Falsa testimonianza Falsa testimonianza

Falsa testimonianza

Letteratura italiana

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Uno dopo l'altro, gli uomini di Traina finiscono dietro le sbarre, finché, grazie a una soffiata, a essere catturato è Schillaci, latitante e stretto collaboratore dello Zio. Com'è possibile? Per Giannini, membro della DIA che indaga sui collegamenti tra politica e mafia, quell'arresto è molto strano. Tra gli elementi dell'indagine c'è anche un'assurda testimonianza: anni prima, la Proloco del paese ha premiato il racconto di uno studente nel quale era descritto proprio l'arresto di Schillaci. Quando la notizia si sparge, la casa di Rosario Buscemi, l'autore del racconto, viene messa a soqquadro, così come gli uffici della Proloco. Qualcuno ha costruito un castello di bugie, e a Giannini spetta l'ingrato compito di raderlo al suolo.



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Falsa testimonianza 2019-01-10 08:28:19 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    10 Gennaio, 2019
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La trattativa stato mafia romanzata

La presunta trattativa stato-mafia, avvenuta in tempi lontani, considerata da un punto di vista romanzato, è al centro dell’ultimo libro di Salvo Toscano, intitolato Falsa testimonianza.
Siamo nel dicembre 1993 a Palermo. L’eco delle stragi, in cui hanno perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, non si è ancora spento. Tangentopoli ha fatto le sue vittime eccellenti e Berlusconi sta preparando la sua discesa in campo in politica. A Palermo si respira una strana aria: servizi segreti, servitori dello Stato ad alto livello, massoneria, mafiosi pentiti o no, pare strano stringendo un accordo per fermare la moria dovuta alle recenti stragi. Qualcuno sta venendo a patti con il nemico da combattere. Se lo domanda il maggiore Giannini, l’uomo giusto.
“Uno che con informatori, infami e spioni ci sapeva fare come nessun altro. Era il suo mestiere e aveva dimostrato di conoscerlo. (…) Giannini, all’apparenza un baffuto quarantenne spezzino dall’aria mite, vagamente somigliante al suo concittadino omonimo prediletto dalla Wertmuller.”
Non è semplice entrare e sconfiggere la filosofia mafiosa, per c’è:
“la strategia del sommergibile, che naviga nascosto e riemerge solo in casi di estrema necessità, rimaneva il faro della filosofia mafiosa predicata dallo Zio, con l’immancabile farcitura di riferimenti a Dio e alla famiglia, capisaldi della mendace mitologia dell’uomo d’onore vecchio stampo che imbellettava i suoi messaggi sgrammaticati.”
Tutto inizia dalla cattura di Schillaci, latitante e fedelissimo del vecchio boss, lo zio Calò Bonfiglio. Particolare ancora più strano: la cattura e le sue modalità vengono descritte identiche, due anni prima, in un racconto che ha partecipato ad un concorso letterario indotto dalla Pro loco. Lo scrittore è Rosario Di Bella, che subito dopo subisce uno strano furto nella sua abitazione. Stesso furto perpetrato anche nei locali della Pro loco. Qualcuno ha costruito , con abilità, un castello di menzogne, ma ha commesso un errore. E il maggiore Giannini è sulle sue tracce.
Un romanzo intrigante, ben elaborato e costruito con metodo e perizia nella sua trama. Una delle tante ombre che hanno segnato il nostro Paese è descritta minuziosamente e con rara abilità conoscitiva. Al termine resta un che di amaro, di grigio, che attanaglia le coscienze. Nel complesso un’ottima lettura, veramente accattivante.


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