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Milano non ha memoria. Il commissario Lorenzi indaga a Lambrate
 
Milano non ha memoria. Il commissario Lorenzi indaga a Lambrate 2016-08-07 13:14:16 catcarlo
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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catcarlo Opinione inserita da catcarlo    07 Agosto, 2016
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Si può dare di più

L’ambientazione milanese, in prevalenza a Lambrate con qualche importante deviazione sui Navigli, ha il suo fascino sottile (specie sul sottoscritto) e l’intreccio giallo con intense sfumature noir, malgrado alcune sbavature, tiene fino al colpo di scena finale: sebbene quest’ultimo non si possa definire inatteso, le pagine dedicate all’investigazione sanno coinvolgere grazie a un ritmo e a una scansione che costringono il lettore a chiedersi che succederà alla prossima svolta della vicenda. E’ tutto il resto che non funziona: la quarta indagine del commissario Lorenzi – alla ricerca dei responsabili della morte di alcuni immigrati pacifici e integrati – è circondata da un contorno manicheo che divide i buoni e cattivi, il che sarebbe accettabile se l’operazione non avvenisse per vie rozze e troppo esplicite. L’autore guarda il mondo dall’esterma sinistra: i colpevoli stanno ovviamente sulla sponda opposta e sono dei sadici malvagi che paiono usciti da un fumetto di supereroi a stelle e strisce mentre la polizia e il potere continuano a pendere dalla loro parte, al netto di poche stimate eccezioni. Non bastassero le caratterizzazioni, d’ogni tanto ci scappa un pistolotto che c’entra come i cavoli a merenda e anche la storia dei due vecchi partigiani, pur se raccontata in modo teneramente efficace, finisce per risultare superflua: insomma, se il romanzo illustra una tesi va bene, basta che questa sia implicita negli avvenimenti, se no, come qui, può essere causa di sbruffi, altrimenti immeritati, che nascono spontanei quando la tensione narrativa va a farsi benedire. Al confronto, hanno meno peso certe banalità – non se ne può più di vissuti tutori dell’ordine che si portano a letto la figona di turno (oltretutto ignorandone un’altra di lui perdutamente innamorata) - e scopiazzature, evidenti in svariati tratti salienti dei poliziotti del commissariato che assomigliano in maniera eccessiva a quelli di Vigata, incluso un simil-Catarella di origine sarda: è perciò sperabile che, in futuro, Marchitelli riesca a trovare l’equilibrio fra le varie parti e, magari aggiungendo il lavoro di lima sulla lingua, arrivando così a un risultato che sia all’altezza delle aspettative create.

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