Narrativa straniera Fantasy La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius
 

La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius

La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius

Letteratura straniera

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I destini di Bartimeus, Nathaniel e Kitty s'intrecciano un'ultima volta: ed è la resa dei conti. Finalmente si conosceranno i segreti del passato di Bartimeus, si potrà guardare oltre la Porta di Tolomeo, nel mondo dei demoni, ci sarà una battaglia senza esclusione di colpi che deciderà il destino dell'umanità in una spettacolare "notte dei morti viventi".



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La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius 2020-09-15 07:58:13 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    15 Settembre, 2020
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Finale coraggioso

"La porta di Tolomeo" termina la tetralogia Bartimeus di Jonathan Stroud, almeno dal punto di vista cronologico delle vicende narrate. In questo ultimo capitolo la storia ruota attorno alla possibilità per gli umani di raggiungere l'Altro Luogo, dal quale provengono gli spiriti, ma anche della volontà di ribellione di questi ultimi come pure dei comuni che i maghi trattano parimenti alla stregua di schiavi. Come per "L'occhio del Golem", nei capitoli si alternano i punti di vista del jinn Bartimeus, del mago Nathaniel -che ormai ha raggiunto un posto di grande importanza all'interno del governo- e della comune Kitty; proprio l'intervento di quest'ultima permetterà di far riavvicinare gli altri due, che nel volume precedente non si erano lasciati nel migliore dei modi.
Come Stroud ci ha ormai abituati, nei suoi libri la trama ha uno sviluppo dinamico e ricco di colpi di scena davvero ben pianificati, senza risultare per questo fastidiosamente frenetica. La parte finale del libro è inoltre un perfetto equilibro tra scene d'azione adrenaliniche e confronti a cuore aperto tra i protagonisti.
E proprio le relazioni tra questi sono la parte migliore del titolo: senza scadere in banalità o luoghi comuni, l'autore riesce ad analizzare con attenzione sia i singoli rapporti, sia le interazioni che vedono tutti e tre in scena.
Ho apprezzato molto l'evoluzione del sistema magico che, pur essendo già di base parecchio originale, non si limita a quanto già illustrato nei capitoli precedenti, ma aggiunge nuovi dettagli; tra l'altro questi risultano ben pianificati nel corso dell'intera serie.
Altro aspetto davvero positivo è la figura di Tolomeo, che dopo tre romanzi in cui viene citato di continuo riusciamo finalmente a vedere in azione. Inutile dire che non delude affatto, e quasi mi spiace che il prequel non sia stato dedicato alle sue avventure con Bartimeus.


Di seguito, vado ad analizzare (con SPOILER) i dieci motivi per i quali consiglio questa serie.

1. BARTIMEUS DI URUK
Spirito dai molti nomi, Bartimeus rientra nella categoria dei jinn, ossia dei demoni di media potenza; la sua astuzia e la grande inventiva gli hanno permesso però di rimanere in vita nel corso dei millenni, oltre a prendere parte ad eccezionali imprese delle quali non perde occasione per vantarsi.

«[L'esercito] Comprendeva una legione di afrit e un gruppo di jinn di vario livello, di cui il più notevole era sicuramente... No, la modestia mi impedisce di proseguire.»

La spigliata irriverenza è il tratto distintivo di Bartimeus, che dalla prima pagina riesce a conquistarsi la simpatia del lettore con le sue battute sagaci e con la capacità di deridere i maghi che lo vogliono fare schiavo, pur essendo limitato dai vincoli della convocazione.

«Occhi grandi, capelli scuri tagliati a caschetto. Meccanicamente la memorizzai. L'indomani mi sarei presentato dal ragazzino con il suo aspetto. Ma senza vestiti.»

È interessante notare come, pur parlando in modo sdegnoso dei suoi padroni, Bartimeus rimanga molto legato alla loro memoria e non abbandoni mai del tutto le speranze nel buon cuore degli umani.
I suoi capitoli sono gli unici narrati in prima persona, inoltre hanno altre due peculiarità che li fanno spiccare rispetto a quelli degli altri protagonisti della serie. Innanzitutto Bartimeus si rivolge spesso in modo diretto al lettore, sfondando la quarta parete ed adottando lo stesso tono sprezzante e ironico che usa per parlare con i maghi;

«Catene! Corde! Furgoni! Mettete tutto insieme e che cosa ottenete? Già, non ne avevo neanch'io la minima idea. Ma sembrava roba losca.»

il jinn è anche in grado di assumere qualunque aspetto gli aggradi -dal mostro gigantesco allo sbuffo di fumo, dalla bestia feroce alla sua tradizionale guisa del mago Tolomeo- e quando parla di se stesso da trasformato, fa riferimento al suo aspetto in terza persona,

«"Ne ho abbastanza", dissi. "Non vedo in giro Khaba, e neppure il suo piccolo foliot malefico. Io faccio una pausa." Così dicendo il bellissimo giovane buttò da una parte lo scalpello e scivolò giù dalla scala di legno fin sul fondo della cava.»

cosa che, almeno le prime volte, crea un po' di perplessità nel lettore, ma poi diventa un simpatico modo di vedere i travestimenti che lo spirito adotta di volta in volta.

2. NATHANIEL / JOHN MANDRAKE
Dopo Bartimeus, come non parlare del personaggio con il quale si contende l'attenzione del pubblico per l'intera trilogia principale? A differenza del jinn, Nathaniel ha maggiori difficoltà nel risultare simpatetico al lettore: se all'inizio de "L'amuleto di Samarcanda" si poteva anche provare pena per il ragazzino talentuoso al quale gli adulti non danno lo spazio per esprimersi, già dalla metà di quel volume l'ambizione e la spregiudicatezza del giovane mago si palesano.

«Riassumendo: sembrava che per salvare la propria pelle questo piccolo ingrato stesse per scaricare le ire di un mago potente sulla testa del proprio maestro ignaro. Ero molto colpito.»

Per gran parte della serie, è davvero difficile apprezzare il personaggio di Mandrake, seppur le sue motivazioni siano logiche ed i suoi comportamenti il normale risultato della società in cui è cresciuto. Sin da bambino gli viene insegnato che i maghi sono le guide naturali dell'impero, quindi sfruttare gli spiriti e controllare i comuni è loro diritto e dovere; avendo inoltre come maestro un mago alquanto debole, il suo talento -del quale Nathaniel è ben consapevole- lo spinge a desiderare una rivalsa,

«I libri di storia su cui Nathaniel studiava riportavano un numero infinito di episodi in cui maghi rivali si erano combattuti tra loro. [...] non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con il suo nemico frontalmente, almeno finché non fosse diventato più forte. L'avrebbe fatto cadere con altri mezzi.»

che lo porterà ben presto ad ottenere un ruolo chiave all'interno del governo, dovendo però guardarsi continuamente le spalle per paura di chi, come lui, agogna al potere.
Il suo atteggiamento rende difficili i rapporti con il lettore, ma anche con gli altri personaggi; Bartimeus non perde occasione per deridere il suo desiderio di apparire come un mago di successo,

«Nel corso degli anni le sue priorità erano decisamente cambiate. [...]
"Guardati", dissi. "Quanti nuovi atteggiamenti. Scommetto che li copi da uno dei tuoi maghi preferiti".»

e anche Kitty gli rifila delle frecciatine niente male, che lentamente lo portano a riflettere e mettono in moto la straordinaria evoluzione del suo personaggio che vediamo ne "La porta di Tolomeo".

3. KITTY JONES
A differenza di Bartimeus e Nathaniel, Kitty acquisisce un ruolo importante nella storia -e dei capitoli dal suo punto di vista- solo da "L'occhio del Golem". Questo non le impedisce però di diventare un personaggio di vitale importanza per le sorti dell'impero e dell'equilibro tra umani e spiriti.
Se Mandrake compie una grande crescita nella sua caratterizzazione, Kitty è colei che permette all'autore di dipingere un'enorme evoluzione nelle sue conoscenze ed abilità. Già ne "L'amuleto di Samarcanda" la vediamo parte della Resistenza, ma con una consapevolezza molto limitata rispetto alla magia e al mondo degli spiriti; spinta dalla sua volontà di apprendere e dalle sollecitazioni di altri personaggi,

«"[...] Lei legge, signorina Jones?"
Kitty si strinse nelle spalle. "Certo. A scuola".
"No, no, quelle non sono vere letture. Sono i maghi a scrivere i testi scolastici: non può fidarsi di loro."»

Kitty inizia ad interessarsi alle convocazioni, agli oggetti magici e -in particolare- al jinn Bartimeus, con il quale instaura un rapporto tanto speciale da riportare alla sua memoria il legale esclusivo che tanto tempo prima aveva con Tolomeo.
Questo lato del suo personaggio non impedisce a Kitty di avere un'ottima caratterizzazione, che raggiunge il suo apice quando decide di viaggiare fino all'Altro Luogo, dimostrando una grande fiducia nei due coprotagonisti, nonostante i trascorsi non proprio positivi.

4. WORLD BUILDING
"L'anello di Salomone" ha senza dubbio un'ambientazione molto affascinante per i suoi esotici tratti mediorientali, ma qui voglio parlare della Londra ucronica in cui ritroviamo Bartimeus quando Nathaniel lo convoca per la prima volta.
Stroud immagina un mondo in cui la presenza degli spiriti al servizio del maghi abbia influito in modo vitale sulle vite delle persone. Questo influsso è evidente sia nelle piccolezze, come usare un folletto imprigionato in uno Specchio Veggente come telecamera di sorveglianza, che nei cambiamenti più grandi: guerre che vengono combattute dai comuni ma nelle quali il ruolo centrale è giocato dalla convocazione di afrit e marid, o la struttura dello stesso governo magico britannico con le sue regole bislacche eppure ragionate per farlo durare nei secoli.

«"Sarebbe molto meglio che i maghi potessero avere figli propri".
"Così si creerebbero lotte tra dinastie, matrimoni combinati... e finirebbe tutto in faide sanguinose. Leggi qualche libro di storia, Martha [...]".»

È interessante anche analizzare le dinamiche dei Ministeri magici, che mescolano degli elementi del tutto fantastici -vedasi i licantropi impiegati dalla polizia- con altri parte del nostro mondo, come vediamo molto bene quando Nathaniel diventa Ministro dell'Informazione e deve occuparsi della propaganda governativa.

«"[...] Ah, ecco: questo mi sembra già meglio: Difendi la patria e fatti un nome... È buono. Hanno messo un tipo da fattoria dall'aria virile, che va bene, ma che ne dice di aggiungere dietro una famiglia -diciamo i genitori e una sorellina- con l'aria indifesa e ammirata? Bisogna giocare la carta familiare".
La signorina Piper annuì vigorosamente. "Potremmo metterci anche una moglie, signore".
"No. Vogliamo i single. Le mogli fanno un mucchio di storie quando i mariti non tornano dal fronte".»

5. SISTEMA MAGICO
Il sistema magico di questa serie è degno di menzione per la sua originalità: quelli che qui vengono definiti maghi non possiedono in realtà alcun potere soprannaturale ma si limitano a fruttare la magia degli spiriti che evocano e vincolano per obbedire ai propri comandi.

«"Dunque il grande segreto sono i dèmoni. [...] tutti i nostri poteri ci vengono dai dèmoni. Che senza il loro aiuto non siamo altro che un mucchio di prestigiatori e ciarlatani." »

Ciò non toglie che i maghi si impegnino molto per apprendere le conoscenze necessarie per svolgere il loro compito, e lo capiamo bene quando Kitty si mette in testa di chiamare a sé Bartimeus e deve studiare per tre anni anche solo per riuscire in questo compito limitato.
In questo sistema magico un'importanza vitale è data ai nomi, sia degli umani sia degli spiriti. I nomi sono dei vincoli perenni ed indelebili, quindi tutti tentano di tenere il proprio segreto;

«"[...] I nomi sono cose potenti, tenerli nascosti o perderli può fare la differenza. Non andrebbero mai sbandierati in giro o, né da parte di spiriti né da parte di umani, perché sono ciò che possediamo di più profondo e segreto."»

ciò rende davvero toccante la scena ne "La porta di Tolomeo" in cui Nathaniel capisce di potersi fidare a tal punto di Kitty da rivelarle il suo.
È interessante anche notare come Stoud abbia incluso degli elementi fantastici già noti, adattandoli al mondo di sua invenzione. Così abbiamo degli spiriti intrappolati nei tappeti per farli volare come ne Le mille e una notte,

«Altre culture invece non si fecero scrupoli a fondare i jinn agli oggetti inanimati: tra i persiani andavano forte i tappeti; [...].»

oppure in una calzatura così da creare gli Stivali delle Sette Leghe che fanno correre a gran velocità chi li calza.

6. DA MIDDLE GRADE A YOUNG ADULT
Nel complesso questa tetralogia viene venduta come middle-grade, quindi rivolta ad un pubblico di ragazzi giovani, ad esempio studenti delle medie. Credo però che, mentre la serie prosegue si assista ad una progressiva crescita legata non solo all'età del protagonista, ma anche alle tematiche che vengono affrontate.

«Per sopravvivere in quel mondo senza amici, Mandrake aveva nascosto le sue qualità migliori sotto strati di affettata efficienza e ostentata eleganza. [...] tutto era seppellito in profondità. Ogni collegamento con l'infanzia era stato mozzato.»

I toni si fanno parimenti più cupi e le scene descritte spesso violente, senza comunque mai scendere nel grottesco o nello splatter gratuito.

«"[Praga] è una città malinconica. Nel corso degli anni ha condotto molti dei nostri agenti al suicidio. Per il momento Arlecchino sembra abbastanza lucido, ma ha acquistato una sensibilità un tantino morbosa".»

Si può notare come anche il linguaggio diventi progressivamente più ricercato, non per far sentire in difetto il lettore quanto piuttosto per incentivare la sua sete di conoscenza e miglioramento personale.

7. BLACK HUMOUR
Questo aspetto riguarda in particolare Bartimeus che, come già detto, non lesina battute sottili a chicchessia, dal folletto più umile ai potenti marid. Il suo senso dell'umorismo lo porta spesso a raccontare delle storielle divertenti, raccolte nei tanti secoli al servizio dei maghi di tutto il mondo, ma quasi sempre caratterizzate da un finale non troppo lieto.

«In seguito si era scoperto che era riuscito a farlo ricoprendo alcuni lingotti d'oro con una sottile pellicola di piombo che spariva non appena riscaldata. La sua ingenuità riscosse grande favore, ciò nondimeno fu decapitato.»

Anche al presente, lo humour del jinn non cambia nel suo vedere sempre il lato più esilarante delle scene anche violente alle quali si trova ad assistere,

«Braccia e gambe erano gettate in modo scomposto, quasi dormisse. E ho detto quasi a ragione, dal momento che gli mancava la testa.»

e queste uscite fanno inevitabilmente sorgere una risata amara nel lettore, combattuto tra il divertimento genuino e la natura gore di quanto viene descritto.

8. NOTE A PIÈ DI PAGINA
Parliamo sempre dei capitoli dedicati a Bartimeus perché il jinn, non pago di descrivere in prima persona le sue gesta e parlare al lettore in tono confidenziale, si permette pure il lusso di avere delle note a piè di pagina.
In queste appendici lo vediamo puntualizzare dei dettagli sugli avvenimenti in corso,

«Non scattò nessun allarme magico, anche se sbattei cinque volte la testa contro il ciottolo.1
[...]
1 Ogni volta contro un ciottolo diverso, non cinque volte di seguito contro lo stesso ciottolo. Solo per essere precisi. A volte gli essere umani sono un po' lenti.»

oppure raccontare i simpatici aneddoti ai quali accennavo al punto precedente, altrimenti difficili da inserire nella narrazione.

9. UCRONIA E RIFLESSIONI
Per quanto riguarda la trilogia originale, ci troviamo come detto in una Londra diversa dalla nostra: pur essendoci tutte le comodità moderne note, la realtà è quella di un'ucronia nella quale i maghi comandano con pugno di ferro sul resto dei cittadini.

«"[...] Se si vuole mantenere integro l'impero, è necessario un governo forte e forza significa: maghi. Immagina cosa sarebbe il paese senza di essi! È impensabile: sarebbero al potere i comuni!"»

Per non parlare del trattamento riservato agli spiriti, che i maghi chiamano e trattano alla stregua di demoni malvagi, portandoli a diventare proprio come sono dipinti, ossia creature spietate e pronte a rivoltarsi contro alla minima incertezza del mago che li ha convocati.

«"[...] la nostra esistenza qui non è altro che una sequela di punizioni! Solo i maledetti maghi cambiano: non appena uno finisce nella tomba, ecco che ne salta fuori un altro, scova i nostri nomi e ci convoca di nuovo! Loro passano, noi restiamo".»

Con l'aumentare del numero di comuni refrattari alla magia, i maghi diventano se possibile ancora più determinati a mantenere il controllo con ogni mezzo,

«Erano oppositori della benevola supremazia dei maghi e voleva ritornare all'anarchia delle Leggi Comuni. [...] La risposta del governo era stata drastica: molti comuni furono arrestati sulla base del solo sospetto, alcuni furono giustiziati o deportati nelle colonie a bordo di galere.»

e questo potrebbe essere il primo di molti spunti sui quali la serie invita il lettore, anche se molto giovane, a fare delle riflessioni individuali: una nascita avvantaggiata non da il diritto di ergersi a giudice del prossimo, la ricerca del sapere permette di elevare la propria condizione, le informazioni date da chi sta al potere vanno messe alla prova, etc.

10. FINALE
Ho pensato che il finale (mi riferisco sempre alla serie originale) si meritasse un punto a parte. Oltre ad essere estremamente forte sul piano emotivo, la risoluzione della trama dimostra un'eccellente pianificazione dell'autore nel corso della trilogia: si pensi, ad esempio, alla ricomparsa dell'amuleto di Samarcanda o al ruolo giocato dagli Stivali del mercenario.
In questa parte conclusiva avviene uno travolgimento nel sistema che aveva governato l'impero per tanto tempo, con i ruoli di maghi, comuni e spiriti che si invertono,

«"Sono una comune. Bravo. Ma ormai questo non fa più molta differenza, ti pare? Guardati intorno. Tutto va al contrario: maghi che hanno distrutto il governo; demoni che si fanno convocare spontaneamente dai loro simili; comuni che prendono il controllo delle strade. [...]"»

e non solo sul livello pratico di chi evoca chi, ma anche sui rapporti, cosa che non manca di sconvolgere quelli che -come il jinn Faquarl- reputano inconcepibile un qualunque tipo di parità tra la sua specie e gli umani che per anni li hanno tormentati e fruttati.

«"L'umano ha mantenuto l'intelletto", borbottò. "E allora chi è il padrone? Chi comanda dei due?"
"Nessuno", dissi.
"È un equilibro equo", precisò Nathaniel.»

Nel finale sono inoltre presenti degli enormi cambiamenti nei rapporti tra i tre protagonisti, ed ognuno di loro compie un sacrificio volontario,

«"Sono solo grinze, Kitty. Solo grinze. Le ha un sacco di gente. [...] E poi guarda me. Guarda queste bolle".
"Volevo chiederti, in effetti".
"È stata una Pestilenza. Quando ho recuperato il Bastone".»

determinante per fermare la rivolta degli spiriti nei corpi dei maghi e per dimostrare come si possa cambiare ed andare contro tutte le proprie convinzioni se queste si dimostrano sbagliate.

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La porta di Tolomeo. Trilogia di Bartemius 2013-03-23 18:22:05 rondinella
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rondinella Opinione inserita da rondinella    23 Marzo, 2013
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Un'amicizia lunga due millenni

Ho concluso.
Vorrei potervi dire 'finalmente ho terminato questa splendida trilogia' ma non ci riesco, perché questa è una di quelle storie che vorresti non finissero mai.

John Mandrake è ormai un gran elitario tra il governo dei maghi: giovane, bello, preciso, corrotto al punto giusto, egoista, snob. Insomma, un politico modello.
Ma la comunità magica non è più integra come una volta: le invidie e le ambizioni fratturano il sistema interno, lo scontento del popolo comune inizia a far tremare i vetri. Troppe voci si levano per essere ignorate, troppe iniziative vengono intraprese a scapito di altre. All'estero, nuovi poteri si accalcano ai confini sperando di conquistare il grande impero britannico.
I governanti si ostinano ad essere ciechi. Il collasso è vicino.
Sulle spalle del sicuro e ingenuo Mandrake si va via via accumulando un peso troppo grande da sopportare in solitudine... che ne sarà di lui? Riuscirà a sopportare e vincere, o il mondo gli crollerà addosso?
Bartimeus, servo 'fedele', aiutalo... e perdonalo.

Incantevole, ammaliante, coinvolgente, entusiasmante, imprevedibile, vivace, spiritoso: ho amato dalla prima all'ultima pagina, le ho gustate, ho sperato che mi si moltiplicassero nel sonno in modo che non finissero mai.
Ma insomma, le cose belle prima o poi finiscono... è questo a renderle belle no?
Uno stile semplice e scorrevole con un lessico variegato, avventure che si susseguono l'una dietro l'altra, suspance incredibile, inventiva eccezionale... ma che cosa vogliamo di più da una storia fantastica come questa, che di fantastico ha davvero tutto?
Personaggi concreti, empatici, emozionanti, ben descritti in tutti i campi, amici o nemici che si desidera avere (o non avere) accanto e che dispiacerà abbandonare anche per poche ore; belle descrizioni di luoghi, paesaggi, eventi, particolareggiate al punto giusto, mai pesanti o inutilmente dilungate.
Tutto scorre sotto gli occhi in modo immediato, con colori vivaci ed un audio altissimo, effetti speciali a go-go e tante sensazioni. Un libro che sembra un film di cui il lettore entra a far parte (e ce lo facessero veramente questo caspita di film! Da quant'è che la casa cinematografica ha acquistato i diritti?)
Non so cos'altro dirvi, davvero. Non riesco ad esprimere quanto Bartimeus, John, Kitty ed altri mi abbiano deliziata, divertita, appassionata. Appena avevo un po' di tempo libero tornavo subito da loro, troppo impaziente per far attendere oltre le loro vite così ... sopra le righe (fantasiosamente parlando ovviamente). Ma si capisce no?

Sulla copertina è riportata la dicitura 'capolavoro della fantasy contemporanea'.
Verissimo.
Una conclusione che rispetta le aspettative, densa, scoppiettante, briosa, di forte impatto.
Un libro, anzi, la trilogia che straconsiglio a tutti, lettori 'fantastici' o meno.

p.s. vi domanderete perché nonostante tutte le mie lodi non ho dato il voto massimo alla piacevolezza: in verità vi dico che meriterebbe 10, ma io ho dato 4 perché... sono rimasta così colpita dal finale, completamente diverso da quello che mi aspettavo, che accuso ancora adesso il colpo.
Ci sono rimasta malissimo. Non fraintendetemi: è un finale coi fiocchi, ma io avevo pensato a tutt'altro proseguimento...

Queste 'cavolo di promesse!'

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