Narrativa italiana Letteratura rosa Il primo caffè del mattino
 

Il primo caffè del mattino Il primo caffè del mattino

Il primo caffè del mattino

Letteratura italiana

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Massimo ha poco più di trent'anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma, e non si è mai innamorato davvero. Il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l'aria sperduta di una turista straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso... La ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel luogo. Tra equivoci, baci e lunghe passeggiate romane, una commedia romantica lieve, divertente e tutta italiana, con una protagonista d'eccezione: la città più magica del mondo.



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Il primo caffè del mattino 2015-10-28 11:22:06 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    28 Ottobre, 2015
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Che caffè sei?

Vi siete mai chiesti “che caffè siete” o meglio avete mai pensato che ogni tipologia di caffè è legata alla personalità? Io sinceramente mai però, leggendo questo libro, si capisce che l’essere umano non è poi così imprevedibile e che, dietro ogni cosa (persino il tipo di caffè che beviamo), c’è quasi sempre una spiegazione (sottolineo il “quasi”).
Con questa strana, curiosa e particolare tecnica psicologica, il protagonista del romanzo (ed a quanto pare anche l’autore) comprende e capisce i suoi clienti: Massimo, infatti, bell’uomo sui trent’anni, gestisce un bar a Roma (il bar Tiberi), ereditato alla morte del padre, da quando era appena diciottenne. E’ un abitudinario: si sveglia alle 4 del mattino (quando la bellezza di Roma è ancora per pochi eletti), lavora tutto il giorno e tutti i giorni al bar (tranne la domenica) e passeggia di tanto in tanto nel tempo libero. Ha pochi amici: una sorella che vive in America ma che adora, il suo amico e dipendente Dario e la cara e dolce signora Maria che purtroppo, ahimè, viene a mancare, portandosi dietro tante domande senza risposte.
Tuttavia la sua vita, metodica e priva di adrenalina, gli piace, ma il destino si sa, è beffardo e così, quando si pensa di poter tenere sotto controllo tutto e tutti (persino i sentimenti), è proprio su stessi che si perde il comando e scoppia la bomba. La bomba è di fatto, una meravigliosa ragazza dagli splendidi occhi verdi e per di più francese, di nome Géneviève che, arrivata una mattina a Roma, entra nel bar di Massimo e lascia il nostro povero protagonista paralizzato.
Il primo incontro, ma oserei dire anche i successivi, non sono dei migliori: Géneviève oltre a parlare poco l’italiano, sembra provare un’apparente antipatia per Massimo, che invece è totalmente estasiato da lei, anche se la fanciulla è piuttosto timida, un po’scontrosa, diffidente e per di più non ha mai bevuto caffè, anzi preferisce il tè nero alle rose (di una bevanda simile, Massimo ne ignorava persino l’esistenza). Tuttavia, se ad alcune persone possiamo additare facilmente la personalità e collocarle in un determinato elenco di bevande o chicche sia, ci sono aspetti dell’essere umano che non possiamo subito decifrare, perché sono ignoti persino a noi stessi… Vi potreste sorprendere di scoprire pertanto, anche se non si ama il caffè, di innamorarsi del caffè alla nocciola, o magari di aver bevuto sempre e solo caffè, ma di riuscire a trovare irresistibile anche gli infusi. Ecco, quindi, che due personalità completamente diverse come Massimo e Géneviève (un caffè espresso e un te nero alle rose) sono perfetti l’uno per l’altra, non solo perché si scopriranno innamorati ma anche perché tutti e due non sapendolo, sono a conoscenza di eventi che possono fare chiarezza nella vita di entrambi.
Cos’altro posso dire di questo romanzo? Fluido, lineare, divertente a tratti…forse si sente l’accento romano, ma in fondo fa parte della personalità dell’autore e anche del nostro protagonista…Non è insomma un libro che va giudicato, va letto, compreso e ammirato, conducendoti all’epilogo con un grande sorriso. Questo libro, sottolineando che la vita è buffa, tragica e meravigliosa alla stesso tempo, ci ricorda che, anche se l’anima gemella sta dall’altra parte del mondo, prima o poi ce la si trova davanti: è in quell’istante che dobbiamo aver coraggio. Coraggio di lasciarsi andare e, magari, coraggio di cambiare anche le nostre abitudini o (perché no) i nostri caffè… Io, grazie a Diego Galdino, ho scoperto che sono sia un caffè espresso amaro che un caffè alla nocciola (ma bevo anche infusi)…Voi cari amici lettori, che caffè siete? Scopritelo ed una volta trovato, cercate soprattutto la persona con cui bere sempre e per sempre il primo caffè/tè del mattino.

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Fabio Volo, Gramellini, Nicolas Barreu
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Il primo caffè del mattino 2013-08-02 08:55:18 Aspasia1989
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Aspasia1989 Opinione inserita da Aspasia1989    02 Agosto, 2013
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Il nettare di noi comuni mortali

La pausa caffè salva la popolazione dai propri doveri da generazioni; si inizia al liceo, quando tra un libro e l'altro ci si ferma per sorseggiarne un po' e darsi un tono tutto bohemiénne di gente vissuta finché col tempo si raggiunge la vera e propria dipendenza (non vi nascondo che sono arrivata a berne 7 nello stesso giorno. Bei tempi).

Fatto sta che questa particolare religione è diventata argomento di un libro letto recentemente: "Il primo caffé del mattino" di Diego Galdino.

Protagonista il trentasettenne Massimo, un romano doc che gestisce il bar di famiglia a Trastevere.
Ora, immaginate di vivere tutta la vita nello stesso quartiere, perdipiù gestendo un'attività di per sé molto frequentata come lo è un bar: Massimo conosce tutta la gente della zona, i loro vizi e i loro problemi senza aver praticamente mai messo il naso fuori dal suo bar.
Ogni mattina si sveglia alle 4, mette in moto la vecchia macchinetta del caffè che con gli anni è diventata una vecchia scorbutica, getta via il primo caffè prodotto, prende il secondo per sé e dà il terzo al solito cliente delle cinque,che nonostante sappia che il bar apre alle cinque e mezza riesce sempre a convincere Massimo a servirlo.
Il nostro protagonista vive coccolato e sonnacchioso nella sua routine finché una delle sue clienti preferite muore, lasciando la propria casa in eredità ad una francesina indispettita che non è neanche imparentata con lei.
E che per di più beve solo té.

Il romanzo di Galdino descrive con molta ironia la roma del popolo, quella abitata da gente che lavora, che ha lasciato gli studi ma che non ha perso il sorriso; come Camilleri riporta interi stralci di conversazione in siciliano stretto, così l'autore spesso utilizza termini in romanaccio trasformando quella che inizialmente sembra una banale storia in un vero compendio del romano trasteverino.
A tutto questo aggiungete un pizzico di "che parentela possono avere una donna anziana, senza marito e figli con una francese che per lavoro crea cruciverba?" e avrete un romanzo piacevole e delicato.

Prima di chiudere un piccolo appunto a tutti i maschietti: leggete il romanzo perché al suo interno è spiegata una tecnica di rimorchio che farà cadere l'amata ai vostri piedi: personalmente resterei davvero affascinata da un uomo che al primo appuntamento mi proponesse il viaggio delle fontanelle.

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