Narrativa straniera Avventura La scomparsa dell'Erebus
 

La scomparsa dell'Erebus La scomparsa dell'Erebus

La scomparsa dell'Erebus

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Il 19 maggio 1845, due velieri salpano dall'Inghilterra alla ricerca del leggendario Passaggio a Nordovest; verranno ritrovati anni dopo intrappolati nel ghiaccio artico. Sulla base di un documentato episodio storico, Simmons racconta, con la consueta forza immaginativa, un'allucinante avventura. Gli equipaggi delle due navi, bloccati nella morsa del freddo e sprofondati nel silenzio spezzato solo dagli scricchiolii del ghiaccio e dalle tempeste di fulmini, si ritrovano a lottare contro gli elementi, ma anche contro la disperazione e la follia, sempre pronta a insinuarsi nelle menti dei marinai dispersi.



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La scomparsa dell'Erebus 2020-03-02 16:11:12 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    02 Marzo, 2020
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Passaggio a Nord-ovest

Dan Simmons è conosciuto, e famoso, per i cicli narrativi di fantascienza in particolare per la saga dei “Canti di Hyperion”; infatti il mio approccio con l'autore è riferito alla lettura dei romanzi citati. Il presente è un genere che definirei come “armoniosa mescolanza di fantasy, thriller, horror e storico”

La narrazione ricostruisce sia eventi storici accaduti nella prima metà del XIX secolo (tra il 1845 e il 1848) a due navi della marina britannica, la Terror e la Erebus, che affrontarono un viaggio attraverso parte del continente artico al fine di esplorare e individuare un passaggio per il collegamento via mare tra oceano Atlantico e oceano Pacifico attraverso il Mar Glaciale Artico.

Le vicissitudini degli uomini facenti parte dei due equipaggi sono avvolte, oltre che dalle fatiche umane dovute ai rigori invernali, dall'approssimarsi mancanza di cibo, dalle malattie dovute allo scorbuto e al botulismo, da un'ambientazione statica dove il cielo è confuso con l'orizzonte in un plumbeo clima che innesca gran parte di quelle atrocità celate nel profondo dell'inconscio; gli uomini ritornano indietro nel processo evolutivo a causa di una creatura misteriosa che imperversa in maniera violenta e non da' scampo agli sventurati con cui viene a contatto.

La mente degli esploratori viene, quindi, pervasa da ancestrali paure e senso di inadeguatezza che li costringe a usare il proprio istinto primordiale al fine di poter sopravvivere e cercare disperatamente una soluzione al percorso di ritorno che diventa fuga dall'inconoscibile, fuga dall'orrore, fuga dalla follia che ormai alberga nei loro animi.

Dan Simmons trascina il lettore in queste atmosfere di avventura, smarrimento, ossessione martellante che annichilisce il discernimento. L'uomo al cospetto della natura conferma la sua debolezza, l'incapacità di dominarla in quanto fagocitato in un indescrivibile “Nulla”.

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La scomparsa dell'Erebus 2013-06-05 11:44:43 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    05 Giugno, 2013
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A come avventura

Lascia vagare il tuo sguardo su questa immensa distesa bianca, il cui candore ispira forse serenità e purezza ma in realtà un freddo penetrante ti entra nelle ossa , il silenzio fa più male del rumore e la solitudine , il senso di abbandono si impossessano delle tue sensazioni. Casa è un posto così lontano che persino il ricordo sembra congelarsi in una fredda istantanea senza calore nè vita.
Dan Simmons narra di una delle tante spedizioni per cercare quello che sarebbe divenuto famoso come "passaggio a nord ovest" , dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico passando per l'arcipelago artico canadese. Il romanzo racconta il viaggio del comandante inglese John Franklin alla guida delle due navi della marina britannica, l'Erebus e la Terror, alla ricerca di questo passaggio che costituisse un modo più veloce per raggiungere le Indie e quindi per favorire scambi commerciali. Ma gli uomini dell'anno 1848 non avevano a disposizione mappe dettagliate, questo passaggio era una leggenda , si andava ad intuito o seguendo indicazioni approssimative e azzardi . Le due navi rimasero imprigionate nel ghiaccio e nessuno fu mai ritrovato vivo. Dan Simmons fa una ricerca storica immensa, degna del miglior Umberto Eco, ma soprattutto porta il lettore tra i ghiacci. Ti trascina lentamente all'interno delle navi intrappolate (ben presto sarà una sola) , a lottare con i morsi della fame e della sete, le malattie, il freddo, le proprie angosce e un nemico crudele : un enorme mostro che appare e scompare nel bianco ma forse è solo un grosso orso affamato che il terrore dell'equipaggio ha trasformato in una creatura soprannaturale da racconto dell'orrore.
Gli uomini dell'equipaggio prima attendono, sperando nello sciogliersi dei ghiacci, poi lottano per trovare una soluzione , ma il freddo sembra rallentare ogni battito del cuore, ogni movimento, gli angusti e sporchi spazi della nave sono l'unico rifugio sicuro fino a che diventa chiaro che abbandonare la nave è l'unica scelta possibile...affrontano così a piedi un paesaggio ostile che nasconde insidie impensabili in un mondo di tale candore e silenzio.
Il romanzo è piuttosto lento nello scorrimento ma se ci si immedesima negli uomini della spedizione non si può non giudicare splendido il lavoro dell'autore, ha reso benissimo la durezza della vita a bordo, le paure e le speranze dell'equipaggio, la natura terribile , lo spirito d'avventura di un epoca.
Il finale , mistico e molto poetico , è ovviamente pura invenzione perchè cosa accadde agli uomini della spedizione non si è mai saputo, si possono solo avanzare ipotesi.
Leggere questo libro oggi fa un certo effetto perché ci sembra quasi impossibile che ci si possa avventurare in posto da cui non sarà più possibile tornare a casa in quanto troppo lontano o impervio.
Se cercate l'azione e i colpi di scena "La scomparsa dell'Erebus" non fa per voi se apprezzate i romanzi che vi portano in un "mondo" e vi accompagnano ad esplorarlo allora è una scelta azzeccata.

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