La breve favolosa vita di Oscar Wao
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 9
UNA STORIA DI FUKU'
“Se c’è una cosa che ho imparato in quegli anni, è che non si può mai scappare. Mai. Non esiste via d’uscita.”
E’ per uno di quei non rari casi di serendipità letteraria che mi sono imbattuto in poche settimane in due romanzi ambientati nella Repubblica Dominicana, una nazione che fino a non molto tempo fa avrei a fatica saputo individuare in un atlante geografico. Il primo romanzo, quello che gode attualmente di maggior notorietà, è “La festa del Caprone” di Mario Vargas Llosa; il secondo, assai meno conosciuto in Italia (nonostante la vittoria di un premio Pulitzer), è “La breve favolosa vita di Oscar Wao” di Junot Diaz il quale, a differenza del premio Nobel peruviano, è anche dominicano di nascita, benché naturalizzato statunitense fin dalla più tenera età. In entrambe le opere è centrale la figura di Rafael Leonidas Trujillo, il dittatore che per più di trent’anni ha schiacciato la Repubblica Dominicana sotto l’insostenibile peso di una tirannia odiosa, dispotica e violenta oltre ogni immaginazione, capace di riverberare i suoi effetti ancora oggi, a distanza di molti decenni dalla sua tragica conclusione. L’Oscar del titolo è nato infatti in America negli anni 60, ma è come se una maledizione ancestrale, che Trujillo pareva incarnare alla perfezione nel suo trentennio di governo, fatto di soprusi, vessazioni e una idolatria estorta al suo popolo tramite la pratica quotidiana e sistematica del terrore, incombesse su di lui, ereditata dai suoi antenati come se fosse stata succhiata insieme al latte materno. Il fukù, ossia il nome assegnato dalla gente dominicana a questa maledizione, diventa così una sorta di deuteragonista del romanzo, nel quale sfortune e calamità si susseguono senza soluzione di continuità. “Dicono che sia venuto dall’Africa, racchiuso nelle grida degli schiavi; che fosse l’anatema finale degli indiani Taino, pronunciato mentre un mondo moriva e un altro nasceva; o che fosse un demone, penetrato nella Creazione attraverso la porta dell’incubo dischiusa alle Antille. […] Il fukú, però, non è solo un cimelio del passato, un racconto di fantasmi che non fa più paura a nessuno. Ai tempi dei miei genitori, il fukú era reale come la sfiga, e nessuno ne metteva in dubbio l’esistenza. […] Era nell’aria, si potrebbe dire”, anche se in fondo, come sostiene con cinico disincanto Lola, la sorella di Oscar, “non credo che esistano le maledizioni. La vita, da sola, basta e avanza”. Come ne “Il signor Mani” di Abraham Yehoshua, di cui “La breve favolosa vita di Oscar Wao” sembra riprendere la struttura narrativa, Diaz risale di generazione in generazione, ripercorrendo le drammatiche vicende della famiglia di Oscar: il nonno Abelard, un medico stimato e benestante, sempre attento a non esprimere opinioni politiche e a chiudere prudentemente gli occhi di fronte alle nefandezze del regime (perché nella Repubblica era sufficiente pronunciare in modo scorretto il nome della madre di Trujillo per entrare nella lista nera della onnipresente polizia segreta del tiranno), il quale però non riesce a evitare di cadere irreparabilmente in disgrazia per essersi opposto alle libidinose attenzioni di Trujillo nei confronti della giovane e avvenente primogenita; la madre Beli, cresciuta nella miseria come una Cenerentola presso una spregevole famiglia adottiva nella provincia più remota e arretrata del Paese, sottratta poi a una infausta sorte da una compassionevole lontana parente, e per tutta l’adolescenza in preda a “un inestinguibile desiderio di altrove”, in una nazione che però era “praticamente a prova di evasione, l’Alcatraz delle Antille”, fino a che una brutale e insensata violenza da cui a stento riesce a uscire viva la catapulta finalmente negli Stati Uniti; e infine Oscar, che pur essendo apparentemente agli antipodi della genitrice (quanto lei è bella, fiera, orgogliosa e sensuale tanto lui è goffo, sfigato e imbranato con l’altro sesso), è costretto a ripercorrere la medesima via crucis, non solo in modo simbolico ma subendo addirittura una analoga violenza nello stesso topos geografico (la piantagione di canna da zucchero). Oscar è un personaggio quanto mai originale: nerd sgraziato, sovrappeso, appassionato di fantascienza e di giochi di ruolo (“L’amico portava la sua nerdità come uno Jedi porta la spada laser […] Non sarebbe potuto passare per Normale neppure se avesse voluto”), egli è l’antieroe per eccellenza, ma è impossibile non volergli bene quando lo seguiamo nei suoi disperati tentativi di intrecciare una qualche relazione con le ragazze, da cui è tanto irresistibilmente quanto vanamente attratto, e riuscire così a sfuggire al suo miserevole destino di vergine suo malgrado. Eppure è proprio Oscar che, nella sua titanica e improbabile ricerca di amore, riuscirà a compiere l’unico atto eroico e romantico del libro (quando, incurante dei rischi che corre, fa di tutto per sottrarre Ybon, una prostituta di cui si è perdutamente innamorato, alla relazione tossica con un poliziotto prepotente e crudele), ergendosi per una volta almeno all’altezza dei supereroi da lui tanto amati, e legittimando così quell’aggettivo “favolosa”, che nel titolo sta accanto a “breve”. Se per Aristotele la “tragedia è mimesi di un’azione seria e compiuta in se stessa […], la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni”, “La breve favolosa vita di Oscar Wao” è una tragedia a tutti gli effetti, con la dolorosa fine del protagonista che suona come un epitaffio apposto su un Paese tanto meraviglioso quanto invivibile (“un maldito infierno” lo chiama il cugino Pedro Pablo), incapace di liberarsi della atavica violenza in cui è vissuto per così tanto tempo (“non siamo altro che dieci milioni di Trujillos”, chiosa piena di sconforto Lola dopo la morte del fratello), ma anche come una catartica rivendicazione che “omnia vincit amor”.
Nonostante i luttuosi fatti narrati, il tono del romanzo di Diaz è tutt’altro che cupo e malinconico. Narrato tutto in terza persona (anche se nel secondo capitolo compaiono una tantum sia l’inusuale seconda persona sia la prima) da colui che si definisce l’Osservatore (è Yunior, un amico di Oscar e Lola, come viene svelato dopo qualche decina di pagine), il testo è sorprendentemente disinvolto e spigliato, con frequenti strizzate d’occhio al lettore, tipo “fate partire le risate di sottofondo quando volete”, un po’ alla Giovane Holden. Lo stile è colloquiale, talvolta addirittura triviale, spesso vernacolare, con un uso così abbondante di termini spagnoli da richiedere in appendice un apposito glossario: praticamente una sorta di spanglish. Oscar e Yunior poi si identificano spesso nei personaggi dei loro film e libri preferiti, un universo fantasy che va da Tolkien ai supereroi Marvel, un po’ come accadeva ai protagonisti del quasi coevo “La fortezza della solitudine” di Jonathan Lethem. Siccome siamo nei Caraibi, caratterizzati da una “ipertrofica fantasia voodoo” e da una “straordinaria tolleranza ai fenomeni estremi”, non può mancare una spruzzata di realismo magico, come quando una mangusta appare inopinatamente per condurre Beli, straziata dalle violenze subite, attraverso la piantagione di canna da zucchero verso la salvezza. Se infine si aggiunge la presenza di un corposo apparato di note a pie’ di pagina e di ben due glossari, uno, come si diceva, per i termini in spagnolo-dominicano e uno per i riferimenti alla fantascienza e al fantasy, cosa che lo rende quanto di più simile possibile all’”Infinite jest” di Wallace (in cui le note in calce costituivano una sorta di libro nel libro), si può capire come “La breve favolosa vita di Oscar Wao” sia un originalissimo pastiche, un esperimento che, pur nutrito di tantissime influenze, letterarie e non, si rivela un appassionante unicum nella letteratura del XXI secolo, capace di emozionare, divertire e commuovere nello stesso tempo.
Indicazioni utili
Ce l'ha fatta!!!
Storia di una famiglia dominicana sotto la dittatura di Truillo, una storia alla Marquez con un tocco di J.K. Toole e un finale quasi surreale come quello di Toole.
Il protagonista, Oscar non ha un gran successo con le donne:
"Oscar, lo ammoniva Lola, morirai vergine se non cominci a cambiare.
Credi che non lo sappia? Ancora cinque anni così e credo che mi dedicheranno una chiesa.
Il libro ci racconta la vita della madre e della sorella di Oscar ma soprattutto quella di Oscar, tutti accomunati dalla sfortuna più nera.
(Oscar) ogni giorno vedeva i ragazzi fichi tormentare violentemente i grassi, i brutti, gli intelligenti, i meticci, i neri, gli antipatici, gli africani, gli indiani, gli arabi, gli immigrati i diversi, gli effemminati, i gay e in ognuno di quei conflitti vedeva se stesso.
Il romanzo come spesso mi capita con i romanzi del centro-sud America non mi ha entusiasmato. Però, anche se la maggior parte del libro non ha lasciato il segno, il finale mi è sembrato esplosivo e geniale, ricco di idee ma anche di poesia per cui vale la pena di leggere il libro anche solo per le bellissime pagine finali.
Nel suo libro preferito: Watchmen, Oscar che non aveva mai imbrattato un libro in vita sua, ha cerchiato tre volte una tavola in cui Veidt, personaggio del libro, dice: "Ho fatto la cosa giusta, vero? Ha funzionato alla fine"
E Manhattan prima di svanire dal nostro universo risponde:
" Alla fine? Non esiste la fine Adrian. Non finisce mai niente."
Naturalmente anche il titolo del libro è geniale.
Indicazioni utili
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Facciamo l'amore, non la guerra...
Mi chiedo: cosa sarebbe stato questo romanzo se non fosse stato scritto da un dominicano ma da un russo, per esempio? Una tragedia, credo, una storia dai toni tristi e cupi.. eh sì.. perchè dovete sapere che la vita di Oscar Wao è stata certo breve come recita il titolo ma tutt'altro che favolosa, una vera e propria odissea che solo un dominicano può giudicare come 'meravigliosa' e descrivere di conseguenza senza sfociare mai nel vittimismo... forse perchè i dominicani, un pò come i brasiliani, hanno nel sangue la gioia di vivere, l'ottimismo, la musica, il mare e .. perchè no.. scopano, selvaggiamente ed allegramente, senza troppi pensieri..
E allora sì che la vita di Oscar Wao diventa favolosa, "una meraviglia": pur essendo un personaggio inventato, la sua storia potrebbe essere comune a quella di molti altri dominicani vissuti nello stesso periodo, ossia verso la fine degli anni '60 quando Santo Domingo è sotto la dittatura di Trujillo, subendone così le ingiustizie, i soprusi e la violenza spesso gratuita ed ingiustificata.
Una dittatura che s'impone eliminando con la forza ogni tentativo di ribellione, spoglia i poveri rendendoli ancor più poveri, privandoli di tutto, persino dei loro sogni nel momento in cui la speranza di un futuro migliore s'infrange contro il muro di terrore con cui Trujillo fortifica il suo potere isolando la repubblica dominicana dal resto del mondo ... tanto da rendere la fuga da quella fortezza l'unica ancora di salvezza, l'unica possibilità di cambiamento.
Non è facile vivere in un mondo come questo... in fondo il problema di Oscar è il minore tra tutti, lui teme solo di rimanere l'unico dominicano a non aver mai assaporato il toto (*).. ma provate a leggere le vicende che hanno segnato la vita di tutti i componenti della sua famiglia, la sorella Lola, la madre sino ai suoi nonni... sembra quasi che il fukù (**) si sia abbattuto su quella famiglia, ma non è il fukù... è solo la vita di tutti i giorni a Santo Domingo ai tempi del jodido (***) Trujillo.
Però sono dominicani loro, resistono, soffrono ma non demordono perchè amano troppo la vita, la libertà ed inseguiranno sino alla fine i loro sogni.
Una grande lezione di vita, direi.
Per questo consiglio vivamente questo libro; effettivamente risulta un pò ostico nella prima parte, forse perchè abbondano le espressioni in lingua madre non sempre tradotte nelle appendici finali ed i frequenti riferimenti a giochi di ruolo e fumetti fantasy di cui Oscar è un grande appassionato. Ma credetemi, vale la pena leggerlo sino alla fine.
Glossario:
(*) toto: fica
(**) fukù: sfiga, malocchio
(***) jodido: fottuto
Indicazioni utili
La breve favolosa vita di Oscar Wao.
"Così è la vita. Tutta la felicità che riesci a mettere insieme viene spazzata via come se niente fosse. Se volete la mia opinione, non credo che esistano le maledizioni. La vita, da sola, basta e avanza."
Questo libro racconta la storia di Oscar Wao, ma anche quella della madre Belì e del nonno Abelard, ambientato nella Repubblica Dominicana sotto la dittatura di Trujillo.
Oscar è un ragazzo che ama tutte le donne, ma le donne non amano affatto lui a causa dei suoi chili eccessivi e del suo linguaggio ricercato e complicato che prende spunto dalla sua passione per i fumetti, libri e film fantasy, lui è un ragazzo nerd, che vive da escluso, rigettato dalla società, la cui famiglia è stata colpita da un orribile FUKU'(sfiga), ogni componente della sua famiglia, mamma e nonno, vivranno grandi passioni, ma alla fine la morte arriverà.
Un libro dalla scrittura veloce, serrata, diviso in capitoli, dove vengono raccontate le storie di Oscar, della madre Belì, della sorella Lola, del fidanzato della sorella Yunior, del nonno Abelard e della sua famiglia, peccato per i continui richiami al fantasy, per chi non è appassionato come me in fondo al libro c'è il glossario, ci sono varie appendici in fondo alle pagine durante il racconto per richiami storici sui vari crimini e misfatti del dittatore Trujillo e il linguaggio a tratti per i miei gusti è stato veramente troppo scurrile.
Un libro comunque che non mi è dispiaciuto perchè in fondo racconta che la vita (fukù o no), non è mai troppo semplice, soprattutto se vissuta in regime di dittature e da emarginati, ma alla fine l'autore inneggia alla vita che va vissuta sempre e comunque fino alla fine.
In definitiva La meravigliosa vita di Oscar Wao sorprende e diverte, mi sono immaginata di godermelo all’ombra del banano e sorseggiando rum, indossando un costume anni '50 con in testa un grande cappello di paglia.
Indicazioni utili
Orginale
Prendete uno sfondo alla Garcia Marquez, dategli due pennellate di Dave Eggers ("L'opera struggente di un formidabile genio" ) e ravvivate con i colori nostalgici alla Jonathan Lethem (" La fortezza della solitudine") , rifinite con un pò di sottile umorismo : avrete il quadro dipinto da Junot Diaz.
L'autore prende spunto dalle vicende legate al regime dittatoriale di Trujillo per descrivere vita, usi e costumi della Repubblica Dominicana e la storia di una famiglia : la famiglia del protagonista Oscar.
Oscar è un ragazzo che si porta appresso le tradizioni della sua gente e i luoghi comuni che le accompagnano come fossero un fardello, quale dominicano non è brillante, fisicamente un atleta vicino alla perfezione, spigliato ed affascinante con le donne e quindi infaticabile ed irresistibile sciupafemmine ? Oscar...appunto...100 e passa kg di frustrazioni affogate nei fumetti , nella
fantascienza, nel sogno di essere accettato per quello che è da una società che sembra sempre cercare qualcos'altro.
La storia della famiglia di Oscar si dipana tra la Repubblica Dominicana e il New Jersey , tutti i membri della famiglia diventano un pò protagonisti per la scelta dell'autore di raccontare l'evolversi della storia mano a mano con gli occhi di un diverso componente della famiglia, prima lo stesso Oscar , poi la sorella, quindi la madre, la nonna, persino il fidanzato della sorella quasi a voler
rendere la sensazione di quanto siano importanti e sentiti certi legami di famiglia.
Tutta la narrazione è costellata di innumerevoli espressioni in spagnolo e altrettanto innumerevoli riferimenti al mondo delle science fiction, in fondo al libro ci sono ben due piccoli dizionari (assolutamente insufficienti almeno quello in spagnolo) per raccapezzarsi nei dialoghi. In qualche punto questo modo di raccontare fa inciampare un pò il lettore , alla lunga non stanca ma anzi appassiona, è molto realistico perchè spesso chi emigra si rivolge ai familiari con uno slang inframmezzato di termini nella propria lingua madre.
Finale molto commovente nel quale Oscar trova quello che ha sempre cercato, e con il quale l'autore pone un interrogativo struggente: quello che cerchiamo vale così tanto anche se dura così poco e a questo prezzo ?
Nel complesso molto bello e originale.
Indicazioni utili
Il breve favoloso romanzo di Junot Diaz.
Ok, vi avverto in partenza, se volete leggervi questa recensione preparatevi ad una bordata di elogi e complimenti, perché questo è senza dubbio uno dei migliori libri che abbia letto nell'ultimo anno, o più in generale nella mia vita. L'ho preso praticamente per caso, ero rimasto contento di Middlesex, premio Pulitzer del 2003, e così ho deciso di riaffidarmi ad un altro Pulitzer, quello del 2008, "La breve favolosa vita di Oscar Wao", appunto. Non sapevo nulla di Junot Diaz, nè chi era nè cosa aveva scritto, però la trama del libro mi incuriosiva e così l'ho preso. Sono rimasto praticamente affascinato fin dall'inizio da questo capolavoro, come lo apri infatti il buon Junot ti spiega subito che in questo romanzo, alla fine del libro, ci sono due appendici, la prima per i termini spagnolo/dominicani e la seconda per i termini nerd. Si, avete capito bene, termini nerd, cioè riferimenti al Signore degli Anelli, Star Trek, fumetti Marvel e DC e tutto il resto. Ma forse è meglio che racconti un po' la trama del libro, così sicuramente capirete meglio. Il romanzo parla della storia di Oscar Wao, un ragazzotto dominicano che a causa di una maledizione (fukù) che è stata lanciata anni prima sulla sua famiglia, non riesce ad avere nessun tipo di rapporto (e non solo strettamente sessuale) con nessuna donna. Certo, l'aspetto di Oscar non lo aiuta, pesa infatti ben più di 100 kg, non veste alla moda, non ha amici ed è fissato per tutto ciò che è nerd: fumetto di fantascienza, romanzi fantasy, film e tutto il resto, praticamente passa le sue giornate così. Questa dovrebbe essere la storia principale, in realtà la storia di Oscar occupa solo la parte finale del racconto e quella iniziale, perché nella parte centrale Diaz ci racconta non solo dettagliatamente la storia della sorella, della madre e dell'ex della sorella, ma in tutto il corso del romanzo tramite delle stupende note ci descrive in maniera perfetta cosa era la Repubblica Dominicana ai tempi di Trujillo. Perché dico stupende note? Perché voi vi aspetterete le solite note esplicative NdA, invece no, le note sono delle splendide descrizione, personalizzate da lui, che spiega gli orrori della dittatura di Trujillo aggiungendo, in maniera fantastica, un pizzico di ironia. Cos'è in sostanza "La breve favolosa vita di Oscar Wao"? È un romanzo di denuncia verso la dittatura di Trujillo, si, ma è anche un romanzo di denuncia verso le discriminazioni razziali e sessuali, ed è anche un romanzo di denuncia sociale, è poi un romanzo pieno di suspense e colpi di scena, ed è anche un romanzo d'amore. Si, è tutto questo il fantastico romanzo di Diaz, ed alla fine, quando quasi inizi a pensare che la breve trama in copertina sia sbagliata e che Oscar Wao sia una comparsa e non il protagonista (anche se i protagonisti sono un po’ tutti i personaggi del libro), ecco che ti stupisce, e nelle ultime 70 pagine ti tira fuori un romanzo d'amore tanto intenso quanto struggente. E quando pensi che questo splendore sia finito, ecco l'ultima lettera, le ultime due pagine, dove realizzi che il premio Pulitzer è il minimo, e che Oscar è un personaggio fantastico. Un libro a dir poco geniale, l’unico punto negativo è che Junot Diaz ha scritto ancora pochi romanzi per diventarne dipendente. Vabbè, ma che aspettate? State ancora qua? Dai su, andate a prenderlo.
Indicazioni utili
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
tenero oscar
Libro molto piacevole, anche la lettura. Narra delle avventure di Oscar Wao, dominicano che si ritrova nel new jersey, con l'ossessine per i libri e per le ragazze. ossessionato dal suo peso e dalle ragazze, la storia sua e della sua famiglia è commovente, sopratutto perchè c'è questa voglia di superare quel destino segnato che lui porta come un peso karmico dal quale deve liberarsi.
Molto bello.
Indicazioni utili
Una saga domenicana
Ho amato tante letture che narrano di saghe familiari dell'america latina, ma questa di Oscar un "nerd supersfigato latino-americano", piena di violenza, non mi ha particolarmente convinta. Anche se l'autore è stato bravo a raccontare tutta la storia con riferimenti fiabeschi post-moderni, con spunti storici della Repubblica Domenicana in pieno regime Trujillo Molina.
Indicazioni utili
la breve favolosa vita di oscar wao
un libro veramente bello e scorrevole. abbraccia tre generazioni di una famiglia della repubblica dominicana , ai tempi di una dittatura feroce, ove anche il solo sospetto di pensarla "diversamente" ,era sufficiente per rimetterci la pelle. bellissime le descrizioni dei vari personaggi, (figli, madre, nonna ) nello scorrere lento del tempo. lo consiglio vivamente a chi ama "leggere".




























