Narrativa straniera Romanzi La seconda spada. Una storia di maggio
 

La seconda spada. Una storia di maggio La seconda spada. Una storia di maggio

La seconda spada. Una storia di maggio

Letteratura straniera

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Parte per una spedizione vendicativa postuma, per riparare a un torto antico, il protagonista di "La seconda spada". Vuole vendicare la sua «santa» madre, calunniata da una giornalista in un vecchio articolo, in cui insinuava che la donna fosse una simpatizzante del Terzo Reich. Per affrontare la sua missione, l'io narrante lascia quella che ormai è diventata la sua casa, il luogo cui ritorna dopo lunghi vagabondaggi a piedi per la campagna dell'Île-de-France. Dove trovare complici per il suo piano? E poi, si può davvero parlare di un piano, o si tratta piuttosto di un impulso irresistibile, di un movimento senza una direzione precisa? Gli scambi di battute con i possibili esecutori del delitto creano una suspense curiosa: è la parodia di un poliziesco, o forse un gioco condotto con un sottile, spiazzante sense of humour? O è una questione molto seria, come seria è da sempre per Handke l'evocazione della madre adorata, già protagonista del suo "Infelicità senza desideri"? O ancora è una frecciata contro i giornalisti che colpiscono da lontano senza guardare in faccia le proprie vittime? Trarrà le sue conclusioni il lettore, lui sì chiamato in causa come un amico, mentre legge e si abbandona al passo dell'autore in cammino.



Recensione della Redazione QLibri

 
La seconda spada. Una storia di maggio 2020-10-24 09:47:12 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    24 Ottobre, 2020
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BEN VENGA MAGGIO!

Un nuovo viaggio di ritorno al paese natale, un nuovo percorso interiore che non può prescindere dai ricordi. L’austriaco Peter Handke è garanzia di qualità, indipendentemente dal lauro del Nobel. La sua penna prolifica ha un elevato peso specifico, la sua voce è quasi “ubiqua”: ora vicino al lettore, la senti quasi sussurrare nell’orecchio e contemporaneamente si allontana a narrare fatti remoti. Proseguendo nella lettura, si ha la sensazione di avere tra le mani un’opera di qualità letteraria straordinaria. Sono queste le sensazioni che suscita, dopo aver fatto esperienza di lettura handkiana con “Infelicità senza desideri” e “La ladra di frutta”.
Il richiamo a quest’ultimo romanzo è innegabile.
La preparazione di un viaggio che si dimostra un percorso interiore: l’incipit de “La ladra di frutta” ha ambientazione esterna, si apre con immagini di primavera, con la puntura di un’ape quale spinta/segnale dell’inizio di un nuovo tempo da vivere, mentre “La seconda spada” si apre in tempo primaverile, a maggio per la precisione, ma in un ambiente chiuso, col protagonista narratore che si guarda allo specchio cercando nel volto qualche indizio che gli riveli una nascosta natura di assassino e di vendicatore. Nonostante ambientazioni più urbane, come stazione, treni, alberghi, la natura torna protagonista qui come ne “La ladra di frutta”, con i suoi alberi, le cui chiome riecheggiano come “voci di bambini”, con le sue “farfalle dei Balcani” tanto care all’autore che turbinano nell’aria infuocata ai piedi della Collina Eterna, con i suoi uccelli che stavolta non sono solo ricco sfondo ornitologico, ma personaggi della stessa storia che coi loro versi diventano gli interlocutori privilegiati del narratore. Il tema del luogo di origine da scoprire/riscoprire attraverso i ricordi, una memoria involontaria di origine proustiana che scatta come una molla ad ogni profumo, ogni sapore, (anche se per captatio benevolentiae Handke sostiene “niente di paragonabile alla madeleine del tempo perduto e ritrovato di Monsier Marcel Proust”) si intreccia sapientemente all’altro tema ricorrente nelle opere di Handke, quello del sentirsi sconosciuto a se stesso, quello di sentirsi straniero in patria e contemporaneamente di appartenere a qualsiasi luogo. “Per me il senso dell’origine è molto profondo: non posso tornare indietro, ma sono sempre là…” diceva l’autore in un’intervista (E.Filippini, ediz.Castelvecchi, 2013).
Prima di partire, l’innegabile ammissione:
“Mi era sempre tornata in mente nella vita la vecchia storia, più o meno biblica, dell’uomo quale era stato afferrato da Dio o da chissà quale altra forza maggiore per una ciocca di capelli, e portato via dal suo luogo natio, da tutt’altra parte – in un altro Paese”. (pag.19)
Nel passo a pag.72 che cito come assaggio della sua scrittura ironica, a volte fredda e cristallina, torna l’immagine dello straniero di Camus, nascosto nell’io più profondo e segreto del protagonista:
“...nell’altro Paese, io, l’estraneo, lo straniero, sentendo i latrati e gli strepiti, spesso infiniti, dei cani oriundi – più oriundi di così non era possibile -nei giardini vicini, non potevo impedirmi di immaginare continuamente, scena peraltro spiacevole, di prendere un bazooka – di cui ignoro nel mondo più assoluto caratteristiche e funzionamento – per far saltare in aria la relativa casa oriunda; di livellarne il terreno, di trasformarlo in un inferno di fiamme, con tanto di lamenti di animali e uomini che ci vivevano. E un giorno o l’altro un atto di violenza lo commetterò davvero (o forse no) …”
La necessità impellente di vendicare sua madre, la sua “santa” madre, più volte ricordata nel libro, così come nell’altro, “Infelicità senza desideri”, è la spinta a percorrere questo viaggio alla ricerca di se stesso per scoprire alla fine che esiste una seconda spada.

SPOILER? Ma no, ma quale spoiler quando siamo di fronte ad un’opera a trama quasi zero, che si fa leggere per la pregevolezza dello stile e la profondità delle osservazioni sul mondo? Però vi anticipo che il libro, nel finale, si allinea a “La ladra di frutta” pur con le sue differenze, in quanto questo libro così breve, poco più di 150 pagine, rispetto al precedente dà una sensazione di compiutezza, è meno “sfuggente”.


La seconda spada, la seconda possibilità, l’alternativa alla prima, che è quella più facile ed ovvia quella della violenza e della giustizia fatta da soli. E’ una storia di rinascita, dopo aver fatto pace col passato, è la storia di una nuova primavera, già preannunciata nel sottotitolo “ una storia di maggio”, dove la natura sua interlocutrice col suo verde ed i suoi suoni, gli sussurra “Fallo”Fallo!compi la tua vendetta”, ma il vero messaggio è tutt’altro, il vero messaggio della letteratura è al limite, affermava qualche anno fa l’autore “Tutto ciò che scrivo è al limite. Solo al limite appare qualche cosa. Al limite del tempo appare l’eternità”.

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La ladra di frutta
Infelicità senza desideri
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La seconda spada. Una storia di maggio 2021-02-16 17:36:12 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Febbraio, 2021
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Introspezione in quel di maggio

Un concentrato di letteratura è l’opera di Peter Handke, opera all’interno della quale il protagonista è mosso dal desiderio di vendicarsi di un’antica calunnia subita dalla madre defunta. È per questo che si mette in viaggio alla ricerca della giornalista alla quale adduce l’addebito del torto subito.
La madre e il suo ricordo, l’Austria, che nel tempo e nello spazio si ripresenta, il viaggio che è un peregrinare, da sempre sono temi cari alla scrittura di Handke insieme a quell'itinerario introspettivo che da sempre l’accompagna.
L’autore trasporta tra le pagine pensieri, opinioni, ironia, e flusso interiore. Un flusso interiore ininterrotto e continuo. Il tutto da un punto di vista unico in cui il lettore è direttamente interpellato dal protagonista e dunque dallo stesso Peter. Titolo, ancora, che inizia “in media res” e con il “vendicatore” che passa all’azione mettendosi in viaggio in quella tarda primavera del mese di maggio che tinteggia quel passato che riaffiora tra la memoria e il ricordo.
Ma la vendetta è soltanto l’inizio di quello che accompagna nel percorso letterario perché come nel perfetto romanzo di formazione questa si trasformerà in un viaggio di rinascita e di riappacificazione con il passato. Il protagonista riesce per mezzo della letteratura a liberarsi dei suoi fantasmi e dei propri fardelli e per mezzo di quella seconda spada, di cui al titolo, ritroverà se stesso.
Elaborato dai toni evocativi ma anche vaporosi, “La seconda spada” è un titolo che chiede di essere interpretato e che non si ferma a una lettura superficiale. È uno scritto che chiede di essere letto un poco alla volta e che può non arrivare a causa dell’impostazione narrativa in quanto chi legge, soprattutto nella prima parte, fatica a ricomporre il puzzle e a capire dove il narratore voglia condurre. Apparentemente la sensazione è quella di una non trama a cui è richiesto uno sforzo notevole da parte del conoscitore.
È un libro, dunque, che consiglio soltanto agli appassionati del genere perché il rischio di una delusione è alto così come quello del suo non arrivare.

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