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Attesa profetica
Il giorno in cui George Bowling, assicuratore energico e gioviale, quarantacinquenne piuttosto in carne, ritira la dentiera nuova inizia ad avere un’ idea nella testa riconsiderando il proprio passato a Lower Binfield, un tempo e un luogo a lui cari con una matrice di unicità ( Il 1900 ) in cui ritrovarsi bambino.
Il presente popolato da un’ inquietudine poco gratificante e dalla certezza che qualcosa di terribile stia per accadere, la guerra alle porte e con essa la fine di tutto.
Negli ultimi otto-nove anni George è ingrassato, una pinguedine che stona con la magrezza interiore che lo accompagna, la nostalgia per un mondo che considera ancora suo, popolato da persone che identifica e riconosce nello stesso modo di allora, assorbito da un senso smisurato che solo la fanciullezza può dare.
In quel tempo, tra gli otto e i quindici anni, le proprie attività predilette erano state la pesca e la letteratura, momenti unici in cui sostare, almeno con il pensiero, un ragazzino egoista sospinto dalla forza di un desiderio smarrito nel presente e dalla certezza di sostare in un tempo infinito.
Non è un tentativo di idealizzare un periodo della vita che non tornerà, che sta scomparendo, il presente sancito da un mondo patinato e aerodinamico infarcito dalla paura, il ritorno all’ agognata infanzia restituisce a George un senso di sicurezza e di continuità, un mondo privo di paura che chi non ha vissuto mai più vivrà, in cui non considerare il futuro come qualcosa di terrificante.
In gioventù ha affrontato la guerra, ne e’ stato un reduce, sopravvissuto a un conflitto che non uccidendolo lo ha indotto a pensare e lo ha reso diverso da quello che era, confrontato con l’ idea che tutto quello che stava facendo fosse privo di senso, e allora George descrive la sensazione che lo ha attraversato, non tanto nell’ idea di una pace esente da guerre, ma nella sostanza che lo riguarda.
Dopo vent’anni anni, in fuga dal cupo presente, da un matrimonio soffocato nella quotidianità, un’ insoddisfazione sempre più manifesta, il desiderio irrinunciabile di riabbracciare una parte vitale di se’, George ritorna a Lower Banfield per pochi giorni sulle tracce dei fantasmi del passato, un luogo del tutto diverso dove si parla di un conflitto imminente, un quarantacinquenne che passeggia in un mondo di vivi in tutt’altro affaccendato con la certezza incontrovertibile di un tempo definitivamente sepolto e dimenticato.
Considerato da lui stesso e dai lettori il più bel romanzo di George Orwell (1938), Una boccata d’ aria, concepito alla viglia dei venti di guerra, pervaso di un realismo che si accompagna a una satira pungente, così diverso dai testi più noti, si occupa di quello che è sotto gli occhi di tutti e che l’ autore ha dichiarato
… ormai non è più necessaria una guerra per farci aprire gli occhi sulla disintegrazione della nostra società e sull’ impotenza delle persone decenti a tal riguardo…,
nella consapevolezza di una Europa ormai stremata e sommersa da una serie di crisi connesse, economica, sociale, ambientale, religiosa, diplomatica, imbevuta di paura, frustrazione, cinismo, disimpegno e rassegnazione, un’ atmosfera di non ritorno che il romanzo così bene rappresenta.
Profetico?





























