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Storia di una ladra di libri
 
Storia di una ladra di libri 2015-05-31 09:39:58 enricocaramuscio
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    31 Mag, 2015
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Un successo editoriale figlio del cinema commercia

Nella Germania del Fuhrer i libri non si leggono, si bruciano. La piccola Liesel Meminger, invece, li ruba. Il suo primo furto avviene durante il funerale del fratellino, quando i suoi occhi colmi di lacrime scorgono tra il bianco della neve qualcosa di nero e rettangolare. Istintivamente, le sue mani gelate lo raccolgono dando inizio ad una sfolgorante carriera. Ma inizialmente Liesel non sa bene cosa farsene di questo misterioso oggetto. La ragazzina non sa leggere, i suoi occhi si posano sulle pagine senza riuscire a decifrare quei misteriosi intrichi di lettere. Pian piano però la piccola protagonista imparerà a decifrare le misteriose parole, aiutata dalla sua spiccata forza di volontà e dall’amorevole pazienza del padre adottivo. Di pari passo con i suoi progressi aumenteranno i furti, tra un libro salvato da un rogo ed uno sottratto alla biblioteca del sindaco, finché la nostra eroina, avida di letture, non deciderà di scriverne uno di proprio pugno per raccontare la sua singolare esistenza. Decisione che le salverà la vita. Una narratrice d’eccezione, la morte in persona, ci guida nella Germania nazista, dai crudeli splendori iniziali alla triste decadenza sotto i colpi degli alleati. Un paese diviso tra chi segue ciecamente il regime e chi è costretto ad adeguarvisi, subendolo passivamente e dovendo fare buon viso a cattivo gioco. Se l’idea di fondo del libro appare tutto sommato buona, il risultato invece non è particolarmente brillante. L’autore sembra proteso soprattutto ad arrufianarsi il lettore, trattando temi di sicuro impatto emotivo senza originalità né particolare pathos, ricorrendo ad una prosa fin troppo elementare e infarcendo il tutto di luoghi comuni e di facile buonismo. Si salva la caratterizzazione dei personaggi, ben curata almeno per quanto riguarda i protagonisti principali, tra cui ricordiamo Hans e Rosa Hubermann, genitori adottivi della nostra Liesel, e il simpaticissimo Rudy, suo fedele amico e compagno di marachelle. Per il resto si tratta di un’opera piuttosto piatta e banale che, pur trattando argomenti forti ed importanti, non spicca né per virtù letteraria né per consistenza dei contenuti, più adatta sicuramente ad un pubblico adolescente che ad uno adulto, il cui grande successo editoriale è figlio più che altro di quello cinematografico della dozzinale pellicola hollywoodiana derivatane.

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io ho visto solo il film, carino direi...ero indecisa se prendere anche il libro...
In risposta ad un precedente commento
aeglos
31 Mag, 2015
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A ME è PICIUTO MOOOOLTO DI PIU IL LIBRO E HA SPIEGAto anche molte piu cose.
Ciao Enrico. La tua stroncatura mi induce a pensare di aver fatto bene a evitare questo libro. Quanto raramente, in questi tempi, si abbinano successo e qualità !
Molto chiaro, chiedere una bibliografia di riferimento parrebbe dunque un'eresia? Ovvero si dice quali sono i libri?
Sicuramente meglio il libro, ma è un dato di fatto che il vero successo sia arrivato dopo l'uscita del film...il libro uscì nel 2005 con il titiolo "La bambina che salvava i libri", il boom delle vendite è arrivato in seguito al successo cinematografico (2013), e sono stati adeguati al film anche titolo e copertina.
@Emilio: quello che dici è tristemente vero, succede sempre meno spesso che il numero di copie vendute sia direttamente proporzionale alla qualità del libro.
@Laura: I titoli ci sono e danno i nomi alle varie parti in cui è diviso il libro...ma nessuno, a parte il terribile Mein Kampf di Hitler (che tra l'altro non viene rubato ma modificato) sembra esistere realmente...dovrebbero essere tutti titoli di fantasia.
Una bocciatura con i fiocchi! Bravo Enrico. E' il primo commento negativo che leggo, credo. Eppure questo libro ha avuto successo.
In risposta ad un precedente commento
siti
01 Giugno, 2015
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Grazie Enrico, una vera opportunità non colta!
Mi spiace non essere d'accordo con il tuo giudizio. Mi sembra manchi il presupposto che si tratta di un libro rivolto - anche se non solo- alla lettura giovanile, come comprovano i lavori precedenti dell'autore: questo motiva l'impostazione stilistica. Se lo si valuta in questa prospettiva il libro ha due aspetti a mio avviso pregevoli: mette il lettore di fronte alla morte ed agli orrori della guerra e questo dovrebbe essere un aspetto importante visto il bel simbolo che hai adottato. Inoltre aiuta ad affinare la valutazione storica, mettendo in evidenza le sofferenze del popolo germanico e facendo comprendere come gli errori politici (il consenso al nazismo nel passato, ma errori analoghi sempre possibili) possono costare molto cari.
Sono del parere che non basti affrontare temi importanti per proporre un buon libro. Non discuto l'importanza dei contenuti quanto la maniera di trattarli. Ho trovato l'opera infarcita di retorica, di buonismo e di luoghi comuni e la prosa, più che essere rivolta ad un pubblico giovane (l'opera comunque non è pubblicizzata come lettura adolescenziale), sembra adatta ad una lettura per l'infanzia. Questo ovviamente è solo il mio parere è non toglie che ad altri possa piacere. Di recente ho letto "Anni di cani" del compianto Grass che affronta gli stessi temi e propone anch'esso il punto di vista tedesco sul nazismo. Tutta un'altra maniera di trattare questi argomenti, più originale, più rude, più pesante se vogliamo, ma il risultato è di un'altra categoria rispetto a questo.
Ciao, Enrico.
La tua recensione mi ha colpito molto, poichè quelle precedenti - almeno quelle che ricordo - vanno tutte in una direzione diversa. In effetti, qualche commento sfavorevole l'avevo sentito proprio sul film, ma pensavo che fosse stato il passaggio cinematografico a "commercializzare" la vicenda (come spesso accade nelle trasposizioni da libro a film). Invece la tua recensione avanza l'opinione che già il libro abbia un che di "furbizia" nella sua genesi, al di là del tipo di pubblico a cui può essere rivolto.
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