Rebecca la prima moglie Rebecca la prima moglie

Rebecca la prima moglie

Letteratura straniera

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Una giovane dama di compagnia in vacanza a Montecarlo; Maxim de Winter, un affascinante vedovo che le propone di sposarlo; Manderley, un'inquietante castello della Cornovaglia che sembra vivere nel ricordo di Rebecca, defunta moglie del giovane sposo, la cui inquietante presenza incombe sulla nuova coppia ogni giorno di più. Ma il racconto è soprattutto l'indimenticabile storia di una giovane donna consumata dall'amore e alla disperata ricerca della sua identità.



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Rebecca la prima moglie 2019-03-03 11:12:49 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    03 Marzo, 2019
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Sognavo l’altra notte che ritornavo a Manderley...

Questo bellissimo e drammatico romanzo venne pubblicato dalla scrittrice londinese Daphne De Maurier nel 1938 e reso celebre grazie ad una riduzione per il teatro e per il cinema, portato sul grande schermo da Hitchcock.
L’autrice risente dell’influenza degli scrittori dell’800, soprattutto per le atmosfere del passato tipicamente romantiche a cui unisce una stupefacente capacità di entrare nei meandri della psicologia dei suoi personaggi femminili che, nonostante siano lontanissimi dalla vita di oggi, sono vivi, umani, palpitanti.

L’incipit è indimenticabile, piano di struggente malinconia “Sognai l’altra notte che ritornavo a Manderley...” che in lingua originale è ancora più toccante “I dreamt last night I went to Manderley again”. Le prime righe mi hanno subito rapita.
Manderley è il cuore del libro, lo sfondo dell’intera vicenda. Un luogo magico, incantevole, dove la protagonista della storia, legatasi frettolosamente ad un uomo molto più maturo di lei, dal (recente) passato tempestoso e misterioso, sboccia come donna, lascia la scorza dell’ingenua e svagata gioventù per fortificarsi e prendere consapevolezza di sé.
Manderley: gli effluvi di rose e azalee, le pennellate vivaci di idrangee, la frescura sicura e accogliente del grande ippocastano, le giornate di sole che placano gli animi turbolenti, il profumo di erba e poi...la grande casa, le grandi stanze arredate con gusto da Rebecca, la prima moglie di Maximilian de Winter, proprietario di tutta la contea, la grande e ben fornita biblioteca, il profumo del té alle quattro e un quarto, servito con meticoloso rituale dal maggiordomo Frith.
Manderley però è anche profumo di mare, quel mare ora calmo e placido ora tempestoso e fatale. Quel mare che tanto turba e innervosisce Max de Winter e la giovane sposa non capisce il perché. È nel mare che è stato trovato il cadavere di Rebecca, la prima moglie.

Per tutto il romanzo non verremo mai a sapere come si chiama la protagonista. Una scelta ben meditata dalla scrittrice. La giovane sposa si annulla totalmente una volta messo piede in quella grande casa. La gelosia e la mancanza di fiducia in se stessa materializzeranoo il fantasma di Rebecca.
Sempre Rebecca, sempre lei. Rebecca è ovunque: nella sala, allo scrittoio, nella sua vecchia camera da letto, nei ricordi della gelida ed ossuta governante.
Rebecca, la più bella, la più intelligente, la più amata.

Ma ciò che si legge nella prima metà del libro verrà sconvolto via via che si prosegue nella lettura. Mai fidarsi delle apparenze e questo romanzo drammatico, sorprendentemente si trasforma in un giallo/noir di prim’ordine. Assolutamente da leggere!

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Rebecca la prima moglie 2016-02-27 13:31:38 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    27 Febbraio, 2016
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"Rebecca, sempre Rebecca"...

Le vicende narrate in questo romanzo, l’opera più conosciuta della scrittrice inglese Daphne du Maurier, sono probabilmente note a tutti grazie alla superba trasposizione cinematografica che hanno ricevuto per opera di Alfred Hitchcock, Laurence Olivier e Jean Fontaine nel 1940: una giovane, ingenua, modesta dama di compagnia sposa il ricco, affascinante, maturo Maxim de Winter e scopre con amarezza, dopo il matrimonio, di dover convivere con il fantasma della prima moglie di lui, la famigerata Rebecca, che, sebbene deceduta a causa di un incidente in barca, sembra vivere ancora nella memoria, nei gesti, nelle parole di coloro che l’hanno conosciuta e nei luoghi che le sono appartenuti.
Opera di successo al momento della pubblicazione, è forse proprio al film di Hitchcok che deve gran parte della fama di cui gode ancora oggi. "Rebecca la prima moglie" è un romanzo rosa di buon livello, capace di catturare con facilità l’attenzione del lettore e ricco di elementi che ricordano il feuilleton ottocentesco, sentimenti appassionati, amori infelici, misteri, pathos, colpi di scena improvvisi. Non manca neppure un tocco di mystery nell’atmosfera che avvolge la figura di Rebecca, il castello di Manderley (l’imponente dimora appartenente ai de Winter) e la signora Danvers, l’inquietante governante della casa; legata alla prima signora de Winter da un attaccamento morboso che rasenta l’ossessione, la donna ha fatto del castello di Manderley un sacrario alla memoria della sua adorata Rebecca e non renderà le cose più facili alla protagonista.
La lettura è leggera, scorrevole, piacevole, e non mancano momenti di buona scrittura. Punto di forza del romanzo, nel quale forse la du Maurier mostra le sue migliori capacità, è il fantasma di Rebecca, che pur nella sua assenza si carica di una concretezza stupefacente fino a diventare più vivo e reale della scialba protagonista, il cui nome di battesimo, non a caso, non appare mai. Il nome della prima moglie, invece, domina letteralmente il romanzo fin dal titolo e a Manderley è presente ovunque, ricamato sui fazzoletti da tavola, stampato sulle agende e sui biglietti di visita che per ordine della signora Danvers fanno bella mostra di sé nello studio, portato dal suo profumo che ancora impregna l’aria, aleggia in biblioteca, nel salone dei ricevimenti, nella galleria dei menestrelli, nella sua camera da letto conservata intatta, nel parco, ovunque: "Rebecca, sempre Rebecca"…

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Romanzi rosa e non disdegna un tocco di mistero.
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Rebecca la prima moglie 2014-10-12 19:41:23 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    12 Ottobre, 2014
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Un'ombra incombente dal passato

L’ambientazione del romanzo ha luogo tra Montecarlo, solo all’inizio, e la Cornovaglia, per la rimanente gran parte della vicenda. La protagonista è una giovane e modesta “signorina” di 21 anni che vive facendo da dama di compagnia per una non certo simpatica signora che la tratta in malo modo trovando mille occasioni per umiliarla a causa di qualsivoglia motivo. Il caso vuole che, nel contesto monegasco, la protagonista riesca a conoscere un ricco e giovane vedovo, Maxim de Winter, il quale le chiede di sposarlo e di trasferirsi nella sua magione di Manderley in Cornovaglia.

Tutto sembra procedere secondo le migliori tradizioni riguardanti la famosa favola della sventurata che il destino vuole incontri un uomo ricco e la faccia vivere negli agi e nella prosperità. Ma non appena la giovane donna entra a far parte della famiglia de Winter, e inizia a vivere e frequentare la grandiosa magione del marito Maxim, ecco che inizia l’ossessione per la defunta prima moglie Rebecca. Tutta la vita diuturna si svolge come se l’ombra della stessa Rebecca fosse sempre presente, poiché, a cominciare dalla austera e inquietante governante, la signora Denvers, tutti coloro che collaborano all’amministrazione della splendida dimora, ricordano costantemente, e con estremo rispetto, la prima signora de Winter come se non fosse mai morta.

Per la novella seconda moglie iniziano gli incubi e le sofferenze, provocate ad arte dalla imperscrutabile governante, che le rendono la vita impossibile. Si rende subito conto che non può minimamente fronteggiare l’algido carisma della sua predecessora e, di conseguenza, la sua mente si avvita addentrandosi in una specie di nevrosi. Ma come mai succede tutto questo? È un segreto ben custodito di cui il lettore potrà rendersene conto sfogliando le pagine del libro fino alla fine e che riserva diversi “coups de théatre”.

Da questo romanzo sono stati tratti diversi film e serie televisive, tra cui quello famoso del 1940 diretto da Alfred Hitchcock.

Una peculiarità: il nome della protagonista non viene mai menzionato nella narrazione.

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Rebecca la prima moglie 2014-08-29 12:14:31 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    29 Agosto, 2014
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Ognuno ha il suo demone..il suo è Rebecca

Questo libro per me è stato una vera sorpresa, la Du Maurier è riuscita a catapultarmi nell'Inghilterra del novecento e a farmi seguire con trepidazioni la storia della protagonista.

La prima cosa che mi ha colpito è che dopo aver letto tutto il romanzo non ho mai saputo il nome di battesimo della protagonista, cosa che involontariamente ci fa capire che ruolo la scrittrice gli vuole attribuire.

In breve tempo, la protagonista passa da dama di compagnia di una signora particolarmente antipatica, a diventare la nuova signora De Winter, senza capirne bene le differenze.
A soli 21 anni si trova sposata con un ricco vedovo, Maxim, che ha il doppio dei suoi anni e una bellissima tenuta in Cornovaglia. La differenza di età per lei non è un problema, lei ama il suo Maxim, il problema è che nella sua nuova dimora, Manderley, tutto parla della prima moglie, Rebecca, annegata l'anno prima.

Ragazza impaurita dalla vita, goffa e incredibilmente insicura, passerà i suoi primi mesi di matrimonio con lo spettro di Rebecca dietro. Tutti le parlano di lei, Rebecca era capace di farsi amicizie ovunque e la sua bellezza non aveva paragoni. Così la nuova signora De Winter si trova sempre in difetto, convinta di non poter reggere il confronto con la rivale perché è difficile combattere con i morti. La signora Danvers, la governante, non le renderà sicuramente le cose più semplici.

La sua più grande paura è che Maxim sia ancora legato alla prima moglie, si sente come un rimpiazzo necessario a riempire quella casa vuota. Quella casa che nessuno gli ha mai insegnato a gestire.

Quando abbiamo la svolta? Semplice come ogni donna la signora De Winter dovrà mettere da parte il ruolo di comparsa e diventare la protagonista della sua vita.

La scrittura non è proprio leggerissima, ma il romanzo è veramente avvincente e pieno di sorprese.
La protagonista mi ha davvero affascinato, a volte provavo pena, mi immedesimavo in lei, pensando a quante persone purtroppo vivono con lo spettro del passato; molte altre volte mi faceva rabbia perché non reagiva e non prendeva in mano la sua vita.

Lo consiglio, si può definire un giallo un pò particolare anche se fino a metà può non sembrarlo.

Buona lettura!

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L'amore ai tempi del colera
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Rebecca la prima moglie 2013-09-20 13:51:57 MrsRiso13
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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    20 Settembre, 2013
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La sindrome di Rebecca

Spesso la riuscita dell'artefatto non dipende dai materiali usati, ma dalla capacità dell'artista. La Du Maurier prendendo in prestito personaggi e scenari usciti da un feuilleton: il tenebroso gentleman, la giovane bonne, l'antico maniero, crea un capolavoro senza tempo.
La seconda signora De Winter narra l'incontro con il marito, il matrimonio e la vita nella casa coniugale. Visioni personali di una dama di compagnia impacciata e insicura che affronta la direzione di una casa nobiliare nell'Inghilterra novecentesca e, sopratutto, la “presenza” ingombrante di Rebecca, la prima moglie. Pur essendo scomparsa in circostanze misteriose, il suo fantasma aleggia in ogni dove, i domestici seguono sempre le sue direttive e Manderlay, ovvero palazzo De Winter, sotto la direzione della signora Danvers, è un mausoleo alla sua memoria. Nella storia s'insinua il germe delle gelosia, la neo sposa ne è sopraffatta, non riuscendo a brillare al pari di colei che sembra aver incarnato la perfezione. Si assiste, così, al crescendo degli eventi con un narrazione man mano più cupa che si conclude con un lugubre finale da fiaba.
Un'opera d'arte che attrae il lettore coinvolgendolo nelle vicende e obbligandolo a parteggiare, con una scrittura elegante e scorrevole si trasmettono le emozioni dei personaggi che divengono, soprattutto nel caso della protagonista, caratterizzazione degli stessi. La descrizione dell'esteriorità degli attori è, spesso, messa in secondo piano in contrapposizione alla dovizia di particolari con cui sono narrati i luoghi e gli ambienti. L'amore, l'odio, l'ansia, la paura, la gelosia sono le vere "star", esaltati da scene ben congegnate. La raggiante e frivola Montecarlo per trasmettere le gioie dell'incontro e dell'innamoramento o il ricco e scuro Manderlay a permettere di svelare la verità nascosta sotto l'apparenza. La bellezza del castello arroccato, mostrata all'occhio dell'osservatore lontano, si dissipa all'avvicinarsi, diventando ostentazione e opulenza, che opprime e imprigiona con i suoi sfarzosi arredi e i suoi sontuosi giardini.
Una perla rara da non lasciarsi sfuggire.

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Rebecca la prima moglie 2013-09-20 10:10:53 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    20 Settembre, 2013
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Gli oscuri segreti di Manderley

"Stanotte ho sognato che tornavo a Manderley".

Una vasta tenuta nel cuore della Cornovaglia dove memoria e ombre dal passato ristagnano come le acque della piccola baia vicina.
Al centro, un'enorme casa sovrasta i lussureggianti giardini e la campagna circostante.
Una strana atmosfera, carica di presagi, l'avvolge.
Nella parte occidentale della casa una stanza viene tenuta chiusa ma una donna, la sig.ra Danvers, la fedele governante, vestita di nero e dal volto scavato da un dolore sordo, continua a riordinarla meticolosamente.
La stanza con gli oggetti in essa contenuti, appartenevano a Rebecca De Winter la proprietaria deceduta in un incidente in barca.
Max De Winter, il facoltoso vedovo, risposatosi durante un viaggio a Montecarlo, ha condotto con sé la nuova giovane sposa.
La ragazza è inesperta, timida e impacciata.
La sua esile figura dalla debole personalità non può competere con quel passato e con il ricordo di Rebecca ancora ardente nella memoria di chi l'ha conosciuta e ne ha apprezzato il carattere fiero e risoluto.
Lei...così bella, così sicura di sé, perfettamente a proprio agio in tutto ciò che decideva di fare o di essere.
Rebecca, era la donna perfetta.
Quest'immagine di perfezione scava nell'immaginario della neo sposina, e, come acqua che corrode il ferro, ben presto, diviene tormento, angoscia, sopraffazione.
Inghiottita da un abisso di gelosia, divorata da fantasmi interiori, ossessionata dalla muta e costante presenza dell'austera sig.ra Danvers,la giovane crolla.
Ma....qualcosa accade.
E con un colpo di spugna.....tutto cambia.
Splendido giallo/mistery dalle sfumature neo gotiche.
Il romanzo di Daphne Du Maurier è stato pubblicato nel 1938 e la scrittrice ha dovuto subire l'accusa di plagio dalla quale, poi, è stata scagionata.
Avendo visto l'indimenticabile film di Hitchcock del 1949, non potevo restare indifferente al richiamo della carta stampata.
Nonostante una scrittura, in alcuni punti, ridondante ma d'effetto, ho apprezzato tutto del romanzo.
Minuziose le descrizioni degli stati d'animo, accurata l'analisi introspettiva dei personaggi e una buona dose di suspense, che, nel giallo, non deve mai mancare.
Che dire di più? Consigliatissimo.

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Rebecca la prima moglie 2011-12-16 16:30:56 MCF
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MCF Opinione inserita da MCF    16 Dicembre, 2011
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Il ritorno del passato

L’autrice narra la storia di una ragazza che lavora come dama di compagnia presso una ricca ed esuberante signora. Durante un soggiorno a Montecarlo, incontra un vedovo molto affascinante; lo sposa e va a vivere nella sua splendida tenuta in Inghilterra. Qui, però, tutto ricorda la moglie defunta, Rebecca, donna bellissima e raffinata, adorata da tutti per il suo carattere brioso: dai mobili che arredano le molteplici stanze della dimora, alla sua camera da letto dove gli armadi contengono ancora i suoi vestiti fino alle regole d gestione domestica da lei imposte che i domestici tuttora osservano. Raggruppando gli scarsi commenti che riesce a strappare alle persone che l'hanno conosciuta, la protagonista ricostruisce faticosamente la personalità di colei che l'ha preceduta. Ma poi si verifica un fatto che ribalta le sue convinzioni e la situazione in modo davvero inaspettato. L’autrice dipinge abilmente i personaggi e gli ambienti perché non si limita alla descrizione puramente fisica ma aggiunge una sottile analisi psicologica basata sull’osservazione dei dettagli. Ecco degli esempi:

“Era una curiosa calligrafia, tutta di sghembo. Una piccola macchia di inchiostro sfregiava l’immacolata pagina opposta, quasi che la mano che scriveva avesse scosso impaziente la penna per far scorrere meglio l’inchiostro. Cosicché sgorgando dal pennino un po’ più denso, quel “Rebecca” risaltava nero e marcato e l’alta R obliqua rimpiccioliva le altre lettere.“

“Questo era il salotto di una donna, leggiadro, fragile: la stanza di qualcuno che con amorosa cura aveva predisposto tutti i particolari, anche minimi, dell’arredo sicché ogni seggiola, ogni ninnolo, ogni vaso fosse in armonia con il resto e con la propria personalità … Strano, riflettei, che quell’ambiente tanto bello e ricco di colore avesse un che di professionale, di metodico … apersi un cassetto a caso; ed ecco di nuovo gli stessi caratteri su un quaderno di pelle il cui titolo “Ospiti a Manderley” segnalava, divisi per settimane, per mesi, gli ospiti che erano giunti e ripartiti, le camere che avevano occupato, le vivande che erano state loro servite.” .”

“Certo ero io la prima a portare l’impermeabile … colei che l’aveva portato era alta e snella, aveva le spalle più larghe delle mie; per me, infatti, era troppo largo e lungo e le maniche mi ricadevano oltre i polsi. Mancava anche qualche bottone. Ella dunque non si era curata di farli riattaccare. Se lo era buttato sulle spalle come una cappa, oppure lo portava così, aperto, le mani in tasca.”

Leggendo, si sente il disagio della protagonista, il suo desiderio di compiacere il marito, di gestire i rapporti con la terribile governante che aveva adorato Rebecca. Da questo libro è stato tratto il film omonimo diretto da Hitchcock e recitato da Ingrid Bergman; D. Du Maurier ha scritto anche la trama de "Gli uccelli" diretto dal regista citato.

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