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Figlie del mare
 
Figlie del mare 2021-06-20 15:56:41 archeomari
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    20 Giugno, 2021
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Alla ricerca della sorella perduta

Commento questo libro a un mese circa dalla lettura e rivedere la copertina, riprenderlo tra le mani mi riporta ancora a vivide e positive impressioni.
È un libro che consiglio a tutti, uomini e donne, non solo per la storia appassionante e coinvolgente di due sorelle che vengono separate con la forza e desiderano con tutta l’anima di ricongiungersi, ma soprattutto per l’interesse storico dell’argomento.
La scrittrice vive a Londra, ma è di origini coreane, ha avuto modo di ritornare al villaggio della propria madre e di scoprire l’orrore nascosto della guerra, le ferite non ancora rimarginate della storia contemporanea: le comfort women, ossia le donne sfruttate sessualmente dai soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale.
La protagonista è Hana, ed è una haenyeo, ossia una donna del mare, come sua madre. Presso l’isola sudcoreana di Jeju dall’età di 11 anni sa già immergersi in profondità con la madre per pescare perle, molluschi, conchiglie da presentare al mercato e guadagnarsi da vivere.

“Sull’isola di Hana, le immersioni erano un lavoro per donne. Il loro corpo era più adatto di quello maschile ad affrontare le fredde profondità dell’oceano. Riuscivano a resistere più a lungo in apnea, a scendere più in profondità e mantenevano meglio la temperatura corporea, così da secoli le donne di Jeju godevano di un’inusuale libertà di movimento”.

Il mestiere di una haenyeo è qualcosa di più della semplice pesca ad immersione, forgia la donna, sin da bambina, la rende forte ed indipendente, orgogliosa delle proprie origini e della propria libertà. Hana è un personaggio dal carattere forte, determinato, deciso e lo dimostra sin dalla prima prova. Sua madre le aveva affidato la sorella minore, Emiko, (chiamata familiarmente Emi), le aveva fatto promettere di tenerla sott’occhio subito dopo ogni immersione, affinchè non si trovasse nelle mani dei soldati giapponesi. Su come mai bisognasse evitare di trovarsi da sole con un soldato giapponese, Hana non aveva proprio idea e lo scoprirà a sue spese non molto tempo dopo.
Hana infatti, che aveva fatto della protezione della sorellina il motivo di vita delle sue giornate in spiaggia, ad un certo punto, a sedici anni, appena sbucata dall’acqua vede arrivare un soldato giapponese. Si fionda a perdifiato verso la sorella e la nasconde alla vista dell’uomo. Questa scena mi ha tenuto con il fiato sospeso a lungo, ma la scrittrice aveva già anticipato che quel giorno Hana avrebbe per sua sfortuna conosciuto il caporale giapponese Morimoto e così mi sono preparata al peggio.
A dire la verità in tutto il libro sembra che al peggio non ci sia mai fine, è così ogni volta che c’è una guerra: perdite di vite umane, spargimento di sangue, abusi su donne e bambine. La guerra imbruttisce l’uomo, lo priva di umanità riducendolo a puro istinto animale.
Hana verrà portata dall’isola di Jeju in Manciuria da Morimoto e dai suoi soldati e rinchiusa in una casa, un bordello per soldati, diventando una comfort woman. In ogni istante della sua vita il desiderio di tornare a casa le darà la forza e il motivo per sopravvivere. Nei suoi sogni la dolce risata della sorella e il volto della madre bagnata dall’acqua di mare. Nei suoi sogni quel desiderio profondo di mare e di libertà. Una haenyeo non si arrende, con le unghie e con i denti, prova a scappare.

In un altro luogo, in un’altra data, nel 2011, la quasi ottantenne Emi, non riesce ad arrendersi all’idea di cercare ancora sua sorella, quella sorella alla quale deve la vita, che le è stata strappata brutalmente. E così, da subito, la storia segue due fili narrativi, spianata su due piani temporali diversi: il 1943 e il 2011, la giovane Hana, fatta prigioniera in Manciuria, esposta agli stenti e agli stupri di gruppo e l’anziana Emi, che nonostante il cuore malato, i figli ormai adulti preoccupati per quella sua strana e insana ossessione, cerca qualche traccia della sorella, partecipando ad ogni manifestazione per la memoria delle giovani coreane rapite dai soldati giapponesi.

Un romanzo sulla forza della “sorellanza” e sulla forza delle donne.

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