La caccia al tesoro La caccia al tesoro

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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    21 Ottobre, 2015
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La sfida

Ho intitolato la recensione "la sfida" perché attraverso una caccia al tesoro un fantomatico antagonista del Commissario Montalbano cerca di gareggiare con il nostro protagonista....ma quale finale avrà la storia?
Un Camilleri che ci dipinge una trama letteraria di alto livello, forse alcune cose prevedibili ma non fanno perdere la presa che la trama impone al lettore.
Sempre efficace la presenza di Ingrid.
Questa storia si apre subito con una situazione adrenalinica che porta Salvo Montalbano a porsi delle domande sui rischi del suo lavoro. Quasi da film dell'orrore il clima che l'autore descrive entrando ad inizio storia in una casa.
Poi la trama diviene un po' tragicomica ma di sicuro fascino.
Era da qualche opera che Montalbano non mi catturava come in quedta storia.
Grande Camilleri penna sempre raffinata.
Buona lettura a tutti.
Il Syd

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I precedenti con Montalbano
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Opinione inserita da Davide    05 Gennaio, 2013

Thriller alla Deaver

Ho letto diversi romanzi di Camilleri, ma La caccia al tesoro a mio parere è mozzafiato. Parte lento, cresce di intensità fino al colpo di scena finale. Il colpevole è facilmente riconoscibile, ma non si immagina il livello
di crudeltà dalla quale il lettore sarà travolto. Il passaggio dalla follia senile, quasi comica, alla lucida mattanza programmata. Camilleri si è superato nell'intensità e nella sostanza della crudeltà umana.

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lella gritti Opinione inserita da lella gritti    10 Ottobre, 2011
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Una caccia drammatica

Piacevole, come al solito. Leggere un libro di Camilleri mi fa stare bene. Montalbano è quasi una persona che si pensa di conoscere veramente e con i suoi libri ci dà notizie di sè.
Anche i riferimenti che Camilleri inserisce nel libro alla nostra realtà di tutti i giorni (alle notizie vere e recenti, pubblicate dai quotidiani) mi permette di partecipare a una specie di rivalsa, quasi che Montalbano esistesse davvero e possa essere un vero nuovo angelo vendicatore contro le ingiustizie grandi e piccole che fronteggiamo ogni giorno.
I personaggi, e in primis, Montalbano sono sempre molto umani e veri.
Allo stesso modo la capacità inventiva di Camilleri, vista la sua età, non finisce di stupirmi e di suscitare la mia invidia. Ma a chi verrebbe mai in mente di scrivere un romanzo con protagoniste delle bambole gonfiabili? a un geniaccio!

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ed è affezionato a Camilleri e Montalbano
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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Pochi deboli indizi

Andrea Camilleri e Salvo Montalbano non si toccano, siamo tutti d'accordo. Però, forse, quando un personaggio è così amato, così conosciuto e universalmente apprezzato ad un certo punto si dovrebbe trovare il coraggio di ucciderlo (metaforicamente parlando) senza lascialo invecchiare, inacidire e indurire.
Sarò io, sarà la vecchiaia, sarà 'sto buco nell'azoto, ma Montalbano mi lascia sempre l'amaro in bocca ultimamente.

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...tutta la serie, perché Montalbano non si tocca!
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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    10 Novembre, 2010
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voto: ottimo.


Piacevolissimo.
Anche stavolta Camilleri non mi ha delusa.

Storia interessante, direi più "gialla" di altre dello stesso autore.
Ben congegnato; di quelle, per intenderci, che ti fanno proseguire la lettura, anche se non potresti ("ancora una pagina e poi mi fermo...").

Ma questa caccia al tesoro che dà il titolo al romanzo è veramente interessante: parte in sordina -quasi uno scherzo -in cui l'arguto Commissario si cimenta, per vincere la noia di un momento di "calma piatta" nel suo lavoro.
Però la calma è destinata -ahimè -a durare poco , ed il nostro Salvo si accorgerà di quanto la caccia al tesoro sia strettamente legata ad una drammatica scomparsa, e quanto il gioco non sia più un divertimento, ma una tragedia che lo sconvolge come poche prima.....

Nel romanzo non manca alcun ingrediente di mio gradimento.

Le esilaranti gags di Catarella sono come sempre uno spasso.
Fa capolino nella storia l'affascinante Ingrid, "Fimmina con i cabasisi", come la definisce Salvo, che riesce ancora una volta a farlo litigare con la perenne fidanzata Livia, intrigante come una patata lessa.
Salvo fa soltanto due o tre riferimenti alla vecchiaia che incalza, per fortuna! E' meno immalinconito del solito...la dose giusta, direi.
Ci sono, nel romanzo, alcune descrizioni di personaggi, che sono dei veri gioielli.
Da non perdere!!!!

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Tanu Opinione inserita da Tanu    18 Luglio, 2010
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Non finisce di stupirci

Camilleri si supera: impensabile data l'età e la mole di lavori prodotti!! Questa volta Montalbano è impegnato in una tragica caccia al tesoro; il ritmo non è mozzafiato ma sarà difficile mettere giù questo libro che vede Camilleri addentrarsi nel non facile territorio dell'horror vero e proprio: stavolta l'avversario non è un mafioso nè un criminale comune ma un vero e proprio pazzo furioso. Bello davvero.

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Camilleri, in particolare Montalbano
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Francesco L. Opinione inserita da Francesco L.    29 Giugno, 2010
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La Caccia al Tesoro

L'ho letto in due giorni, parola.
Camilleri è fantastico, irresistibile e ironico, ha una scrittura incalzante e soprattutto, non mancano i riferimenti satirici nei suoi romanzi. Eccezionale anche quest'ultimo capitolo: riesce a poiazzarci situazioni paradossali, a introdurne alcune che poi abilmente accantona per farle riemergere in un finale a sorpresa ineccepibile.

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WalBlue Opinione inserita da WalBlue    10 Giugno, 2010
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La caccia al tesoro

Continua il (forse) infinito ciclo della commedia umana di Camilleri, iniziata nel 1978 con il suo primo romanzo, "Il corso delle cose". Il protagonista è nuovamente Salvo Montalbano, il meno poliziesco tra i poliziotti. Perchè Camilleri, testa umana, non parla del commissario Montalbano, bensì di Salvo Montalabano. Ed è questa (apparentemente) sottile differenza che rende ogni libro di Camilleri unico. Camilleri che si supera nuovamente: in questo romanzo si muove in un territorio molto complesso dell'animo umano, la parte di cui meno siamo coscienti ma che più ci influenza e distrugge, e riesce ad appassionare senza spiegare.

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Opinione inserita da cesare giardini    07 Giugno, 2010

un romanzo incalzante

Ecco un nuovo romanzo di Camilleri che si legge tutto d'un fiato, incalzante, ricco di sorprese e colpi di scena. E' una "caccia al tesoro" che un killer psicopatico mette in atto inducendo il commissario Montalbano a rincorrere indizi inviatigli per lettera sino ad arrivare,attraverso colpi di scena ben architettati dallo scrittore, ad un finale inatteso e truculento, quale forse mai si era letto nelle indagini di Montalbano. Montalbano sente il peso degli anni ( la "vecchiaglia" avanza!), mal sopporta la burocrazia e le ipocrisie del potere : ma, alla fine, risolve l'intricata matassa del giallo, anche se salvato in extremis dai suoi fidatissimi collaboratori Fazio, Gallo e Galluzzo. E va, finalmente, a ritemprarsi a Boccadasse, tra le braccia dell'eterna fidanzata Livia... Un Camilleri frizzante, che quasi si coccola il suo Montalbano, guidandolo con perizia e abilità verso una serena vecchiaia ed una meritata pensione. Da sottolineare il finale grandguignolesco, nuovo per Camilleri : non andate a leggervelo subito, per non rovinarvi il piacere della lettura !

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chicca Opinione inserita da chicca    30 Mag, 2010
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la caccia al tesoro

Il solito Montalbano, che bello ritrovarlo, quando ci si affeziona ad un personaggio, è come ritrovare un amico. Infatti anche in questo romanzo Montalbano è lì con le sue passioni di sempre, con le sue debolezze, con il suo amore lontano. Anche la scrittura di Camilleri ci avvinghia e seduce come sempre. Un po' più strong del solito, con un pizzico di sesso, il nostro Montalbano si trova alle prese con due bambole gonfiabili e con una caccia al tesoro alquanto inquietante.

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Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    24 Mag, 2010
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La caccia al tesoro di Andrea Camilleri

Il sedicesimo libro della serie con Montalbano ha un incipit diverso: il commissario non ha passato una nottata fitusa, non s’arroviglia tra le lenzuola, ma più avanti si legge: “e fu accussì che inveci d’essiri, come al solito, arrisbigliato dalla prima luci del jorno, fu lui a vidiri il jorno che s’arrisbigliava”. Sembra di entrare subito nell’atto criminoso, ma poi Camilleri ci svia, ci addentra in un commissariato sonnolento, intorpidito, senza fatti violenti o cruenti sia pure di scarsa entità, Montalbano che non sa come passare il tempo tra un libro di Simenon, una Domenica del Corriere del 1920 e l’osservazione entomologa del percorso di una mosca intorno alla scrivania.
Montalbano primo che interloquisce con Montalbano secondo sulla vecchiaglia, riflessioni sul suo modus operandi più cauteloso: si rimprovera e poi si assolve.
Catarella con le sue proverbiali storpiature lessicali, sciddricate della mano sulla porta e divagazioni con rebus e cruciverba allenta la tensione che tra le pagine s’insinua. La sempiterna e slapita Livia distante anni luce, solo telefonicamente rivendica ancora un minimo di attenzione da parte di Salvo. Fazio, Mimì Augello, Gallo, Galluzzo, la svedese Ingrid cristallizzati nei loro ruoli, ci accompagnano in questa nuova e più noir storia: due vecchi fanatici religiosi, due bambole gonfiabili, lettere anonime che in giochi enigmistici invitano il commissario ad una strana e poco credibile caccia al tesoro, la scomparsa di una giovane e bella ragazza e un giovane aspirante epistemologo, tutto questi elementi sparsi e apparentemente slegati tra loro trovano la giusta collocazione. Montalbano rimette a posto con la sottile arguzia che lo contraddistingue tutti i pezzi del puzzle, quando un lapsus e due omissioni gli illuminano la mente e la risoluzione del caso prende forma anche senza uno straccio di prova, ma “la mancanza di prove non è prova della mancanza”, (Rumsfield). Da “L’età del dubbio” e “La danza del gabbiano” il commissario di Vigàta, 57 enne, s’interroga, si analizza sempre più nel profondo: sì, ripete i suoi rituali legati alla cucina, la buona cucina di Adelina o di Enzo, la passiata al molo, fino sutta al faro, l’assittatina supra allo scoglio con relativa sicaretta, le parole che lo fanno arraggiari, il guasto della natura, della politica, dell’animo umano che lo feriscono, l’offendono, ma ad una certa età s’addiventa insofferenti su tutto. Conferme per lui che sta diventando vecchio. Una forma di spleen cova nel suo cuore e squieta la mente, la solitudine che prima era quasi uno status naturale ora l’avverte con più sofferta sensibilità. Camilleri attinge a piene mani alla sua fantasia, ma anche alle sue eccellenti letture, echi e riferimenti letterari, come il nome della via Brancati al Don Giovanni in Sicilia, bambole gonfiabili comprate all’estero, espressione di un erotismo stravagante e alla moda e altro. La caccia al tesoro è un’altra gemma letteraria di Camilleri che ci emoziona fino all’ultima riga. Come il personaggio Arturo Pennisi, il picciotto ventino, preciso intifico a un Harry Potter, è interessato al funzionamento del cervello di Montalbano quando conduce un’indagine, così noi lettori siamo incuriositi e affascinati della mirabolante struttura linguistica di Camilleri e degli architettonici ed ingegnosi intrecci narrativi delle sue opere. E come se Camilleri sfidando se stesso in un gioco di specchi lanciasse una sfida anche ai suoi lettori facendoli giostrare a più livelli mentali e ingannandoli- da ottimo giallista- per gran parte del testo.

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Montalbano e sempre e...non solo Montalbano
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