. Questi viaggi clandestini però diventano meno frequenti man mano che ne aumenta la pericolosità. In più, i farmaci sono sempre più difficili da reperire anche avendo il denaro. Riuscirà il buon Egidius a tirare avanti fino al termine della guerra? La narrazione di Norbert Scheuer avviene mediante pagine di diario caratterizzate da uno stile freddo, asciutto, essenziale, attraverso cui il racconto spazia da momenti di vita quotidiana del protagonista in cui trovano spazio il lavoro tra le arnie, gli amori clandestini, le letture, il contrabbando e parti dedicate al fratello impegnato al fronte, a spezzoni incentrati sul mondo delle api, sull'organizzazione delle colonie, sulle crude ma inevitabili leggi della natura che, irrimediabilmente, portano il lettore a mettere a confronto con quelle spesso altrettanto crudeli ma evitabili della società umana. Il tutto intervallato da brani legati alla ricerca del protagonista, che vedono il suo antenato alle prese con un'avventura medievale che appare però un po' fuori contesto e, d'altro canto, poco interessante anche se guardata in maniera a sé stante. Il peso del regime grava su ogni pagina fin dall'inizio, crescendo con il passare del tempo, diventando più angosciante man mano che se ne avvicina la fine, quando la frustrazione per la sconfitta porta ad indirizzare quella violenza prima riservata ai nemici verso gli stessi concittadini, in un incubo in cui la feroce realtà si mischia ai non meno brutali deliri del protagonista, vittima di una malattia che ormai, senza farmaci a disposizione, prende tragicamente il sopravvento. Gli alleati, per fortuna, sono ormai alle porte.

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Bella analisi Enrico, un libro che ha ricevuto tante acclamazioni quante stroncature. Un piacere leggerti. Buon pomeriggio,
Maria
Grazie Maria. Tra le acclamazioni e le stroncatura il mio giudizio si pone nel mezzo. Come il tuo del resto, che mi è stato utile a scoprire questo libro che comunque mi sento di consigliare ai più.
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