L'onore e il silenzio L'onore e il silenzio

L'onore e il silenzio

Letteratura italiana

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Il 1924 non è scandito dalle lancette dell’orologio ma dagli sbuffi della locomotiva, che significano progresso. Lo sanno bene nella placida Borgodivalle, scossa dal clangore dei colpi sulle traverse d’acciaio e dal ritrovamento, proprio sotto al moderno ponte in ferro, del corpo senza vita dell’ingegnere Alessi. I lavori si fermano e la cittadina piomba nel caos. Per ripristinare l’ordine e assicurare i colpevoli alla giustizia, è inviato sul posto il brigadiere Maisano, disilluso gregario alle prese con il ruolo dell’indagatore. Lo affiancano nella ricerca della verità il suo tic all’occhio sinistro e l’indolente appuntato Varcone. Mentre antiche ruggini e velenose dicerie serpeggiano ovunque, Maisano sarà costretto al viavai “lungo linea”, e a spingersi nella fitta boscaglia, sulle colline rifugio di latitanti e donne coriacee, inseguendo la sanguinosa pista dell’onore. Anche Gennaro Loiacono, il venerando caposquadra degli operai del cantiere ferroviario, prenderà parte alle indagini, nella speranza che i suoi uomini si tengano lontani dai guai. Gianni Mattencini riavvolge il nastro del tempo per tessere la trama di un giallo intenso e solenne. In un immaginario sobborgo dalle tinte western e dall’atmosfera sospesa, lascia echeggiare le mille voci di un popolo, che da un lontano passato illuminano le contraddizioni del presente.



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L'onore e il silenzio 2018-12-05 18:03:48 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    05 Dicembre, 2018
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Un antico omicidio di 'ndrangheta o no?

Gianni Mattencini, magistrato barese, ha pubblicato Nel cortile e poco oltre e I segreti degli altri. Ora torna in libreria con L’onore e il silenzio: una vicenda che risale all’indietro nel tempo, in un ambito che fu, dove vigevano leggi e morali differenti dalle attuali.
Siamo nel 1924 in Calabria, dove:
“il progresso ha il sapore del sangue”.
Il progresso ha infatti rappresentato per una piccola cittadina calabrese un avanzamento ma al contempo anche un grande scompiglio. Infatti si sta costruendo ed ampliando la rete ferroviaria, quando:
“Prima di loro Borgodivalle vive l’esistenza tranquilla della povertà; l’esistenza dimenticata dei treni che passano in stazione senza fermarsi o senza che ne scenda o ne salga qualcuno. (…) Erano stati loro ad accendere speranze, risvegliando voglie e appetiti.”.
In tale contesto viene trovato il cadavere dell’ingegnere Alessandro Alessi, responsabile capo dei lavori, orribilmente mutilato. E il suo è un cadavere che parla:
“Hai voglia, se parlava. Diceva tutto quello che c’era da dire: punito per uno sgarbo verso una donna.”.
Ad occuparsi delle indagini è il brigadiere Malsano, affetto da uno strano e fastidioso tic all’occhio sinistro, e per lui non sarà facile orientarsi in un mondo di omertà, di falsità, di cose non dette.
Un giallo di un tempo passato, prodromo dell’attualità. Un tempo di valori differenti dagli attuali, dove:
“Il progresso. Perpetrato a costo di sventrare un altro pezzo di bosco, di violare le sponde di un fiume, di turbare la placida vita di un borgo con i suoi ritmi lenti e che adesso vedeva eccitata la fantasia dalle novità che portavano denaro.”.
Un noir di ottimo spessore narrativo, ben congegnato e dal finale sorprendente. Una lettura colta e fascinosa per una trama abile e perfetta. Un finale inaspettato aggiunge qualità ulteriore ad una bella lettura.

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Consigliato a chi ha amato Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta.
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