Narrativa straniera Fantasy Magisterium. Il guanto di rame
 

Magisterium. Il guanto di rame Magisterium. Il guanto di rame

Magisterium. Il guanto di rame

Letteratura straniera

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Callum Hunt ha tredici anni, frequenta il secondo anno del Magisterium e dovrebbe essere morto. Perché prima di essere uccisa, sua madre ha lasciato una scritta incisa nel ghiaccio: "uccidete il bambino". Ma questo non è il peggiore dei suoi segreti. Callum sa di avere dentro di sé l'anima del Nemico, che si è impadronito di lui dopo il Massacro Gelido. E sospetta che suo padre voglia rubare l'Alkahest, il guanto di rame, unico oggetto magico in grado di salvare il mondo dalla malvagità assoluta. Quando decide di partire in cerca del padre, però, scopre di non essere solo. Con lui ci sono i suoi migliori amici: Aaron, timido e generoso, che ha appena scoperto di essere il Makar e possiede la potente magia del vuoto, Tamara, intelligente e piena di risorse, e Subbuglio, il giovane lupo del caos che non lo abbandona mai. Callum sa di non avere scelta. Se necessario, dovrà sacrificarsi.



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Magisterium. Il guanto di rame 2018-07-10 20:26:24 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Luglio, 2018
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Romanzo in racconti

Al secondo volume di questa pentalogia scritta a quattro mani, mi sono finalmente resa conto di un dettaglio abbastanza rilevante, riguardo la differenza tra l’edizione originale e quella italiana. Mettendo a confronto le copertine infatti, si nota subito che quelle statunitensi hanno un design adatto per risultare appetibili ad un pubblico giovane, ossia al target effettivo dei romanzi; la Mondadori ha optato invece per delle immagini e dei colori molto più seri e maturi, fuorviando così il lettore, che pensa di acquistare un libro rivolto ai cosiddetti giovani adulti. Ciò non toglie che le copertine italiane siano meravigliose, tanto da convincermi ad acquistare tutti i volumi in rigida.
La storia di Callum riprende qualche mese dopo la fine de “L’anno di ferro”, con il nostro protagonista costretto a trascorrere le vacanze estive a casa con il padre dove, in aggiunta a molti altri problemi, il suo lupo del caos Subbuglio non è bene accetto.
Al ritorno al Magisterium, Call troverà ben altri ostacoli che il suo peculiare animale domestico: qualcuno pianifica infatti di rubare l’Alkahest, un potente oggetto magico in grado di uccidere con il solo tocco. Per fermare il ladro, Call parte in missione, seguito da Aaron, Tamara e del riluttante Jasper. Da questa impresa, la storia si sviluppa in un crescendo fino all’inatteso e geniale finale.
Per chi come me ha letto il primo romanzo da un po’, non c’è nulla da temere: nei capitoli iniziali viene inserito un riassunto di quanto accaduto in precedenza, ottimo per rinfrescarsi la memoria.
Seppur intrigante e capace di portare nuovi elementi fondamentali per la serie, la trama di questo secondo capitolo presenta un paio di problemi strutturali: innanzitutto la narrazione viene incentrata su pochi eventi, lasciando molti dettagli ed indizi in sospeso, probabilmente per svilupparli nei prossimi volumi; in secondo luogo, la storia è quasi frammentaria, perché anziché seguire la vita del protagonista, ci si sofferma su una manciata di episodi, sorvolando su ciò che accade nel frattempo.
Dal primo libro, i personaggi non hanno subito una grande evoluzione ma, mentre i secondari si riconfermano soltanto abbozzati e privi di attrattiva, quelli principali lasciano presagire uno sviluppo interessante per i prossimi capitoli.
Il protagonista Callum va invece valutato a parte, dal momento che è il solo di cui conosciamo tutti i pensieri e, soprattutto, il grande segreto. Proprio alla luce di quanto scoperto nel finale de “L’anno di ferro”, il rapporto di Call con gli altri personaggi acquisiva un enorme potenziale; potenziale poco sfruttato, rispetto alla relazione con il padre, e per nulla, rispetto a quella con l’amico Aaron.
Come in precedenza, lo stile narrativo si dimostra scorrevole ed immediato, così da rendere apprezzabile il romanzo anche dai ragazzi per i quali è pensato; questo non va però ad inficiare la scelta del lessico, che non è mai banale anzi in diversi casi risulta abbastanza ricercato.
Avevo già accennato in un precedente post come considerassi la serie “Magisterium” un eccellente connubio tra due delle più amate saghe fantasy per ragazzi, ossia quelle di Harry Potter e di Percy Jackson; ciò rende palese una mancanza di originalità di fondo e porta a delle scene “clonate”: l’attacco dell’Automoton, per esempio, ricalca in modo evidente un episodio della pentalogia “Eroi dell’Olimpo”.
Potendo attingere da questi generosi universi fantastici, le autrici hanno anche saputo imparare dagli errori altrui: una mia perplessità riguardo Hogwarts era la mancanza dell’insegnamento di materie normali, come matematica o lettere (dobbiamo pensare che nel mondo magico ci si esprima con un lessico da quinta elementare e non si sappia far di conto?); dal secondo anno, al Magisterium si studiano scienze ed inglese, oltre alla magia.
Ho trovato molto positivo anche il voler fornire una spiegazione più dettagliata e completa su come opera la magia in questo mondo.

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