Narrativa straniera Romanzi storici Soldati di Salamina
 

Soldati di Salamina Soldati di Salamina

Soldati di Salamina

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Sul finire della guerra civile spagnola le truppe repubblicane si dirigono verso la frontiera francese. Al loro interno matura la decisione di fucilare un gruppo di frnchisti. In un bosco si consuma la fucilazione collettiva. Tra i prigionieri c'è Rafael Sànchez Mazas, fondatore e ideologo della Falange, uno dei responsabili diretti del conflitto fratricida, che riesce però a sfuggire e salvarsi. Inseguito, viene scoperto e riconosciuto da un miliziano che, all'ultimo momento, decide di risparmiarlo. Il fatto è storicamente accertato ed insieme misterioso e intrigante, tanto che l'autore decide di chiarirlo e approfondirlo attraverso un'indagine che si fa via via più appassionante. "Soldati di Salamina" è dunque un libro che presenta al tempo stesso una dettagliata ricostruzione storica e la scoperta di un eroe dimenticato.



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Soldati di Salamina 2019-03-25 07:28:25 kafka62
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kafka62 Opinione inserita da kafka62    25 Marzo, 2019
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IL FALANGISTA E IL MILIZIANO

“Soldati di Salamina” è un’opera genialmente strabica, incentrata com’è su due personaggi antitetici, il famoso falangista Sánchez Mazas e l’anonimo miliziano Miralles. La prima parte del romanzo è interamente dedicata a un aneddoto (l’episodio realmente vissuto durante la Guerra Civile spagnola dal poeta e ideologo fascista Rafael Sánchez Mazas, il quale scampò miracolosamente alla fucilazione da parte dei miliziani repubblicani), che Cercas ascolta casualmente in un’intervista e che da quel momento lo ossessiona e non lo abbandona più, fino a spingerlo a documentarsi, a rintracciare testimoni e a scrivere un libro su di esso. Non c’è ovviamente alcun intento revisionistico nel fare di un gerarca fascista l’apparente protagonista del romanzo, in quanto la sua storia è raccontata con una prosa fredda e distaccata, Sánchez Mazas è inchiodato alle sue responsabilità politiche e il giudizio sul regime di Franco è netto e senza ambiguità. Quello che interessa a Cercas è di intrecciare la Storia alle storie, spinto dalla convinzione che “alla fine è sempre stato un plotone di uomini a salvare la civiltà”, e non le grandi ideologie. In questo Cercas non appare distante dalla poetica di uno scrittore come Saramago, anche se nelle sue pagine non si ritrova mai la denuncia polemica e implacabile di quest’ultimo nei confronti della Storia con la esse maiuscola. La biografia di Sánchez Mazas non basta però a realizzare il proposito di Cercas, in quanto al puzzle faticosamente ricomposto attraverso una meticolosa indagine retrospettiva manca ancora un tassello: è un piccolo, casuale miracolo a far scoprire a Cercas, con l’involontaria collaborazione dello scrittore cileno Bolaño, l’esistenza in una remota cittadina francese del soldato che visse - dall’altra sponda, quella repubblicana - l’episodio della fucilazione. Il ritrovamento di Miralles in un triste ospizio per anziani sposta il clima del racconto su un piano di maggiore partecipazione emotiva. E’ evidente che la simpatia di Cercas vada al vecchio e malandato, eppure ancor pieno di dignità, Miralles piuttosto che alla figura retorica di Sánchez Mazas, e il fatto che il primo alla fine del colloquio con l’autore neghi di essere stato lui a graziare il prigioniero falangista dopo averlo scoperto mentre si nascondeva nel bosco non toglie nulla alla grandezza del suo personaggio. In fondo ogni vero atto di eroismo è sempre anonimo, è sempre destinato a rimanere misconosciuto tra le pieghe della storia anziché esaltato dalla logora retorica patriottica, e solo la letteratura ha il potere di riportare magicamente allo scoperto e di rendere eterni, come ha fatto – con una abnegazione che ci piace pensare autentica – Javier Cercas, l’umanità, la fratellanza e lo spirito di sacrificio di piccoli uomini che, senza nessuna speranza di ottenere le ricompense e gli allori che saranno appannaggio di politici e generali, fanno silenziosamente ed “eroicamente” progredire le sorti del mondo.

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Soldati di Salamina 2018-07-13 12:04:04 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    13 Luglio, 2018
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'Uomini o caporali'

J. Cercas, scrittore spagnolo, si è messo in evidenza con questo interessante romanzo.
Nel 1994 un giornalista intervista uno scrittore, che gli racconta la singolarissima vicenda del proprio padre, tra i fondatori della falange, 'fucilato' nella zona dei Pirenei dove, verso la fine della Guerra Civile Spagnola, molti Repubblicani fuggivano verso la Francia con un carico di prigionieri. Lui sopravvisse e si nascose nella boscaglia. Fu scoperto da un miliziano : lo fissò e se ne andò. Così ebbe salva la vita.

Di qui parte la vicenda, come sospinta dalla curiosità per questo individuo, Sanchez Mazas, bravo ma non grande scrittore, e per l'accaduto nel contesto del sanguinoso evento bellico.

Ne emerge uno spaccato del terribile fatto storico. Ma, come spesso succede nella Letteratura di qualità, il discorso diventa più ampio e coinvolge temi che pongono questioni sempre attuali : su come si possa essere "uno scrittore di buon livello pur essendo una pessima persona (o una persona che appoggia o fomenta cause pessime)" ; come "è incredibile quanto si possa imparare in quei pochi istanti prima dell'esecuzione". C'è poi il tema, caro alla letteratura di tutti i tempi, della scrittura che perpetua il ricordo di uomini che non sono più fra noi : "sebbene siano morti da sessant'anni, non sono ancora morti del tutto proprio perché lui si ricorda di loro. O forse (...) sono loro che si aggrappano a lui per non essere del tutto morti" .

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Letteratura contemporanea e romanzo storico
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Soldati di Salamina 2012-07-19 17:23:10 amuleto
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amuleto Opinione inserita da amuleto    19 Luglio, 2012
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LOS VERDADEROS HèROES NUNCA SOBREVIVEN

Cercas diventa un personaggio stesso del romanzo nei panni di uno scrittore fracassato che comincia a riscrivere quando parla della storia di Rafael Sànchez Mazas, ideologo, scrittore e braccio destro di Josè Antonio Primo De Rivera, fondatore della Falange spagnola.La guerra civile sta per terminare, il bando nazionalista arriva a Barcellona dove Mazas si ritrova nel santuario del Collell dove dovrà essere fucilato.Mazas è uno dei pochi a fuggire, si rifugia nel bosco, un soldato lo trova, lo osserva e gli salva la vita.Lo scrittore cerca in tutti i modi il soldato che ha salvato anni prima la vita a Sànchez Mazas. Grazie a Roberto Bolaño, poeta e scrittore cileno incontrato in un camping estivo, lo scrittore viene a sapere che il soldato è probabilmente un certo Miralles.Lo raggiunge e gli pone delle domande sulla sua identità, ma il lettore non sa nemmeno alla fine se il signor Miralles è o no il soldato.Questo finale aperto fa supporre che probabilmente la creazione del soldato è fittizia con l'unico intento di assegnare alla storia un eroe..Ci sono dei contrasti perchè circa a metà libro lo scrittore afferma che gli eroi non sopravvivono per raccontare le loro imprese; un finale dunque ambiguo ma originale.

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Soldati di Salamina 2010-11-27 23:27:23 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    28 Novembre, 2010
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Favola triste...(Suspiros de Espana)

Certo è stata una bella sorpresa.
Era da tempo che non leggevo un romanzo come quello di Javier Cercas.
Ultimamente mi fido assai poco degli scrittori iberici: troppo barocchi, modaioli, convinti di essere il centro del mondo del flop zapateriano.
Cercas no.
Questo scrittore ha coniato con le sue sole forze un racconto che, per quanto mi riguarda, rappresenta il migliore prodotto editoriale spagnolo degli ultimi anni.
"Soldati di Salamina" è una storia generosa e prodiga di bellezza : la storia di un miracolo.
Addirittura l'autore evita di usare facili perifrasi con le quali normalmente gli ispanici tendono ad evitare il pesante fardello di "Guerra Civile".
E parlano di Cruzada, o di Guerra di Spagna.
Siamo alla fine del triennio di fuoco 1936/39, i rossi hanno perso...i fascisti avanzano inesorabilmente.
In una località catalana vengono ammassati per un'esecuzione collettiva moltissimi falangisti, azul, gerarchi di quello che, fino al 1975, rimarrà un regime dittatoriale vergognoso. Quello franchista.
Ad un certo punto, mentre le mitragliatrici delle Brigate Internazionali aprono il fuoco contro i prigionieri...a due passi dal confine francese, il gerarca dei gerarchi, il fondatore della falange...si butta sulla destra.
Avete letto bene, si getta di peso giù per una scarpata tentando l'ultima carta.
E apparentemente ce la fa.
La pioggia scorre ingrata e cattiva, i cani non riescono con l'acqua alle froge a riconoscere gli odori, gli indizi.
Il gerarca si copre con foglie e terriccio come farebbe un animale braccato, e attende.
Poi, di scatto, si sente osservato e si volta.
Dietro di lui un miliziano del Quinto Reggimento, un partigiano socialista con il fucile spianato...che lo osserva.
Ma al momento in cui un compagno, dall'alto, lo interroga urlando l'"angelo sterminatore", inspiegabilmente, risponde che non c'è nessuno...lì con lui.
E se ne va risparmiando il gerarca.
Cercas si mette a investigare la figura di questo miliziano.
Ancora vivo? Che nome avrà? Il gerarca è morto ma quello...quello era giovane.
E lo rincorre nel tempo e nello spazio.
Finché arriva l'ultimo capitolo.
Ecco, sono rimasto entusiasta.
Uno stile fluido e fresco come un ruscello.
Veloce, mai banale.
Mai scontato.
Perché come dice l'autore è dannatamente difficile parlare della Guerra Civile spagnola.
Tra tutte le storie della Storia, la più triste è quella di Spagna...perché finisce male.
Ma se qualcuno vuole leggere un grande artista compri Javier Cercas.
Edizioni Guanda -La Fenice.
Euro 8.
E butti via Zafon.
http://www.youtube.com/watch?v=lCSTpnA7CFY

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