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Pesci piccoli
 
Pesci piccoli 2024-02-04 18:32:17 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    04 Febbraio, 2024
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Ricatti, miracoli e... pesci piccoli.

Ritornano i personaggi cari a Robecchi, da Carlo Monterosso ideatore di CrazyLove, spettacolo televisivo di punta (per lui la "Grande Fabbrica della Merda"), presentato da "sua maestà incoronata" Flora De Pisis e prodotto da Bianca Ballesi, l'amica di Carlo, alla coppia di agenti di polizia Ghezzi e Carella ed agli investigatori dell'agenzia "Sistemi Integrati" Falcone e Cirrielli, della quale è socio anche Monterosso. Il giallo ci racconta due storie molto diverse. Nella prima, Monterosso ed i suoi due soci sono chiamati ad occuparsi di uno strano furto: negli uffici milanesi della IGO (Italiana Grandi Opere) hanno rubato un pacco contenente una chiavetta USB e documenti riguardanti un grosso affare, la costruzione di una diga in Ghana. Un affare miliardario, in collaborazione con i cinesi, una brutta storia, poiché si scopriranno foto compromettenti di alcuni funzionari (droga e minorenni), una storia di ricattati e ricattatori, che coinvolgerà dirigenti della IGO, un sospetto ufficio di sorveglianza ed una intraprendente donna delle pulizie separata dal marito tipografo, Teresa, che pian piano, diventerà una delle figure principali del racconto. Nella seconda storia, parallela alla prima, l'ambientazione cambia completamente: in un paesino della campagna pavese, un prete spretato e la sua compagna, una ex pornostar, esibiscono un crocefisso che ogni tanto risplende, un'occasione unica per predicare miracoli, raccogliere fedeli e donazioni. E' anche un'occasione d'oro per Flora che trasporta nel suo spettacolo televisivo pazienti miracolosamente guariti e medici compiacenti. La stessa presentatrice in ginocchio invoca estatica il Signore, ma i carabinieri indagano, si scopre il trucco, l'ex prete scompare con il malloppo. Altra occasione imperdibile per la De Pisis e altra serata memorabile in TV: da estatica e adorante, la conduttrice si trasforma in fustigatrice di falsi profeti e di creduloni raggirati.
E i pesci piccoli? Li lasciamo ai due disincantati poliziotti, Ghezzi e Carella. Il capo, Gregori, li ha incaricati di occuparsi di vecchie denunce, roba da poco, da pesci piccoli appunto: uno svuotacantine che approfitta dell'incarico per appropriarsi della merce, un incidente d'auto provocato da pastiglie dei freni fasulle, una badante che tiranneggia la vecchietta affidatale, un tipografo che gioca sporco stampando falsi moduli amministrativi e che, per di più, non passa gli alimenti a Teresa, l'ex moglie... Insomma, un campionario di poveri cristi contro cui si accanisce la giustizia, trascurando magari pesci molto più grossi, delinquenti veri che se la ridono e se la spassano impuniti.
Questa è la Milano vera, il suo tessuto sociale, inquinato da malfattori da quattro soldi e da tutto un mondo che corre veloce, all'insegna dell'apparenza e della superficialità, un mondo senza un nesso logico e senza pause di riflessione. Emerge da questo caos Teresa, la donna delle pulizie di umili origini, una quarantenne semplice che accetta il suo lavoro a ore negli uffici senza mugugni, pur sognando un avvenire migliore: avrà modo di incontrare Monterosso, scoccherà una scintilla, imprevedibile, che cambierà la vita dei due. Un ricco autore televisivo ed una povera popolana: due rappresentanti di ceti sociali lontanissimi che si scontrano e s'innamorano. Questa è la vera novità che mette in scena Robecchi: Teresa è una ventata d'aria nuova, limpida che scompiglierà la vita di Carlo, all'insegna dell' amor vincit omnia, senza preclusioni o pregiudizi. E, sembra aggiungere lo scrittore, sarebbe ora che la finissimo ipocritamente di meravigliarci.
Lo stile di Robecchi è come sempre arguto, ironico, coinvolgente. Sembra un colloquio con un vecchio amico, che scava con mano leggera e sapiente nella personalità di personaggi veri e credibili: sullo sfondo una città con tanti problemi irrisolti e due mondi contrapposti e ben delineati nella trama del racconto, i quartieri privilegiati della ricca borghesia e tutto un sottobosco di poveracci che tirano a campare, tra illusioni e fallimenti.
Un ottimo giallo con un forte impatto sociale, che ancora una volta non fa che confermare la famosa affermazione del Manzoni nei Promessi Sposi, riportata anche da Robecci nell'esergo del romanzo :"I poveri, ci vuol poco a farli comparire birboni".







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Dopo aver dato l'ultima possibilità a Manzini con il sesto libro della serie Rocco Schiavone che andrò a leggere... essendo profondamente delusa e amareggiata comincerò Robecchi sperando di trovare un autore divertente e che si prenda meno sul serio.
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