Shorefall
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Mamma Orso...
La lettura di "Shorefall" mi dimostra quanto sia rischioso aspettare mesi e mesi prima di continuare una serie, specialmente se non troppo famosa e per questo priva di una fanbase che ci martelli il cranio a suon di fanart e meme. Riconosco quindi che, se avessi letto prima il secondo capitolo di The Founders Trilogy forse sarei entrata subito in sintonia con la storia e non avrei sfoggiato per cento e passa pagine un'espressione da pesce lesso che non capisce chi sia chi. A discapito di questo mea culpa, rimango convinta che i romanzi di Bennett in generale e questa trilogia in particolare siano delle vere gemme nascoste, per questo sono stata felicissima della recente pubblicazione in Italia di questo seguito.
Un po' come la sottoscritta, anche la narrazione si concede un bel salto in avanti di quasi tre anni, rispetto al finale di "Foundryside". I protagonisti hanno ormai avviato una solida attività, e non si interessano soltanto a togliere il monopolio dello scriving alle compagnie mercantili, ma anche a diffondere codici di ogni tipo tra le nuove imprese che sono sorte nei Commons, diventando così una sorta di impresa di servizi. A gettare un'ombra sui loro progetti futuri è la minaccia dell'inaspettato ritorno del più potente tra gli ierofanti, deciso a riportare l'umanità sotto il suo controllo.
Tra sequenze d'azione mozzafiato e piani geniali, questo seguito conferma tutti i punti di forza del primo romanzo: un sistema magico complesso, un world building solido e vitale per la storia, e dei personaggi a tutto tondo. Qui troviamo inoltre un maggior approfondimento sulla caratterizzazione proprio dei protagonisti, soffermandosi in particolare sui legami tra loro che prima erano stati solo abbozzati e adesso si dimostrano essere decisivi nell'economica della narrazione, oltre che di impatto a livello emotivo. Confesso che alcune interazioni tra loro mi hanno colpito molto, e ho trovato diversi dialoghi genuinamente commoventi.
Tra i punti di forza di questo titolo possiamo annoverare anche il ritmo incalzante che va a caratterizzare l'intero volume, nonché i nuovi sviluppi nel sistema magico ed i dettagli sul passato del mondo immaginato da Bennett, che ne vanno ad arricchire e rendere più interessante la lore. Personalmente ho poi apprezzato come la storia si apra con l'unica prospettiva di Sancia "San" Grado, ma vada in seguito ad includere quelle degli altri protagonisti e anche di diversi personaggi di contorno; il risultato è una narrazione quasi corale, che permette di comprendere i diversi approcci alle tematiche affrontate.
Fatico sempre a trovare qualcosa che non vada nei romanzi del caro Robert; l'unico difetto potrebbe essere il finale, inaspettatamente aperto a differenza dei suoi titoli precedenti. Dalla prospettiva di un lettore nostrano però, la maggior pecca di questa trilogia temo rimanga la continua presenza di nomi cringe in fanta-italiano, spesso mescolato con spagnolo ed inglese, giusto per dare più colore; il più esilarante per me è stato Participazio: personaggio che compare in giusto tre scene, ma che per merito del suo nome è riuscito a farmi sganasciare per più di metà libro.
NB: Libro letto in lingua originale