Il gabbiano Il gabbiano

Il gabbiano

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Quando la giovane donna che ha chiesto udienza entra nel suo ufficio, il consigliere di Stato ha una reazione bizzarra: una violenta ilarità si diffonde nelle sue membra come un formicolio. "È così che deve ridere il diavolo» pensa l'alto funzionario "quando si rende conto ... che il suo volto ... somiglia – sia pure in modo deforme e orrendo, vago e terribile – a quello di Dio». Perché la splendida creatura che gli sta davanti è il doppio perfetto di colei che anni prima, nella penombra di una stanza, gli aveva chiesto, con voce lievemente roca, citando Lord Lyttelton: "Tell me, my Heart, if this be Love?». Poco tempo dopo quella donna si era uccisa – per amore di un altro.



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Il gabbiano 2016-12-17 07:31:22 68
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68 Opinione inserita da 68    17 Dicembre, 2016
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" Tell me, my heart, if this be love? "


Una giovane donna, eterea, affascinante, dagli occhi di ghiaccio, plana con la leggerezza e la soavità di un gabbiano nello studio di un consigliere di stato. Dice di chiamarsi Aino Laine ( unica onda ) e di essere di nazionalità finlandese. È sola, poliglotta, e vorrebbe ottenere un permesso di lavoro.
L' uomo che si trova di fronte ha appena controfirmato un documento di importanza vitale per la propria nazione ( gettandola nell' orrore della guerra ) ed è sorpreso e raggelato dalla sua somiglianza con una amica di vecchia data, suicida per amore diversi anni prima.
È l' inizio e la fine di una trama che si snoda tra speranza, attesa, verità, menzogna e vecchi ricordi.
Più storie hanno inizio e si intrecciano seguendo un' unica trama, tre possibili verità, il recupero di un passato bruscamente interrotto, l' idea di un imbroglio, o la semplice accettazione della versione dei fatti di Aino Laine.
Il cammino è complesso, in primis si cerca il recupero della propria identità, ovattata da un ruolo poco gratificante e ridiscussa dopo questa apparizione luminescente.
Oggi la modernità significa omologazione, perdita di identità, massificazione indiscriminata, l' individuo è solo un numero, un dato statistico, il mondo e gli stati sono nelle mani di pochi che ne decidono indirizzo e fortuna.
Ed allora quale il senso del proprio agire, chi e cosa nasconde questa donna giunta da lontano, un segno del destino, un ultimo dono o semplicemente il frutto del caso?
Oltre una somiglianza fisica evidente, anche se tutti noi abbiamo una nostra copia in giro per il mondo, esiste un quid caratterizzante, " l' individualità ", quella sfumatura di unicità e ricercatezza che ci rende così diversi nella similarità conservando il segreto di ogni coppia.
Inevitabile ritorna quella domanda lasciata cadere molti anni prima " Dimmi, cuore mio, è questo l' amore? " insieme a nuovi dubbi ed insondabili perplessità.
In fondo una complicità così faticosamente creata, superati ostacoli ed incertezze, può essere sciolta in un attimo dopo l' ascolto, casuale, di una conversazione telefonica origliando dietro una porta, ridiscutendo fragili certezze acquisite, oppressi da un atroce dubbio, dalla possibilità di un inganno, inventando un finale a sorpresa ed una neo-storia, o forse non è così e non vorremmo crederci.
Alla fine, questa figura così soave e leggiadra si allontana nell' ombra, volteggia come un gabbiano e non si volta, ne' desidera essere accompagnata, lasciandoci in sospeso.
Di certo abbiamo sperimentato la complessità dell' esistenza, nella quale partenze e ritorni si susseguono inevitabili e forse un giorno udiremo di nuovo quei passi. O quell' " unica onda " era destinata a travolgerci e ad abbandonarci, senza un perché ( premonitrice e rivelatrice della guerra imminente ).
Ad oggi una vecchia storia ne ha tracciata un' altra, diversa, una complicita' nata dalle ceneri del passato, legatasi ai fantasmi della memoria, gli stessi e nuovi protagonisti, altri contorni, vissuta nel presente ma già appartenente al passato.
Nel frattempo, rimaniamo in piedi, disorientati, soli come mai, e una mano, paziente, che dirige il volo dei gabbiani ed i passi degli uomini si è posata sulla nostra spalla. Attraversiamo la stanza buia, senza vederci, ma con la sensazione che qualcuno ci stia guidando.
Marai, tra le pagine del romanzo, un thriller psicologico con tratti di velato romanticismo, sonda tratti di umana peculiarità, la perdita d' identità, il desiderio, la condivisione, il recupero di affetti negati.
Ritornano i temi del triangolo amoroso ( già affrontato in " Braci " e " Divorzio a Buda " ), della inaccessibilità dell' animo umano, della assenza di una patria ( tema così caro all' autore ) della unicità dei sentimenti, della difficoltà di mettere a nudo se stessi ed il proprio sentire.
Alla fine, come sempre, i suoi protagonisti ( ma invero egli esprime concetti universali ) vivono amaramente la propria unicità di creature complesse, indecifrabili, sfuggenti, a definirne limiti e grandezza, affrancate dal cupo ed inevitabile grigiore di un destino altrimenti segnato, ma esposte di continuo ad una pericolosa quanto ineffabile incertezza e vulnerabilità, quella vita così difficile da afferrare ed attraversare nella propria pienezza e veridicità .


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Il gabbiano 2013-02-05 20:52:02 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    05 Febbraio, 2013
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L'identità nascosta

La trama di questo libro è molto interessante. Una ragazza, identica alla donna amata dal protagonista, morta suicida anni prima, si presenta alla porta del suo ufficio per ottenere un permesso di soggiorno proprio alla vigilia della guerra. La somiglianza non tocca solo l'aspetto fisico. Certi tic, certi modi di fare, certi pensieri indicano con chiarezza una somiglianza anche nell'anima delle due donne.Ora, data la premessa, il lettore si aspetterebbe che questa somiglianza venga in qualche modo chiarita nel corso della storia. Escluse parentele biologiche, escluso che la ragazza non sia davvero morta, rimangono in piedi due ipotesi: o la ragazza è una spia e cerca di ottenere il permesso di soggiorno in modo subdolo e con calcolo sfruttando la sorprendente somiglianza cui aggiunge magari un'abile recita o è Dio stesso o la ragazza morta o il Destino che per qualche ragione giocano questo scherzo al protagonista, scherzo ancora più crudele considerato il nome della ragazza: Unica Onda. Il nome reca in sé la contraddizione stessa dell'esistenza della ragazza.
Alcuni episodi farebbero propendere per una soluzione, altri per l'altra. Certo è che l'incertezza sui sentimenti e sugli stati d'animo è una cosa, ma quella sull'identità biologica di una persona è ben altra cosa. Anche il lettore più sognatore si aspetterebbe una soluzione al problema non troppo filosofica. Mi chiedo se il fatto che la ragazza arrivi alla vigilia di una guerra non apra a una diversa lettura del testo in cui lei sia in qualche modo una figura simbolica di qualcosa che viene e va (la guerra, la pace, la vita umana?) come un'onda sempre uguale nella storia.

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Il gabbiano 2012-01-11 17:32:55 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    11 Gennaio, 2012
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Il dottor Divago

Mi è veramente impossibile dire qualcosa di sensato su questo libro.
Ho impressioni talmente confuse e contrastanti che non so proprio come esprimermi.
Inizio col dire che questo libro non è affatto semplice: il suo linguaggio articolato e filosofico certe volte mi è sembrato un po'difficile da comprendere fino in fondo.
Dopo un inizio molto lento e quasi soporifero, la trama a poco a poco sembra prendere avvio ma ci deve immediatamente ricredere, perchè questa si dissolve come fumo, perchè più del novanta per cento del romanzo è costituito da interminabilissimi (e lo ripeto: interminabilissimi) dialoghi pieni d'ogni genere di riflessioni sulla vita, l'esistenza, il caso, la morte, la clonazione,...
Oltretutto sono discorsi che raramente uscirebbero dalla bocca di un funzionario politico come protagonista (a meno che non abbia determinate conoscenze in ambito filosofico) e di una semplice donna (vabbè che in questo caso c'è il fattore del mistero, ma non basta granchè come scusante...).
Mi sono sembrati dialoghi inutili degni di uno con il blocco dello scrittore che, non sapendo che scrivere, butta sul foglio le prime cose, anche insensate, che gli passano per la testa, giusto per riempire il foglio e scrivere tante pagine (che poi tante non sono...).
Tutta la storia inoltre mi è sembrata abbastanza surreale e forzata (dopotutto, quando mai una donna accetta subito al primissimo incontro le proposte di uno sconosciuto mai visto prima e gli fornisce informazioni strettamente personali?) nonostante volesse dare l'impressione di sembrare sufficientemente reale ed eterea al tempo stesso. Un mix non riuscito? Chi lo sa!
Forse sono io che non l'ho capito, ma il Sandor Marai del bellissimo libro "L'eredità di Eszter" (anche questo ricco di infiniti dialoghi, ma almeno erano sensati, carichi di sentimento e soprattutto razionali) non sono riuscita a riconoscerlo.
Insomma, "Il gabbiano" è un libro in cui si divaga troppo, ci sono più parole che fatti e il finale, a mio parere un po'deludente, non fornisce le risposte che emergono durante il corso della lettura.
Confesso che più volte ho pensato di abbandonarlo e l'ho finito solo perchè non era molto lungo e anche perchè in alcuni punti (pochi) era davvero interessante e una specie di vocina nell'aria mi diceva di continuare (lo so che è assurdo, ma a me è successo così! Forse era lo spirito di Marai? In effetti nel suo stile c'è sempre qualcosa di accattivante ma indefinibile...).
Comunque sia, non consiglio questo libro a chi non ha mai letto nulla di questo scrittore.
Credo che bisogna leggere le sue opere migliori per capire il vero modo (o i tanti?) in cui scrive.

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Il gabbiano 2011-08-31 10:20:32 Stefp
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Stefp Opinione inserita da Stefp    31 Agosto, 2011
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Il gabbiano

Un solerte funzionario del Ministero a Budapest riceve una giovane donna e questa visita lo sconvolge perfino più del documento che ha appena finito di redigere, quello che attesta l'entrata in guerra, nella seconda guerra mondiale, dell'Ungheria; la donna è la copia perfetta di quella che lui aveva amato, morta suicida anni prima. Aino Laine, così si chiama la donna, è finlandese, venuta da lui per un permesso di soggiorno, ma una semplice visita per una funzione burocratica si allungherà in una serata all'Opera e poi in una lunga notte di pensieri e ricordi dove altre verità e altre facce dei due protagonisti verranno a galla perché tutto non è mai così chiaro come appare.
Leggere Sandor Marai non è semplice, ma anzi è faticoso ed impegnativo. Un romanzo lentissimo, con il tempo dilatato, che non dà nel finale tutte le risposte che il lettore chiede e probabilmente cercare di capire fino in fondo questa storia folle, ma lucida, i suoi personaggi inquieti, delineati volutamente con tratti di acquarello che non lascia intravedere bene il profilo, non è il modo migliore per godersi questo grande scrittore ungherese. Occorre lasciarsi andare e allora in un solo attimo ci si ritrova magicamente nel freddo inverno di Budapest, nell'atmosfera tesa dei giorni immediatamente precedenti la guerra, nella precarietà di un destino che non si sente nelle proprie mani e contemporaneamente si sente la forza e la voglia di esserci quando tutto sarà finito. In tutto questo Marai è un maestro. Un romanzo che, nei lunghi monologhi, diventa a volte quasi un saggio, sull'amore, sulla giovinezza che se ne va, sul destino che ha fatto le sue scelte senza interpellarci.
“Un giorno mi risponderai. Perché i prodigi esistono, ormai lo sai anche tu, e le persone un giorno si incontrano. Le persone, tu e io e forse anche quelle masse nebulose chiamate popoli, che al di là di ogni furia e passione si cercano l'un l'altro e cercano il loro posto nel mondo... all'epoca delle migrazioni oppure oggi, e talvolta in maniera spaventosa e ripugnante come adesso, e in bizzarre tenute, in uniforme o in pelliccia color crema e abito da sera nero... E il tutto è diretto da una mano invisibile.”

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Il gabbiano 2011-08-11 14:17:17 gio gio 2
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    11 Agosto, 2011
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L'"Universo di Sàndor Màrai"

Non posso di certo astenermi dal mettere in evidenza, in primo luogo, il potere "magnetico" o "ipnotico ",di questo straordinario autore ungherese. Un insieme di parole che ritraggono delle introspezioni forti, a volte persino laceranti, profondamente e dettagliatamente analitiche, a prova di bisturi, si potrebbe osar dire. Sàndor Màrai sembra possedere la tecnica precisa del chirurgo, l'arte seducente del poeta e la saggezza introspettiva del filosofo.

Il gabbiano, pur essendo un'opera breve, come Le braci, oltre a presentarsi come una lettura che richiede tempo e dedizione, ha il potere di dilatare il tempo, di allungare ogni attimo riuscendo a farci vivere nel suo medesimo universo,un territorio animato da intriganti protagonisti, molti dei quali utilizzano un gioco ambiguo, o addirittura "perverso".
Sàndor Màrai "smaschera" pian piano l'identità interiore dei personaggi, svelando parti delle loro "verità interiori" per poi "rigettare" nuovamente il lettore nel dubbio, come se ci donasse la possibiltà di afferrare una "realtà" tendendo una mano verso di noi per poi ritrarla, per spalancare altre porte, che ci permettono di "sondare" altri lati di un mondo che ci apparirà caleidoscopico, colmo di sentimenti e deduzioni che lottano tra loro.Creando, inoltre, una forma particolare di dialoghi, nei quali, viene spesso reso noto quanto i pensieri posseggano più "verità" dei gesti compiuti.

Un altro "triangolo" amoroso, un girotondo di sentimenti che rende i personaggi "schiavi" di un destino che li allontana e li unisce.

"...Però non si vergogna di quella domanda, non si vergogna di nulla. Mai in vita sua ha provato una simile libertà e noncuranza.Adesso posso domandare qualsiasi cosa, perchè la vita sta giocando con me,pensa. Non ci sono più regole, adesso che qualcuno si diverte a giocare con me.Posso fare tutte le domande che voglio...

Ciò che si troverà d'innanzi l'uomo che esprime questi pensieri, sembrerà appunto uno scherzo del destino, una donna che porta un nome che racchiude il significato opposto di ciò che incarna...

Una trama che sembra possedere l'inquietante mistero di un thriller, un intreccio di amore,inganni, tradimenti, menzogne, guerra, politica, potere che insieme si fondono, magistralmente, in un'unica danza.

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Sàndor Màrai
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Il gabbiano 2011-07-19 14:52:55 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    19 Luglio, 2011
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Unica

A Budapest, nell’ufficio di un importante funzionario viene ricevuta una giovane finlandese
in cerca di un permesso di soggiorno, si chiama Aino Laine che nella sua lingua vuol dire “Unica Onda”. Questa bellissima donna si rivela realmente un’Unica Onda dirompente che spazza via d’improvviso tutte le certezze dell'uomo. Infatti quando il funzionario vede la donna varcare la soglia del suo ufficio ha un tuffo al cuore: Aino Laine, questa sconosciuta piombata dal nord,come un’eroina mitologica del Kalevala, come un gabbiano affamato che cerca calore lontano dal freddo lappone è la copia perfetta, spudorata di Ili,la donna della sua vita, quella che qualche tempo prima si era suicidata, ma non per colpa sua, per colpa dell’altro!, di quell’insignificante professore di chimica! Capirete bene che groviglio di emozioni esplode nell’animo del funzionario:sorpresa,curiosità,perplessità,tristezza,rabbia,rancore,gioia, timore di impazzire,di confondere la realtà con il passato, con i sogni. “Dunque lei è tornata?”, ma non può essere vero,”Aino Laine, chi sei?”.
Sàndor Màrai ,come nelle “Braci”, ci racconta una storia originale e seducente,come la protagonista anche il racconto è molto ambiguo, all’inizio pensiamo sia una storia d’amore,poi rimaniamo irretiti in un gioco di spie?, c’è una guerra imminente ed una donna che sembra tutto e il contrario di tutto. Màrai ha un modo di raccontare l’amore tra uomo e donna che è sempre sorprendentemente originale, perché l’Amore non è mai banale.

Gli appunti che posso muovere al testo di Màrai sono due, i ragionamenti del protagonista in alcuni punti sono farraginosi, si fa fatica a capire la logica di certi passaggi, così come avrebbe avuto bisogno,tutto il romanzo, di maggior ritmo che certamente l'avrebbero reso più leggibile.

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Le Braci
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