La tentazione di essere felici La tentazione di essere felici

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Belmi Opinione inserita da Belmi    04 Aprile, 2020
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Perché lei ha voluto vedere

Cesare Annunziata è un uomo di settantasette anni che per tutta la vita ha sempre pensato solo a se stesso. Il suo stile di vita l'ha messo al riparo da molte cose precludendone però altre. Quando ormai la sua routine di uomo cinico scorreva tranquillamente è arrivato l'imprevisto:

““Perché ne sta parlando con me?”
“Perché lei ha voluto vedere. La maggior parte delle persone anche se ha un sospetto ti dedica uno sguardo compassionevole e si gira dall'altra parte.””

Cesare Annunziata si ritrova coinvolto in qualcosa che non si aspettava e tutta la sua vita si mette in gioco.

“Quando il dolore altrui si avvicina troppo, cominci anche tu ad avvertire una fitta”.

Lorenzo Marone ci porta nella sua Napoli e ci fa conoscere diverse persone davvero interessanti. Il suo protagonista è “il trasformista” Cesare che si trova in bella compagnia con la meravigliosa Rossana, la bellissima Emma, il tenero Marino, la particolare gattara e i suo figli che ci raccontano indirettamente tanto di lui e di come a qualsiasi età si può tentare di essere felice.

Lo stile di Marone non mi ha particolarmente entusiasmato, se da una parte l'ho trovato accessibile a tutti, dall'altra direi anche troppo. L'argomento trattato è molto interessante e reale, forse lo avrei preferito raccontato con uno stile meno “asciutto”; è bello essere diretti ma a volte ci vuole la giusta misura.

Un libro comunque piacevole, molto leggero e anche se il paragone non calza molto, in Cesare ho trovato un po' di Pereira di Tabucchi, ad entrambi è bastato un incontro particolare per rimettere in gioco la propria vita.

Buona lettura!

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    04 Settembre, 2019
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Molto bello

Cesare è un uomo anziano, vedovo da alcuni anni, che fa i conti con se stesso e con i propri errori con assoluta franchezza.
Non vuole sembrare a tutti i costi simpatico, anzi, sembra voler esasperare l'atteggiamento da burbero che in realtà è più una facciata per difendere la propria diversità dagli altri anziani.
La vita di Cesare scorre tutto sommato abbastanza tranquilla nonostante i continui battibecchi con la figlia e un'imbarazzo di fondo con il figlio , al quale Cesare imputa il fatto di non avergli mai confidato di essere omosessuale come una mancanza di fiducia.
Le sue compagnie sono un vecchietto disilluso e timoroso del piano di sotto , una vicina "gattara" e una prostituta che frequenta abitualmente e con la quale finisce per socializzare in maniera più profonda del mero mercanteggio. Storie di persone ormai sole che volendo negare al mondo la propria solitudine si cercano nonostante i reciproci difetti per sfuggire al silenzio dei propri appartamenti vuoti.
Un giorno Cesare si accorge che una vicina di casa è vittima di violenza domestica da parte del marito e cerca di aiutarla sorretto dal suo indomito ottimismo e dall'incoscienza di chi non ha più molto da chiedere alla vita. Dietro la maschera di cinismo di Cesare si nasconde un uomo che non ha più bisogno di compromessi e neanche ne vuole, che fa quello che gli sembra giusto incurante delle possibili conseguenze a dispetto dei limiti impostigli dall'età consapevole dalle tante cose non fatte in passato "…per vivere una vita davvero degna bisognerebbe prendere decisioni importanti ogni mattina. Purtroppo per me scegliere è logorante, e non l’ho mai fatto, è per questo che sono stato un incompiuto".
Cesare cercherà di aiutare la donna ma "nessuno può essere salvato se non lo vuole" e nel contempo di recuperare il rapporto con i figli agendo con la consueta franchezza e costringendosi a dire parole che la vita gli aveva fatto trattenere ingiustamente per troppo tempo.
Bellissimo personaggio tratteggiato in modo brillante, Cesare ha un'ironia di fondo schietta e senza filtri, è un uomo che vede la sua vita scorrergli davanti e riesce a comprendere i propri errori e quanto ognuno di questi gli sia costato soprattutto nel rapporto con chi gli ha voluto bene "Si crede di non avere bisogno di nessuno, finché ci si accorge di non avere più nessuno". Cesare non si fa sopraffare dai rimpianti e ha la lucida determinazione per rimettere a posto quel che si può cercando di trasmette ancora qualcosa ai propri figli : "mi piace chi combatte ogni giorno per essere felice".
Nel libro di Marone ci sono vari temi di assoluta attualità che si intrecciano come accade spesso nella vita (la vecchiaia, il tradimento, l'omosessualità, la violenza domestica, l'incapacità di comunicare, l'egoismo) senza pretese di tracciare la via verso una "morale" superiore, Marone crea una storia credibile e dal ritmo sostenuto che si fa leggere d'un fiato come se fosse un romanzo d'avventura perchè in fondo la vita raccontata dalle parole di Cesare è un'avventura continua in cui il finale è struggente.
Qualche filosofeggiare di troppo forse in linea col personaggio ma nel complesso un gran bel libro.

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El Ghibli Opinione inserita da El Ghibli    28 Ottobre, 2018
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Cinismo e umanità di Cesare.

Non conoscevo l’autore, ma ho solo letto qualche recensione e mi sono lasciata convincere. Passo azzeccato,... “la tentazione di essere felici” è un romanzo che si legge tutto di un fiato.
Il protagonista del libro: Cesare, un signore anziano, ultra settantenne, divertente ma a volte anche burbero e scontroso, totalmente privo di ipocrisia, profondamente rispettoso verso le scelte altrui e decisamente consapevole di aver fatto nella vita molti sbagli che dall ’alto della sua esperienza di vita esprime il suo punto di vista sulle varie vicende che accadono.
Cesare Annunziata ha due figli: Dante, omosessuale che ha paura di confidare al padre la sua tendenza; e Sveva dal carattere glaciale per mancanza di affetto. Poi vi sono anche altri personaggi che girano intorno, come Marino, l’amico del secondo piano che ormai ha rinunciato ad uscire; Eleonora la gattara impicciona; Rossana la sua “amica “ infermiera che offre agli anziani della zona tutti i tipi di servizi; Emma una giovane donna sposata con un uomo violento che riuscirà a scalfire il cuore di Cesare.
Un romanzo che offre comunque spunti per riflettere e invita a condurre un'esistenza in maniera tale da non arrivare negli ultimi anni del nostro percorso, e avere rimorsi e pentirsi di qualcosa.
Un romanzo che fa commuovere e fa sorridere.

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MCF Opinione inserita da MCF    11 Settembre, 2018
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L'arte di essere felici

Se avete voglia di ridere e sorridere, questo libro fa per voi. Mi ricorda il film Qualcosa è cambiato perché il protagonista, nonché la voce narrante, da vecchio rude e bisbetico diventa buono e dolce come il miele. Padre di una figlia fedifraga e di un gay, nonno di Federico, ha un buon rapporto con due vicini datati come lui. Ha anche una storia d'amore con un'infermiera matura e disponibile con cui inizialmente faceva solo sesso. Divertenti i suoi litigi con gli estranei con cui finge di essere un'autorità in pensione per spaventarli (e ci riesce). C'è un tocco spiacevole: la violenza domestica che riguarda una nuova vicina che lui cerca di aiutare.
Dal testo:
"A un certo punto della vita si apre un mondo finora inaccessibile, un mondo magico popolato da gente gentile, premurosa e affabile. Eppure la cosa più preziosa che si conquista con l’età è il rispetto. L’integrità morale, la solidarietà, la cultura sono nulla di fronte alla pelle incartapecorita, le macchie sulla testa e le mani tremolanti. Il rispetto è un’arma che permette all’uomo di raggiungere una meta per molti inarrivabile, fare della propria vita ciò che si vuole. Mi chiamo Cesare Annunziata, ho settantasette anni e per settantadue anni e centoundici giorni, ho gettato nel cesso la mia vita. Poi ho capito che era giunto il momento di usare la considerazione guadagnata sul campo per iniziare a godermela sul serio”. Pagina 12. Quindi, la vita comincia a settant'anni. Non più a quaranta, cara Marina Ripa di Meana.

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    15 Settembre, 2017
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Mi piace chi combatte ogni giorno per la felicità

Ma la felicità è un peccato?
E' così strano e difficile esser felici al giorno d'oggi che sembra quasi indecente esserlo, quasi amorale?
Siamo così immersi in un mare di apatia, insoddisfazione e depressione cronica che la ricerca della felicità rischia di essere condannata quasi come fosse un'eresia?
E, chissà, che non venga in mente a qualcuno di cambiare formula al Pater noster, da 'non ci indurre in tentazione' a 'non renderci felici'.
D'accordo, questo è iperboleggiare, ma la verità non è molto distante e come dar torto a Cesare Annunziata, protagonista di questo romanzo, quando afferma: 'Mi piace chi combatte ogni giorno per essere felice'.
Già, perchè la felicità è una scelta di vita prima ancora che una conquista, bisogna anzitutto desiderarla e volerla perchè di certo non sarà la felicità a venirci incontro.
E lo sa bene Cesare, dall'alto dei suoi 77 anni:
"Passi la vita a credere che un giorno ciò che speri accadrà, salvo poi accorgerti che la realtà è molto meno romantica di quanto pensi. E' vero, i sogni qualche volta si presentano alla tua porta, ma solo se ti sei preso la briga di invitarli."
Peccato però che questa consapevolezza giunga troppo tardi, lasciamo trascorrere pigramente gli anni migliori della nostra vita, ci lasciamo trascinare dagli eventi quasi per inerzia sopportando con insofferenza una condizione di disagio piuttosto che sforzarci di prendere una decisione, fare una scelta.
E l'inevitabile conseguenza è una vecchiaia tormentata dai rimpianti e dalla rabbia verso se stessi, per le occasioni mancate, per il non fatto:
"Ecco, appunto, il non fatto. Ho impiegato più di settant'anni per capire che io sono lì, nel non fatto. La mia vera essenza, i desideri, l'energia e l'istinto sono conservati in tutto ciò che avrei voluto fare."
Tuttavia, meglio tardi che mai: quando Cesare conoscerà Emma, la giovane vicina di casa, percepirà subito quanto sia infelice, dai suoi gesti, dai suoi sguardi e soprattutto dalle contusioni e lesioni varie sul corpo. Perchè Emma vive con un uomo violento, manesco, ne è succube ma non vuole denunciarlo, perchè terrorizzata, per paura delle conseguenze.
Ecco è proprio questo, la paura del cambiamento, che spesso frena ed impedisce la ricerca della felicità.
Ogni scelta implica delle conseguenze, dei rischi ma la consapevolezza a posteriori di una scelta sbagliata è più sopportabile del rimorso per una scelta non fatta.
Emma diventa così preziosa per Cesare, gli darà occasione di scuotersi dal grigio torpore in cui sarebbe rimasto avviluppato negli ultimi anni della sua vita riscoprendo così l'ebbrezza della felicità, la serenità d'animo che nasce dalla certezza di non essere più solo dopo aver ricostruito il rapporto con i suoi figli, Sveva e Dante, prima che naufragasse nell'indifferenza reciproca e nell'apatia.

Lorenzo Marone confeziona una storia 'agrodolce' su una tematica che ricorre spesso in molti romanzi, una tematica che definirei paradossalmente 'immortale': la vecchiaia.
E tutto ciò che la vecchiaia si porta dietro: i bilanci di una vita in esaurimento, la sensazione sempre più pressante della morte in agguato, gli acchiacchi fisici e le notti insonni, il silenzio a volte soffocante di una casa vuota, la coscienza di appartenere ad un mondo che corre troppo in fretta e l'impossibilità di inseguirlo, destinati così a rimanere indietro, diventando ben presto solo un ricordo:
"La vista di quei poveri vecchietti fuori da scuola che fermano le auto, per esempio, mi fa rabbrividire. Sì, lo so, si rendono utili anzichè marcire su una poltrona, eppure non ci posso fare niente, un "nonno civico" per me è come un rullino fotografico, una cabina telefonica, un gettone, una videocassetta, oggetti di un tempo andato che non hanno più una vera funzione."
Ma si sente anche forte il desiderio di riscatto, il tentativo - più che la tentazione - di essere felici nonostante tutto, di guadagnarsi quegli ultimi momenti di gioia e serenità che solo l'altruismo e l'amore possono donare.
Marone affronta questi argomenti con ironia e sagace sarcasmo, rendendo la lettura molto leggera e scorrevole, complice anche la riuscita caratterizzazione dei personaggi, in primis Cesare, la cui innata simpatia tipica delle macchiette napoletane e la parvenza di vecchio burbero e cinico che nasconde invece un cuore generoso e bisognoso di affetto lo rendono subito di facile empatia col lettore.
Siamo quindi ben lontani dal pessimismo filosofico che aleggia in Everyman di Roth; piuttosto, la lettura di questo libro mi ha riportato alla mente le vicende e le parole di un altro nonnino, irriverente e politicamente scorretto: Barney Panofsky, protagonista de La versione di Barney di Mordecai Richler.
Un'assonanza tuttavia molto labile, essendo La versione di Barney sicuramente più articolato nella trama e più profondo nei contenuti rispetto al romanzo di Marone che spesso eccede nel sentimentalismo, quasi al limite della leziosità.
Per concludere, una perla di saggezza che terrò bene a mente per la mia vecchiaia:
"Una delle cose più belle della terza età è che puoi fare ciò che vuoi, tanto non ci sarà una quarta in cui pentirsi."

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PaparattoC Opinione inserita da PaparattoC    27 Mag, 2017
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La maschera di Cesare

Anche il primo romanzo di Marone affronta magistralmente e con la giusta ironia gli aspetti più complessi della vita: il tutto con un'apprezzabile leggerezza.
Cesare Annunziata è un settantasettenne, vedovo, con due figli, che trascorre in solitudine l'ultima fase della sua esistenza, salvo sporadici rapporti con gli stessi figli, l'amico Marino e con Rossana, l'ex infermiera, che dedica particolari attenzioni agli anziani del quartiere.
Cesare appare burbero e cinico senza preoccuparsi, in quella fase della vita, di chi lo circonda, le sue condotte sono infatti giustificate dal fatto di essere “vecchio”, quasi come se la vecchiaia gli garantisse una forma di immunità.
Dalla lettura dell'opera è evidente come l'autore intenda costruire un personaggio all'apparenza odioso ed egoista, ma che nasconde diverse fragilità e a cui il lettore non potrà non affezionarsi.

Cesare fa di tutto per non far emergere la sua reale personalità, al contrario ritiene di essere un trasformista, assumendo le sembianze delle figure più improbabili, in relazione alle circostanze in cui si trova. Il suo vero essere emergerà solo con l'arrivo della vicina Emma, giovane donna che subisce violenze domestiche e che farà venir fuori tutto l'altruismo e la bontà del burbero settantasettenne.
Questi infatti, dinnanzi a situazioni così ingiuste non può non intervenire, sebbene – a suo dire - la giustizia sia una mera invenzione dell'uomo, non esistente in natura.

Marone con questo romanzo ci fornisce gli strumenti per avviare importanti riflessioni su questioni fondamentali quali la vecchiaia, l'omosessualità, la solitudine, la famiglia e la violenza sulle donne (problema quanto mai attuale) e lo fa in modo strepitosamente leggero e coinvolgente, attraverso le vicende di un uomo, incredibilmente segnato dalla vita, che trascina con sé un grosso bagaglio di vissuto e di rimpianti, consapevole degli errori commessi.

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    08 Febbraio, 2017
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Ci si salva da soli, se si vuole

Tra i libri più venduti e premiati del 2015. Tradotto in numerosi paesi.
Un film del pluripremiato Gianni Amelio liberamente ispirato al romanzo che uscirà nelle sale cinematografiche italiane ad aprile 2017 e che avrà tra i protagonisti Renato Carpentieri, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno oltre al talentuoso Elio Germano.
Dopo tali premesse, non potevo rimandare oltre la lettura del libro del bravo Lorenzo Marone.
Per una volta il successo è meritato, e di questi tempi non è così scontato.

La storia è raccontata in prima persona da Cesare Annunziata. 77 anni, vedovo da cinque e reduce da un infarto ma non per questo riluttante al fumo, al vino e alla preziosa pillola blu che gli consente di avere ancora abituali incontri con la matura ex infermiera, ora prostituta, Rossana.
Un settantasettenne burbero, egoista, schietto, convinto del fatto che ad un anziano sia permesso pensare solo a se stesso. Rifiuta qualsiasi tipo di socializzazione che esuli dalla inevitabile frequentazione dei propri condomini e dei due figli Sveva e Dante che cerca di frequentare e influenzare il meno possibile pur accorgendosi di tutto ciò che li circonda.
Perché Cesare è un uomo acuto, lucido e mai banale nell’ analizzare un passato pieno di rimorsi, possibilità mal sfruttate, paletti mentali e parole non dette. Stando ben attento a non risultare malinconico, perché la malinconia è una cosa da vecchi e lui non ha la minima intenzione di sentirsi vecchio.
Poi nell’ elegante condominio arriva una giovane coppia, e l’ arzillo protagonista si convince del fatto che l’ uomo abbia la brutta abitudine di picchiare la compagna. Lei si chiama Emma, e Cesare per una volta nella vita potrebbe non far finta di non vedere. “ Non mi è bastata una vita per imparare a porgere la mano senza tremare “.

Non è mai troppo tardi per prendersi cura di qualcuno ?
Se lo chiede Cesare e me lo sono chiesto io, infatti se c’ una cosa che lo stile frizzante di Marone è in grado di suscitare è l’ immedesimazione nel protagonista.
Perché in fondo “ La tentazione di essere felici “ è un racconto di formazione originale che non tratta dell’ infanzia né dell’ adolescenza ma della vecchiaia, è l’ evolversi di una consapevolezza di se stesso che non ha mai fine.
È una lunga riflessione sui bilanci di una vita, sull’ essere anziano e ancor prima uomo, marito, padre di famiglia e nonno. E tutti noi possiamo rispecchiarci in almeno una di queste fasi dell’ esistenza.
Un inno al carpe diem favorito da un personaggio straordinario e da un linguaggio ironico e sagace che si erge a maschera e strumento di difesa per affrontare il peso del quotidiano che può essere schiacciante. Cesare ci rende partecipi di una storia divertente, commovente e genuina che fa vibrare corde emotive universali. Una storia che spinge la testa a voltarsi lontano dal libro, perché dietro le numerose sentenze e frasi che mi sono trovato a rileggere più di una volta prima di proseguire ci sono verità scomode che ben conosciamo e che spesso preferiamo ignorare.
Forse persino troppe verità, troppe sentenze, troppi aforismi e insegnamenti vagamente retorici laddove il confine tra saggezza e ovvietà non è sempre di facile demarcazione.
Ma è anche vero che gli argomenti delicati di cui si fa carico il testo sono tanti, tutti trattati con sensibilità, e se c’ è un personaggio a cui non stonano così tante dure verità in bocca quello è proprio Cesare.
Completa il quadro una Napoli borghese, colorata e profumata, lontana dalle periferie degradate e che non viene spesso raccontata.

Forse ci sono troppi ammiccamenti al lettore, forse il finale è un po’ frettoloso, ma resta vivo e impresso il messaggio di una lettura emozionante. Non è mai troppo tardi per capire chi siamo, per godersela e per essere, o almeno tentare di essere, felici. Anche dopo tanti sbagli. Anche dopo 77 anni.

PS : sfido chiunque abbia letto il libro a non aver pensato di compilare una propria lista di “ mi piace “.

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    31 Agosto, 2016
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forza Cesare!

Spinta dalle buone recensioni, ho letto questo libro, l'ho trovato molto carino ma secondo me manca qualcosa.
La figura di Cesare è preponderante, tutti noi ci siamo affezionati a questo vecchietto burbero e pieno di difetti, ma che nonostante tutto cerca sempre di fare la cosa giusta. Nel libro vengono affrontati vari temi: la violenza domestica, i tradimenti, l'omosessualità del figlio, ma tutto ciò viene sempre letto con un po' di ironia che non guasta mai, ma che anzi aiuta a rendere il tutto meno pesante.
Il risultato finale è carino, ma ripeto secondo me manca un qualcosa, forse un po' di mordente, che gli faccia fare il salto di qualità.

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    03 Giugno, 2016
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Quella simpatica canaglia di Cesare...



La forza di questo libro è lui...Cesare!
Lui fa di tutto per risultare antipatico, burbero, cinico e sociopatico, ma niente...non puoi fare a meno di adorarlo.
Pessimo marito, padre emotivamente assente, amante egoista, vicino di casa asociale, nonno anaffettivo...eppure eppure...
In realtà Cesare è un uomo che ha paura di mostrarsi per quello che è: una bella persona, piena di colpe e di difetti sí, ma consapevole di averne.
E non è poco.
Marone dà voce alla vecchiaia, e lo fa con il sorriso, ironizzando su quelle che sono le peculiarità di questa fase della vita (ad arrivarci!!!), senza però dimenticarsi di disseminare il romanzo con tante piccole perle, anche commoventi.

"Chissà se un domani anch'io tornerò in superficie grazie a un movimento, un'espressione, un sorriso di mia figlia.
E chissà di chi saranno gli occhi che se ne accorgeranno."

Mi piace pensare di poter arrivare anch'io a 77 anni con la consapevolezza di tutti i miei sbagli, ma soprattutto con la certezza di non aver più nulla da perdere e, di conseguenza, di non voler più perdere nemmeno un secondo della vita a fare quello che non mi va di fare.
Salvo poi trovarmi davanti agli occhi gli occhi di chi amo...e riscoprirmi disposta a dimenticarmi "di me"...
Scrittura semplice, limpida e godibilissima.

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lapis Opinione inserita da lapis    20 Marzo, 2016
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Non è mai troppo tardi

Quella del protagonista Cesare Annunziata, napoletano settantasettenne, è una vecchiaia nuova e originale. Siamo abituati a vedere la terza età ammantata di bontà e saggezza oppure rappresentata da creature tristi che soffrono la solitudine e sfogano i rimpianti in bisbetici dispetti. Invece qui la vecchiaia appare quasi come un’età d’oro in cui il non aver più niente da perdere diventa l’occasione per una vita più vera, più coraggiosa, più lucida.

Cesare Annunziata ha vissuto da egoista, troppo concentrato su se stesso e i propri fallimenti per dire ai figli quelle parole di accettazione che avrebbero avuto bisogno di sentire, per guardare la moglie accogliente che gli dormiva accanto invece di perder tempo in inutili scappatelle, per occuparsi degli altri. A maggior ragione adesso, che non ha più niente da barattare in cambio delle buone maniere e delle convenzioni sociali, si crogiola nella sua apparente sociopatia e fa delle sue bizzarrie e della sua cinica schiettezza il proprio vanto. Privilegio dell’età. Privilegio di chi ormai ha visto tutte le proprie speranze svanire e non è stato in grado di cambiare nulla.

Ma non è triste, apatico o rassegnato. La sua ora non è ancora arrivata e, senza investimenti e senza pretese, ogni ora da vivere può rivelarsi un’opportunità. Per portare una sfogliatella all’amico Marino, rinchiuso da decenni nella sua casa a lottare coraggiosamente con il dolore, e regalargli una ventata di ironico buonumore. Per condividere una pasta al pomodoro con la giovane vicina, vittima di abusi familiari, e scoprire che le anime sole si sanno trovare e capire con uno sguardo. Per dire una semplice parola capace di fare la differenza. Per tendere una mano. Piccoli gesti, piccoli piaceri, immense possibilità.

Dietro la maschera di burbera antipatia, portata con ironia e vivacità, si rivela un cuore grande che, col suo sguardo disincantato, ci dice tante cose sulla vita. Ci invita innanzitutto a viverla, a seguire l’istinto, a prestare orecchio a quello scampanellio che risuona nella mente segnalandoci snodi invisibili in cui è così facile sbagliare rotta, a non affidarsi alla giovanile fiducia che vuole credere che dietro l’angolo ci sia la tanto attesa novità. Perché “è vero, i sogni qualche volta si presentano alla porta ma solo se ti sei preso la briga di invitarli. Altrimenti puoi star certo che la serata la trascorri da solo” a ricordare occasioni sfiorate e donne non amate.

E’ una storia raccontata in modo semplice e divertente, con una naturalezza disarmante e un calore commovente perché le parole scritte fanno da cassa di risonanza alle domande segrete che fingiamo di non porci tutti i giorni in cui rimandiamo le decisioni, alla delusione che nascondiamo tutti i giorni in cui giriamo una pagina del calendario e vediamo i nostri sogni allontanarsi, alla paura che non ci confessiamo tutti i giorni in cui crediamo di non avere abbastanza coraggio. E ci ritroviamo così con le guance bagnate a leggere di Cesare e di tutti noi.

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mia77 Opinione inserita da mia77    22 Dicembre, 2015
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La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone

Un altro bellissimo romanzo, che ha per protagonista un vecchio e cinico rompiscatole, il cui tema centrale è il “non fatto”, i rimpianti, la solitudine, gli acciacchi fisici, la fine sempre più vicina. Cesare (il settantasettenne protagonista) finge molto con se stesso: ha bisogno di sentirsi diverso dai suoi coetanei e vive fregandosene del giudizio altrui, finché una faccenda di violenza domestica irrompe nella sua vita e lui, stavolta, non può sottrarsi dal partecipare e dall’intervenire in difesa della malcapitata Emma. A fare da contorno a questa vicenda i figli di Cesare, i suoi vicini, la sua “pseudo-compagna”. Insomma: un bellissimo romanzo, ben scritto, che ti incolla alle sue pagine fino alla fine. Trovo che Lorenzo Marone abbia fatto benissimo a cambiare professione e a buttarsi nella scrittura, perché è proprio il caso di dire che “è nato per scrivere”. Leggerò sicuramente i suoi due libri precedenti e anche tutti i successivi. Lo promuovo quasi a pieni voti (quasi, perché tutti 5 non li ho dati nemmeno all’impareggiabile Mazzantini). Bellissima anche la dedica inziale del libro:”Alle anime fragili, che amano senza amarsi”.
A chi non leggerà questo libro (pazzo!), scrivo alcune bellissime frasi, che mi hanno fatta innamorare pazzamente del vecchio Cesare:
“Diego non mi è molto simpatico, un brav’uomo, intendiamoci, ma quelli troppo buoni annoiano, c’è poco da fare”;
“Ho impiegato più di settantanni per capire che io sono lì, nel non fatto. La mia vera essenza, i desideri, l’energia e l’istinto sono conservati in tutto ciò che avrei voluto fare”;
“Nessuno può essere salvato se non lo vuole”;
“…Invece mia moglie è morta e se n’è lavata le mani. E meno male che l’egoista ero io”;
“Allora vuol dire che mi conosci poco. Tutto ciò che è surreale a me piace. E’ la realtà ad annoiarmi”;
“Poche volte ho saputo davvero ciò che desideravo e come raggiungerlo, per il resto ho navigato sempre a vista”;
“Quando il dolore altrui si avvicina troppo, cominci anche tu ad avvertire una fitta”;
“Crediamo che la vita non finisca mai e dietro l’angolo ci sia sempre la novità che cambierà tutto. E’ una specie di raggiro che facciamo a noi stessi, così da non prendercela troppo per un fallimento, un’opportunità svanita, un treno perso”;
“Si crede di non avere bisogno di nessuno, finché ci si accorge di non avere più nessuno”;
“E ora lasciami vivere quel che mi resta da vivere in modo bizzarro. Ho trascorso un’intera vita nella normalità e solo a sentirne il tanfo mi viene in voltastomaco”;
“Semplice, fin troppo. Tra un figlio e un marito si protegge il primo. Sempre”;
“Sai qual è la più grande stravaganza? Vivere d’istinti. Finirla di mettere inutili paletti mentali. Se segui il tuo istinto non sbagli mai”;
“Chissà perché è proprio quando non potremmo ridere che perdiamo ogni freno. Il riso incontrollato assomiglia al pianto, come questo si serve delle lacrime per liberare l’energia accumulata”;
“Non sono i legami di sangue a creare l’intimità, è la convivenza”;
“Il sospetto è l’ultimo tassello della lacerazione di un rapporto; quando giunge, molto è già stato perso”;
“C’è una grande differenza tra l’amore per una donna che non potrai mai avere e quello per una che hai. Il primo risplenderà in eterno, il secondo tenderà, invece, a spegnersi”;
“La voglia di gioventù è contagiosa, se ti circuisce non puoi più farne a meno”;
“…per vivere una vita davvero degna bisognerebbe prendere decisioni importanti ogni mattina. Purtroppo per me scegliere è logorante, e non l’ho mai fatto, è per questo che sono stato un incompiuto”;
“Non mi sembra giusto ma, in fondo, la giustizia è un concetto inventato dall’uomo, non esiste in natura”;
“Mi piace chi ama per primo. Mi piace chi sa chiedere. Mi piace chi sa amarsi. Mi piace chi combatte ogni giorno per essere felice”.

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ant Opinione inserita da ant    10 Novembre, 2015
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Cesare e le sue mille peripezie

La trama di questo romanzo si potrebbe riassumere in " le peripezie a 360° di un arzillo signore di 77 anni", il protagonista Cesare infatti è uno scatenato personaggio che s'impegola in mille situazioni e grazie ad esso il lettore s'imbatte in contesti di tutti i tipi(drammatici, comici, sensuali, profondi, leggeri e digressioi varie). Abile l'autore a caratterizzare bene soprattutto il personaggio principale e attraverso le sue peculiarità il lettore si può immedesimare e partire mentalmente in pensieri vari. Per essere chiaro voglio specificare che i personaggi che fanno da contorno a Cesare sono innanzitutto i condomini del suo stabile e poi naturalmente i suoi figli e Rosanna la compagna. Concludo estrapolando un passaggio in cui Cesare descrive la tormentata Emma, la sua vicina di casa, che viene picchiata ciclicamente dal marito(p167)
... ""oggi Emma mi sembra ancora più bella, forse perché il suo volto è condito da un'espressione di allegria per me nuova. Solo di poche persone c'è concesso osservare la gioia, la disperazione, la rabbia, la sofferenza, il godimento o l'euforia dipinti sul viso, per tutti gi altri bisogna accontentarsi dell'unica maschera a noi visibile. Forse Emma ha deciso di fidarsi di questo vecchio solitario e burbero e mostrargli quel pizzico di gioia che ancora le brilla ogni tanto negli occhi""
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Lonely Opinione inserita da Lonely    26 Ottobre, 2015
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Il finto cinismo di Cesare Annunziata

In un libro, a meno che non sia di evasione, cerco risposte, e anche se già so, che nessuno ha la verità in tasca, ci provo lo stesso.
Credo anche che la trama di un romanzo, che scegliamo di leggere fino alla fne, abbia sempre una certa affinità con lo stato d'animo del lettore, altrimenti come ci avviciniamo concretamente ad un libro?
E quindi, a parte avere la stessa tentazione di Marone, devo dire che le mie aspettative sono state rispettate, insomma il libro non mi ha deluso.
Anzi mi ha catturato.
Io leggo generalmente ebook, ma se fosse stato cartaceo, lo avrei riempito di sottolineature, perchè ogni parola, ogni frase, non è scritta a caso, ma rispecchia una profonda riflessione introspettiva del personaggio, e quindi dell'autore, sulla vita, su come la si vive, e su come invece andrebbe vissuta per essere felici. Anche se una regola non c'è, o per lo meno, non è oggettiva.
Si può provare ad essere cinici appunto, come ci prova Cesare, e allontanarsi da tutto e tutti, perchè i sentimenti e gli affetti ci fanno soffire. Ma è sempre vero?
E comunque un allontanamento ,solo forzato, dalle emozioni e non motivato da un sano egoismo, non ci rende immuni dal dolore.
E questo Cesare lo comprende benissimo, perchè un animo sensibile, come il suo, sa perfettamente che qualunque sia il suo atteggiamento con la vita, anche se non vuole, lo farà soffrire.
Cesare sa, sa tutto, anche se nessuno gli dice niente. Perchè Cesare osserva attentamente gesti, sguardi e ascolta parole non dette, dei suoi figli, dei vicini, degli amici.
Sa per esperienza, e l'esperienza, si sa, ha l'età. Quando si è giovani si tira diritto per la propria strada e tutto è bianco o nero, forse per questo non si era accorto della moglie, ma più probabilmente perchè la moglie non era mai stato l'amore della sua vita.E solo l'amore ci rende così sensibili e vulnerabili.
E con la sensibilità si intravedono le sfumature.E il romanzo non è altro che una serie di sottili sfumature che solo il protagonista riconosce, e che alla fine decide di prendere di petto!
Da quel momento il libro diventa un crescendo di emozioni, che ci coinvolgono personalmente, e che culminano con un dolore, e una speranza. Ma in fondo la vita che cos'è se non un alternarsi di dolore e speranza, e in quella speranza qualche attimo di felicità. Senza il buio non sapremmo riconoscere la luce.
Che dire? un romanzo bellissimo e giusto per riportare una tra le infinite citazioni, mi rifugio nella più banale, ma solo perchè è l'ultima del libro, ma non per questo la meno significativa.
"Mi piace chi combatte ogni giorno per essere felice."

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    16 Giugno, 2015
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Uno con i capelli bianchi

“La tentazione di essere felice” del napoletano Lorenzo Marone è un agile, scorrevole romanzo, che vede per protagonista un comune “borghese piccolo piccolo”, l’ultrasettantenne Cesare Annunziata, un vecchietto sui generis, un po’ diverso da quello che l’immaginario collettivo descrive in genere.
Anziché vegetare come quasi tutti i suoi pari età davanti alla tv, bofonchiando e rimpiangendo, lamentandosi con e dei parenti prossimi, scivolando nell’inevitabile autocommiserazione e deprimendosi in attesa dello scontato epilogo esistenziale, Annunziata della sua veneranda età ne fa invece utile paravento, la erge a posizione privilegiata, ci costruisce un osservatorio senza remore e censure, per riflettere e discettare lucidamente sui fatti e le persone del suo vivere quotidiano.
Vedovo e con due figli più che adulti, il protagonista ammanta le sue osservazioni e le relative considerazioni con cinismo e freddezza, facendosi alibi del rispetto che inconsciamente insorge in chiunque ha a che fare con un innocuo vecchietto.
Per lui la vecchiaia, quindi, è quasi un’età d’oro, un periodo della vita in cui ad un individuo viene spontaneamente elargito da chiunque quel rispetto che tutti cercano di guadagnarsi arrabattandosi per una vita intera. L’età avanzata è quasi una medaglia al merito, un simbolo sacro,un segno distintivo di onore e rispetto, a prescindere dall’individuo in sé.
Cesare Annunziata è quello che si dice “uno con i capelli bianchi”, e perciò degno di apprezzamento e decoro, anche perché sinonimo di innocua e benevola presenza, un po’ dura di comprendonio. Ma dietro l’apparente placidità, il protagonista sa essere lucido e realista, cinico e perspicace: e tratta del proprio figlio, che sa essere omosessuale malgrado il giovane non abbia mai rivelato il suo differente orientamento, ci racconta della figlia, intrigata in una relazione extraconiugale, descrive la gattara del suo quartiere, si sofferma sull’enigmatica Emma, nuova condomino del suo fabbricato, e via così. Con cinismo, forse, ma anche, se non soprattutto, con dolcezza ed affezione. Perché questo non è un romanzo sulla terza età, è invece il racconto della consapevolezza che l’uomo giunge alla felicità solo tramite e con i suoi simili; è un romanzo di compartecipazione, di pietà, di umana compassione, le sole che danno un senso alla propria esistenza. E’un romanzo d’amore, e la tentazione d’amore, di essere felici, non ha età. Non può averne.

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Marone, e a chi desidera farsi stupire dalla vita a qualsiasi età.
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    02 Aprile, 2015
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Il coraggio di essere felici.

Cesare Annunziata, padre settantasettenne da cinque anni vedovo, ha deciso di ricominciare dal principio: per la sua intera esistenza si è preoccupato di tutto e di tutti condannandosi a quell’infelicità celata dall’egoismo, dalle scappatelle, dai sotterfugi, dal velare le proprie emozioni e dal timore di prendere anche la più semplice delle decisioni, ma nella consapevolezza del poco tempo a disposizione ancora concessogli ha deciso di cambiare rotta e di vivere smettendola di angustiarsi per i problemi che giorno dopo giorno si presentano alla sua porta. O almeno è ciò che vuol credere perché alla fin fine quello che cerca di fare l’eclettico protagonista nato dalla penna di Lorenzo Marone altro non è che imparare a vivere con la solitudine, con la vecchiaia e con la certezza del tempo che ormai è divenuto passato senza lasciarsi andare al rimorso per le “non scelte” compiute.
Ironico, schietto, cinico, burbero ma dal cuore buono, il napoletano è un uomo al quale ci si affeziona e dal quale si fa fatica a distaccarsi dopo la lettura. La sua simpatia è travolgente, il suo carisma si fa spazio senza difficoltà pagina dopo pagina inducendo chi legge a riflettere sulla propria vita tramite lo specchio di quella del vecchietto.
Lo stile è accattivante, fluente ed esaustivo, lo scrittore passa dalla bischerata ad i grandi perché dell’esitenza con una facilità sorprendente. Il grande merito di Marone non è solo quello di aver creato un personaggio così concreto da sembrare vero (la sensazione dinanzi a Cesare è infatti quella di trovarsi accanto un individuo in carne ed ossa quale il tuo vicino di casa, il tuo confidente, tuo nonno), ma è anche quello di avergli donato quell’umanità necessaria a far si che chiunque possa immedesimarsi in lui. L'anziano si avvale del diritto di contraddirsi, è un trasformista ed anche quando indossa i "suoi panni" vuol far credere di essere una persona diversa da quella che in realtà è perché è più facile vestire la maschera del burbero, del pagliaccio, eppure il suo cuore d'oro, il suo voler aiutare gli altri tramite la dimostrazione dei suoi errori sono un qualcosa che non può soffocare e che sempre ed inesorabilmente prevalgono sulla ragione, sulla paura: la sua è l'espressione pura e semplice della volontà di non rinunciare alla propria felicità, di rincorrerla sempre, con tenacia, con ostinazione, con coraggio, anche quando questa sembra irraggiungibile. E' un romanzo intriso di insegnamenti, uno tra i tanti è quello di non farsi del male da soli, di non inseguire prepotentemente una strada anche quando si è consapevoli del fatto che questa ci condannerà all'infelicità, al dolore e tutto per la mancanza di coraggio. Ma è anche una presa di coscienza perché tutti sbagliamo, il difficile è prendere una decisione drastica quando si comprende di aver errato. Non si ama Cesare probabilmente perché non si sa perdonare, o perché è tardi per tornare indietro e cambiare quel che è stato, o ancora perché non è più il tempo di redimersi dai propri misfatti nonostante il bilancio di una vita sia li pronto a servirgli un salato conto, eppure nella sua fragilità e nella sua umanità ama e aiuta il prossimo.
Vi lascio con un breve incipit:
“Mi ritrovai a compatirlo, anche se il tempo ha plasmato la pena in ammirazione. Credevo non ce l'avrebbe fatta a superare il momento, invece i mesi passavano e lui si faceva trovare ancora in piedi. La vita non è stata gentile con lui, eppure Marino ha continuato a non toglierle il saluto. Ho allora capito che non esistono persone più coraggiose di altre, c'è solo chi affronta il dolore quando deve essere affrontato".




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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Gennaio, 2015
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Anime fragili che amano senza amarsi

Lorenzo Marone è un giovane scrittore che riesce a cogliere l’essenza profonda delle persone e dei perché della vita e lo fa con simpatia e originalissime pillole di saggezza. Il suo protagonista, Cesare Annunziata, è proprio un bel tipo: settantasette anni, vedovo e padre di due figli, adulti ed affermati, convive con i suoi fantasmi, ricordi e rimpianti del passato nel suo appartamento all’interno di un condominio sufficientemente affollato e movimentato.
Cesare è un trasformista che, a suo modo, cerca di affrontare quel che resta della sua vita, con i suoi problemi legati alla solitudine e alla vecchiaia, non lasciandosi sconfiggere dal rimorso per le “non scelte” che hanno caratterizzato e tracciato la sua esistenza, al di là della completa felicità.
Però, Cesare è anche un autentico rompiscatole, un vecchio burbero dal cuore buono, cui ci si affeziona come al proprio nonno. Il merito di questa empatia con il “caro” Cesare Annunziata è tutto di Lorenzo Marone, bravissimo nella caratterizzazione del personaggio, che sembra esistere realmente, anche fuori dal romanzo, e nella scelta di ogni elemento della narrazione. Lo stile è tra i migliori della narrazione italiana contemporanea. È avvincente per la trama e per le ironiche disquisizioni che spaziano dalle quisquilie ai grandi perché dell’umanità.
Il titolo è interessantissimo. LA TENTAZIONE DI ESSERE FELICI parla al lettore ancor prima di iniziarne la lettura e suscita aspettative che non riguardano la simpatia del personaggio che però c’è, è travolgente e non guasta.
Cesare Annunziata è un personaggio che piace per il suo lato umano e per le sue, sempre presenti riflessioni sull’esistenza. Ne combina tante, nel presente come nel passato. Vive di rimpianti, ma cerca di non commiserarsi e anche di aiutare il prossimo in quella che è la scelta più coraggiosa: l’ostinazione a rincorrere la felicità. È un’anima fragile che ama senza amarsi.

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