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Circe
 
Circe 2024-04-16 18:40:33 enricocaramuscio
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    16 Aprile, 2024
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Rilettura del mito

"Nacqui quando ancora non esisteva nome per ciò che ero. Mi chiamarono ninfa, presumendo che sarei stata come mia madre, le zie e le migliaia di cugine. Ultime fra le dee minori, i nostri poteri erano così modesti da garantirci a malapena l’immortalità. Parlavamo ai pesci e coltivavamo fiori, distillavamo la pioggia dalle nubi e il sale dalle onde. Quella parola, ninfa, misurava l’estensione e l’ampiezza del nostro futuro. Nella nostra lingua significa non solo dea, ma sposa." Avvalendosi di uno stile di scrittura semplice ma al tempo stesso elegante e dimostrando grande conoscenza del mito greco, Madeline Miller propone al lettore un approccio alla mitologia leggero e coinvolgente, ma non certo per questo superficiale. Anzi, l'autrice si addentra nella personalità complessa e misteriosa della temuta maga Circe, scavando fino a tirare fuori una figura della protagonista ben diversa da quella conosciuta e vista per lo più in maniera negativa, la strega subdola che seduce il grande eroe e ne trasforma i compagni in maiali. Qui si entra nella natura della ninfa immortale seguendone la crescita, lo sviluppo, la maturazione, fin dalla più tenera età, quando conosce ben presto le umiliazioni, le angherie, l'emarginazione. Circe è una dea, ma il suo aspetto è ben diverso da quello dei suoi simili, manca di quello sfolgorio tipico delle divinità, la sua voce appare ridicola rispetto a quella degli altri titani, i suoi modi pacati contrastano con l'irruenza, la tracotanza, la malizia di chi la circonda. Circe vive la sua natura divina come un pesce fuor d'acqua e Madeline Miller mette a nudo tutti i suoi tormenti, facendo sì che per il lettore sia facile entrare in empatia con un animo più simile a quello dei mortali che a quello degli dei. I maldestri tentativi della protagonista di uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata la sua esistenza non faranno altro che metterla in guai ancora peggiori, fino a costringerla ad un esilio punitivo su Eea, un'isola sperduta e disabitata. Tuttavia sarà proprio da qui che nascerà il suo riscatto. Circe saprà trasformare la punizione in opportunità, creandosi un'esistenza atipica per gli esseri della sua natura, fatta di lavoro, solitudine, applicazione, riuscendo a perfezionare le sue arti magiche fino a raggiungere poteri insperati. Il suo isolamento, poi, non sarà totale, a partire dalla tresca che nascerà con Ermes, messaggero degli dei, proseguendo con le diverse visite che riceverà sulla sua isola, che riuscirà anche a lasciare per brevi periodi, vivendo rocambolesche avventure e incrociando la sua vita con quella di altri personaggi mitologici quali il Minotauro, Dedalo, Arianna, Medea, fino all'incontro che cambierà per sempre la sua vita: quello con Odisseo. "Odisseo, figlio di Laerte, il grande viaggiatore, principe dell’inganno e dell’astuzia e dei mille espedienti. Mi aveva mostrato le sue cicatrici, e in cambio mi aveva permesso di fingere che io non ne avessi alcuna. Salì a bordo della sua nave, e quando si voltò a guardarmi, io non c’ero più." L'eroe omerico sbarca ad Eea sfinito dalle mille peripezie vissute, ma sempre scaltro e manipolatore. Tuttavia si troverà davanti una dea ormai matura, disingannata e altrettanto intelligente. La passione sarà inevitabile e si porterà dietro strascichi inaspettati che, complice la grande Atena, finiranno per rimescolare le carte e condurre il lettore ad un epilogo sorprendente. Una rilettura del mito all'insegna dell'introspezione, che dà risalto ad una figura femminile finora relegata ad un ruolo marginale, in un racconto coinvolgente e ben strutturato, ricco di pathos, abbellito da fini descrizioni e piacevolmente scorrevole, capace di discostarsi dalla tradizione senza eccedere in smodate licenze poetiche. "Lassù le costellazioni ruotano e tramontano. La mia natura divina sfolgora in me come gli ultimi raggi di sole prima di tuffarsi nel mare. Un tempo pensavo che gli dèi fossero opposti alla morte, ma adesso vedo che sono più morti che altro, poiché sono immutabili, e non possono trattenere nulla nelle mani. Per tutta la vita mi sono spinta avanti, e adesso eccomi qui. Di un mortale ho la voce, che io abbia tutto il resto. Sollevo alle labbra la ciotola piena fino all’orlo e bevo."

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Commenti

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Enrico, mi son chiesto spesso se i libri di questa autrice di successo fossero validi. La tua recensione è una risposta. Oltre all'idea , dici che c'è pure la scrittura che definisci semplice ed elegante.
Si Emilio, oltre al contenuto ho apprezzato anche lo stile sobrio, non scontato perché spesso, trattando temi "classici", si è tentati di strafare, cadendo in fastidiosi eccessi di pseudo virtuosimi.
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