Narrativa straniera Romanzi Il vecchio e il mare
 

Il vecchio e il mare Il vecchio e il mare

Il vecchio e il mare

Letteratura straniera

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Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi, nella lotta, quasi letteralmente a mani nude, contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione sconfitta, il vecchio Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura e, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita.



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Il vecchio e il mare 2022-10-12 15:18:53 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    12 Ottobre, 2022
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la mar

Hemingway scrivendo questo racconto breve, il vecchio e il mare, pubblicato nel 1952, prende spunto da una storia vera che gli viene raccontata, dagli abitanti di Cojimar, un villaggio di pescatori vicino a L’Avana.
Santiago è un vecchio pescatore con tanta esperienza e poca fortuna, 84 giorni in mare senza prendere un solo pesce. Manolin il ragazzo che lo aiuta e pesca insieme a lui è costretto a lasciarlo per un'altra barca più fortunata della sua. Così, l’85simo giorno, quello giusto, Santiago esce all'alba in mare da solo anche se “nessuno era mai solo sul mare" e prende il largo per tentare la sorte, e la fortuna finalmente abbocca: aggancia un Marlin così grosso che però , per sfuggire alla cattura, lo tira con sé portandolo in alto mare in mezzo all’oceano, per tre giorni e due notti.
Qui inizia la sua lotta, quella che affronta per non soccombere, quella per dimostrare di essere ancora bravo e utile, nonostante sia vecchio e sfortunato.
Una lotta ad armi pari, espressa dalla forza fisica e dalla volontà.
Santiago è ostinato e nonostante le avversità e la stanchezza vuole a tutti i costi, anche quello di morire, riportare a casa il Marlin più grosso che abbia mai sognato.
Una lotta oltre i suoi limiti, tenace e resiliente, la cui morale è evidente: non arrendersi mai neanche davanti alle avversità, pur sapendo che alla fine il risultato sarà gramo.
L’altro grande protagonista di questo romanzo è il mare, la mar, “come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte chi lo ama ne parla male, ma sempre come se fosse una donna”, “che se si comportava brutale e spietato era perché non poteva farne a meno. Subisce l’influenza della luna come una donna.”
Il mare è il perno del racconto, è il luogo in cui l’uomo incontra la natura e con la quale allo stesso tempo, paradossalmente, si scontra. “Allora il pesce tornò in vita, recando in sé la sua morte, e si librò alto fuori dall’acqua mostrando tutta la sua grande lunghezza e larghezza e tutta la sua forza e la sua bellezza”.
Un altro grande tema della storia è il tempo, il tempo si dilata, sembra interminabile, ma in fondo tutto si svolge in tre giorni e due notti, che però sembrano non finire mai. La battaglia è così sfiancante, che diventa straziante, perché è la vita contro la morte.
Molti sostengono che questa battaglia sia, appunto, una grande metafora della vita, ma Hemingway stesso invece asserisce che il simbolismo non esiste, che è solo “un trucco degli intellettuali" e che invece sono gli uomini semplici con i loro pensieri e le loro azioni ad emozionare. E che questo è solo un racconto di quelli che i pescatori amano fare al rientro in porto la sera con i loro amici davanti a una bottiglia e tanti bicchieri.
Ed ammesso che sia solo questo, Hemingway racconta quello che sa, ma lo fa con maestria e leggerezza in un atmosfera così coinvolgente che anche chi non conosce la materia ne rimane affascinato.
Il libro, edito dieci anni prima della sua morte, è l'ultima opera di Hemingway, che, come scrisse al suo editore, «gli pareva potesse fare da epilogo a tutto quello che aveva imparato o aveva cercato di imparare mentre scriveva e cercava di vivere».

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Il vecchio e il mare 2021-02-06 23:07:56 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    07 Febbraio, 2021
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E poi tutto finisce

Me lo immagino il vecchio buon Ernest, che al crepuscolo della vita osserva l'ennesimo tramonto infocato sul mare e con occhi sognanti ripensa alla sua avventurosa, significativa, unica esistenza e non senza rimorso vorrebbe avere un ultima opportunità di solcare le acque alla ricerca di un quello scampolo di felicità prima che il buio ponga fine al suo cammino.
E nel personaggio di Santiago si riversano tutti i sogni di questo scrittore che segnò indelebilmente un epoca e la storia della letteratura mondiale.
La lotta senza possibilità dell'anziano, disperato, solo pescatore contro la natura è l'emblema della vita di questo artista che con la sua poetica ha provato ha sfidare il Tempo, a lottare per un sogno che era quello di trasmettere le proprie sensazioni, la propria voglia di avventura il suo inarrestabile desiderio di ergersi oltre la superfice delle cose. Il suo profondo amore per l'esistenza, le donne, la sensualità, il mondo da scoprire e scoperchiare.
Santiago osserva il mare calmo, ne scruta le increspature delle acque. Ogni ombra, ogni riflesso che lambiscono i fragili bordi della sua misera imbarcazione, spersa nell'immenso Oceano, sono per il nostro eroe gioia e diletto, paura e presagio di morte. Un continuo infinito balletto, un puntino sospeso sopra gli abissi. Ogni movimento può essergli fatale, ma assapora la libertà che solo la natura ci può donare, i silenzi i colori dell'immenso creato. E quando finalmente il grande pesce abbocca e con ferocia da Leviatano decide di non soccombere al pescatore, ma di trascinarlo nelle acque che hanno il colore del cielo, il protagonista decide che quella preda deve essere portata a terra, come ultimo trofeo, come prova che in lui c'è ancora un briciolo di vita, forza, speranza.
La natura alla fine avrà inesorabilmente la meglio sul vecchio uomo.
Egli tornerà sulla terra ferma, nessuno si accorgerà di lui, ormai è inutile agli uomini, è un derelitto. Ma un ragazzino con la sua innocenza cercherà di confortarlo nel momento dell'abbandono delle forze.
Ed ecco che Ernest allora con l'inseparabile sigaro volge lo sguardo al mare, ripensa a quanto unica possa essere ogni singola esistenza, ne immagina il lato romantico, poetico, irripetibile. E nella lotta del protagonista del romanzo, contro le forze inarrestabili della Natura, ripensa alla più grande sfida che ogni essere conduce, da quando viene al mondo: vivere/sopravvivere.

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Fiesta
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Il vecchio e il mare 2020-12-07 12:59:42 MaxRenn
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MaxRenn Opinione inserita da MaxRenn    07 Dicembre, 2020
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La lotta per la vita

Santiago è un anziano uomo di mare che non riesce a pescare più nulla da ben ottantaquattro giorni. Si sente perseguitato dalla sfortuna, e della sua malasorte sono convinti anche quelli che lo circondano: da tempo ormai ha perso l’aiuto del giovane Manolo, passato sulla barca di qualcun altro la cui sorte appare decisamente migliore. Spezzato nel corpo e nell’anima, ma non ancora piegato, con cocciutaggine si imbarca per l’ennesima volta, spingendosi al largo il più possibile, in cerca di pesce ma soprattutto di riscatto. Alla sua lenza abboccherà il più grosso pesce spada che gli sia mai capitato nella sua lunga carriera: diverrà presto una battaglia per la sopravvivenza, protratta per giorni di fatica disumana, ma anche di un rispetto profondo dell’uomo per la sua vittima necessaria. Il pesce soccomberà all’indomita volontà del vecchio, ma sarà solo l’inizio di una lotta contro la natura e il destino beffardo.
Il mare immenso circonda e sovrasta il piccolo uomo tenace, eppure la soverchiante forza superiore non riesce a dissuadere il protagonista dai suoi propositi, che si arrangia in mille modi pur di raggiungere il suo obiettivo, che pare sempre più chimerico anche ai suoi stessi occhi, eppure non per questo si lascia tentare dallo sconforto e da una facile, seppur sensata, ritirata. Preferirà sanguinare (letteralmente) pur di portare a casa un risultato, fosse anche solo quello di averci provato, stremando se stesso e il suo vecchio corpo acciaccato.
Forse il lavoro migliore di Ernest Hemingway, di sicuro quello più vicino al suo sentire; pur essendo un romanzo piuttosto breve, qui c’è tutta la sua poetica, alla massima potenza: la lotta quotidiana dell’uomo per realizzare se stesso; la natura che ammalia ma è pronta a schiacciarti in ogni momento; il coraggio e la forza di volontà insopprimibili; il senso di morte incombente che toglie ogni senso, ma mai la forza di opporsi a esso, per quanto inutile e assurdo possa sembrare ogni sforzo.
Santiago si fa simbolo della rivolta ai propri limiti, alla natura, alla morte: per quanto inevitabilmente sconfitto, ne esce almeno in parte vittorioso; integro nella propria dignità, malinconico ma mai disperato, otterrà rispetto e ammirazione al termine della sua titanica impresa, anche se infruttuosa. Il vecchio e il mare è un classico della letteratura marinaresca, allo stesso livello di opere altrettanto celebri come il Moby Dick di Melville e Lord Jim di Conrad. Insomma, da leggere almeno una volta nella vita.

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Moby Dick, Tifone
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Il vecchio e il mare 2018-06-03 12:54:36 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    03 Giugno, 2018
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Oltre il limite

Nella sua ultima pubblicazione “Diventare se stessi”, Irvin Yalom, psichiatra americano che stimo, racconta del ritrovamento di alcune lettere inedite di Ernest Hemingway all’amico Buch Lanham. Gli scritti riletti dallo psicoterapeuta offrono una lettura puntuale della psiche dello Scrittore, premio Nobel, suicidatosi nel 1961. Yalom dichiara: “… uomo estremamente problematico, con pulsioni accanite, che in preda a una psicosi depressiva paranoide si è ucciso all’età di 62 anni” (p.192).

Scelgo di rileggere Il vecchio e il mare, non certo alla ricerca del disturbo psicologico, ma con un sentimento di lettrice compassionevole, condividendo lo sguardo e l’ascolto di Fernanda Pivano che all’Autore si dedicò, incontrandolo fra Venezia, Cuba e Cortina e che, appassionatamente, tradusse in italiano le sue opere.

Il romanzo racconta del vecchio cubano Santiago, sfortunato da mesi nella pesca e del suo giovane apprendista Manolin, consigliato malamente dai genitori di accompagnarsi a più esperti pescatori. Santiago, da solo, decide di avventurarsi per sfidare la malasorte e per rivendicare la sua professionalità. Finalmente, un gigantesco marlin abbocca all’amo e, per tre giorni, l’abile pescatore, con forza sovraumana, attira il pesce verso lo scafo e riesce ad ucciderlo. Purtroppo, sulla via del ritorno, la carne del marlin attira gli squali, lasciando dietro di sé un’abbondante scia di sangue. Santiago è presente fino in fondo nella sua guerra, ma arriva in porto con pochi brandelli. Sfinito e rancoroso, il vecchio lascia la grande carcassa attaccata allo scafo e si addormenta mentre molti, accorsi sulla spiaggia, ne ammirano l’impresa.

“Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e per venderlo come cibo, pensò. L’hai ucciso per orgoglio e perché sei un pescatore. Gli volevi bene quand’era vivo e gli hai voluto bene dopo. Se gli si vuol bene non è un peccato ucciderlo. O lo è ancora di più?” (p.77)

È stanco il vecchio, è stanco dentro e sanguinante nelle mani che imbrigliano la preda, attraverso le funi solide e le azioni fiere. Il marinaio torna vincitore avendo perso e dichiara che: “… l’uomo non è fatto per la sconfitta… l’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto”. La pesca è scarsa, ma in quella barca vuota, è in gioco la dignità. “Pesce resterò con te fino alla morte” decide Santiago che non può accettare l’atto incompiuto. Il grande marlin che abbocca è la condanna che lo immobilizza nel moto all’infinito dell’attesa: deve farcela, non deve mollare, deve dominare l’enorme corpo del pesce conquistato, solo così potrà ancora essere vivo.
“Come vorrei che ci fosse il ragazzo”, è la parola ripetuta come un mantra, una preghiera, una sfida, come il rimpianto per il puer che vive dentro, disperso. È Manolin che si prende cura del vecchio amico, consentendogli di rinnovare la speranza, di sentirsi esistere.

Non azzardo diagnosi sull’Autore, ma riconosco l’odore e il sapore salato della tristezza, il colore scuro dell’impotenza, la consegna alla realtà che non è rassegnazione, ma è fiducia ultima nella vita, comprendendo anche la morte.
Hemingway ribadisce che, in fondo, l’uomo non vince mai ed è la fatica che importa e che rimane motivo di orgoglio. Da psicologa rifletto sulla vecchiaia come una condizione dello spirito, determinata non solo dagli anni, ma dal carico di fatica e di amarezza e mi soffermo sull’ordine patriarcale “Metticela tutta” con il quale io stessa, ancora, faccio i conti. Capisco che, talvolta, può valere la scelta di smetterla di sforzarsi, di insistere, di riprovarci. Seguendo il pregiudizio antico ed obsoleto, non è da uomo, è davvero da donna l’apprendimento di lasciare andare, ad un certo punto. La proposta per ogni persona in evoluzione è di scambiare l’ordine “Io devo sforzarmi” con la possibilità “Io posso sforzarmi, se desidero. Oppure, no”. Recupero, così, la parte sana della maledizione copionale. Provarci ancora e ancora e crederci, non per vincere, ma perché non c’è un’altra vita, per fedeltà alla vocazione di essere umano e di pescatore. Non è la lotta, è il naturale lavoro di chi, vecchio, desidera concludere. È l’inutilità della bellezza.

E, allora, la pesca diviene un pretesto, un mezzo per continuare a conversare fra sé e l'eterno. Il mare ne è la misura, a registrare il momento massimo della coscienza. Non è il vecchio, è la vecchiaia come esperienza di vita che cerca la risoluzione, il guadagno, la chiusura giusta. È che quella lisca di pesce enorme ha un prezzo altissimo. Ed è solo una carcassa. È l'ombra di ciò che sarebbe dovuto essere. È il riflesso scarno di un’azione faticosa e vitale. Rimane il segno. Lo scheletro forse non basterà a raccontare lo sforzo, il coraggio, la fede, la ragione del viaggio. Accolgo e attraverso la vecchiaia come esperienza, non da vecchia, infine, in autonomia e senza ricatti dell’ordine genitoriale, continuando a sognare i leoni.

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Il vecchio e il mare 2017-10-04 10:51:54 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    04 Ottobre, 2017
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Per l' eternità

Ernest Hemingway è uno dei tanti autori tra i quali cito anche Joyce, Steinbeck, Fitzgerald, le sorelle Brontë, che ho iniziato ad approfondire circa cinque anni fa grazie al programma scolastico dell’ ultimo anno del Liceo del mio professore di inglese, volto a farci conoscere i maggiori esponenti della letteratura otto-novecentesca.
Nonostante la buona volontà di quel professore e la sua passione per l’ avventuroso Hemingway, ho rimandato la lettura del mio primo romanzo di questo autore fino a qualche giorno fa.
E quale opera migliore per cominciare se non quella che ha permesso al nativo di Oak Park di vincere un premio Pulitzer e un Nobel.

“ Il vecchio e il mare “ tratta le tematiche preferite di Hemingway, siano esse il coraggio dell’ essere umano e il suo immergersi nella natura consapevole di sfidarne le avversità senza poterne allo stesso tempo fare a meno.
Inutile soffermarmi sulla trama o sui personaggi arcinoti come ogni classico degno di essere chiamato tale.
Cercherò di dare maggior risalto alle sensazioni che mi ha trasmesso la lettura, facilitato da uno stile apparentemente asciutto e semplice ma in realtà evocativo e comunicativo.

Mi ha colpito il rapporto di affetto tra il vecchio pescatore, Santiago, e il giovane Manolin. I genitori lo hanno convinto ad allontanarsi da quel vecchio che non porta a casa un pesce da mesi e sembra colpito dalla sfortuna, ma il ragazzo continua ad occuparsi di quello che considera a tutti gli effetti un maestro di vita.
Traspare dalle righe il profondo rispetto che il vecchio ha per il mare e per il pesce che lo terrà occupato per tre giorni, un marlin tenace e determinato.
Entrambi lottano per qualcosa. Il pesce combatte per la propria sopravvivenza. Santiago lotta per dimostrare a se stesso di avere ancora un valore e un orgoglio, di essere superiore a un periodo di pesca sfortunata. Sa che prima o poi la ruota della fortuna girerà dalla sua parte, e deve farsi trovare pronto e più coraggioso che mai. Come un pugile che sul finire della carriera mantiene ancora dentro di sé l’ energia, il fuoco per un ultimo grande incontro.
Ma nonostante sappia cogliere al volo l’ occasione di catturare il gigantesco marlin, Santiago e la sua barca finiscono talmente al largo che per concludere l’ impresa e portare il pesce integro a casa, si trova costretto a difenderlo dagli attacchi degli squali in una battaglia dall’ esito scontato ma che non scalfisce la statura morale di un protagonista con sufficiente esperienza per non esasperare né la vittoria né la sconfitta.

Hemingway ha sempre rifiutato di considerare questo romanzo come un’ allegoria, una metafora della vita stessa.
Eppure è impossibile non associare le figure di Santiago e del pesce a quello che vorremmo essere, strenui lottatori orgogliosi di difendere qualcosa in cui ci riconosciamo; quella poetica e insidiosa del mare alla vita quotidiana, capace di offrire opportunità, porre ostacoli e misurare quanto siamo disposti a investire in qualcosa in cui crediamo. E il ragazzo, Manolin, a ciò che in realtà spesso siamo, consapevoli che non sempre un qualcosa che è oggettivamente meglio per noi è quello che istintivamente ci sentiremmo di fare.

Non ho mai avuto l’ abitudine di rileggere i libri dopo una prima volta, ma credo che “ Il vecchio e il mare “ sia uno di quei pochi casi in cui un romanzo comunica sempre qualcosa di diverso a seconda del momento in cui viene aperto.
Credo che sia una lettura che si apprezza maggiormente con il trascorrere degli anni, a patto di affrontarla ogni volta in silenzio, in solitudine e con la concentrazione che merita.
E credo che mi resterà in mente per sempre, per tutta la vita.

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Il vecchio e il mare 2017-05-11 06:32:35 combinazionimagiche
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combinazionimagiche Opinione inserita da combinazionimagiche    11 Mag, 2017
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Il senso di una vita intera

“The old man and the sea”, un capolavoro, assoluto, Il regalò più bello di una vita, intera. Come quello che avrà Santiago alla fine del romanzo…
A primo impatto sembra solo il racconto di un vecchio e delle sue battute di pesca, fallimentari per lo più…ma basta calarsi davvero nello spirito di Hemingway per cogliere il senso di una vita. Una vita intera.
Passano 84 giorni, giorni in cui Santiago esce in mare e rientra senza una preda, neppure la più misera, ed è in questa descrizione della frustrazione del Vecchio che Hemingway si supera, una descrizione reale, coinvolgente nella sua semplicità. Egli sfida la “malasorte” da cui è stato colpito, coadiuvato dal giovane Manolo, suo allievo fedele, uscendo in mare in cerca di fortuna, una fortuna che non arriva. Anche lui lo lascerà, obbligato dai genitori a cercare la sua fortuna altrove, su pescherecci più redditizi.
E’ solo Santiago il giorno in cui si imbatte nelle preda più importante della sua vita, con la quale lotta fino allo sfinimento. Lotta con le mani – sua unica forza – che lo abbandonano, e allora si affida a Dio, un Dio in cui lui stesso ammette di non aver mai creduto.

"Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è"
E’ proprio pensando a quello che ha, alla forza interiore e a quella preda desiderata per giorni, per anni, per una vita forse che riuscirà ad avere la meglio sul grande pesce spada dei Caraibi.
Il vecchio ha un legame con la natura che attraversa tutto il romanzo e si palesa nella sua straordinaria potenza, nel rispetto verso la preda, nei dialoghi che intrattiene con il pesce.
"Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m’importa chi sarà ad uccidere l’altro."
Tornerà a casa con solo la carcassa ma avrà vinto sulla maledizione e sulla vita, su tutti quelli che lo avevano dato per finito, per vecchio.E’ questo il senso più profondo di tutto il romanzo, ciò che ai più appare come l’ennesima sconfitta, se analizzata bene, scrutata, può rivelarsi la migliore delle vittorie, perchè

"Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto."

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Il vecchio e il mare 2017-02-25 10:24:36 Mane
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Mane Opinione inserita da Mane    25 Febbraio, 2017
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Santiago e il Marlin

“Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti”

Fu tanti anni fa quando lessi questo libro per la prima volta, l’ho voluto riprendere tra le mani, per coglierne ancora una volta l’ammaliante sapore di salsedine e di sogno.
E’ tornato, di diritto, a riconquistarmi come allora.

“Il vecchio e il mare” più che un romanzo è un racconto lungo, che alla sua semplice struttura, fatta di una trama lineare, pochi personaggi e una sintassi molto essenziale, coniuga la complessità delle meditazioni. È una collezione di piccole conchiglie modellate dall’acqua del mare, che se accostate all’orecchio con attenzione dischiudono preziose missive custodite nel loro canto.

C’è la sfida dell’Uomo che si misura con la forza degli Elementi, celebrata attraverso l’interpretazione più nobile della pesca (e della caccia più in generale), come solenne rito di simbiosi con la Natura. C’è la solidarietà, la commovente complicità e la stima reciproca tra il vecchio ed il giovane, il saggio e l’apprendista. C’è il tema della solitudine e dell’isolamento dell’anziano, visitato con vibrante coinvolgimento durante il racconto, “Si accorse di come era piacevole avere qualcuno con cui parlare invece di parlare soltanto a sé stesso e al mare.”

Lo stile di scrittura è straordinario nell’evocare attraverso l’espediente del soliloquio, quei momenti di intensissima concentrazione e tensione che mettono alla prova la forza di volontà. In questa dimensione il tempo si dilata e si chiamano a raccolta le riflessioni più profonde e le più assurde, si fa appello al culto dei miti (Joe DiMaggio) e non ultime si risvegliano la Fede e la superstizione. Quest'ultima (così ben personificata dalla mano sinistra traditrice) si fa strada come un balsamo per il cuore provato dagli stenti, quando la fatica tiene in scacco la ragione, donando tregua e nuova linfa per scongiurare l’onta di abbandonare il campo prima del termine della titanica contesa.

"Il vecchio e il mare" di Hemingway non si può dunque sottrarre, complice la parziale condivisione di temi e scenari, al confronto con "Moby Dick" di Melville, ma nel mio immaginario, per l’affetto che gli serbo, è la piccola storia del vecchio Santiago ad aver la meglio sul possente leviatano di carta del leggendario Capitano Achab.

“Congiunse le mani e si tastò le palme. Non erano morte e gli bastava aprirle e chiuderle per risuscitare il dolore della vita.”

In questo libro Hemingway compie un prodigio, regalando alla meccanica semplice dei gesti di un pescatore la profondità e il mistero degli abissi dell’Oceano.

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Il vecchio e il mare 2015-12-09 19:39:35 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    09 Dicembre, 2015
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La vittoria nella sconfitta

Quando ho terminato la lettura de "Il vecchio e il mare", ho provato a immaginare la reazione di diversi tipi di lettore.
Il lettore occasionale, che si trova a leggere la breve descrizione della trama sul retro del libro, potrebbe dire: "Cosa diavolo c'è di interessante in un vecchio che se ne va a pescare? Meglio che compri l'ultimo libro di Ken Follett".
Il lettore inesperto ma abbastanza temerario da immolarsi nella lettura suddetta, una volta terminata potrebbe dire qualcosa di simile al lettore occasionale.
Il lettore esperto, invece, che sa bene come leggere questo genere di libri, e che è perfettamente consapevole della ricchezza inestimabile di significati che si può celare in una storia apparentemente semplice, saprà trarre il meglio dalle pagine che sfoglia.
Questa acclamata opera del tormentato Ernest Hemingway, può prendersi come emblema perfetto di questo concetto. Nella semplicità del suo stile, lo scrittore americano rende i suoi personaggi, come il vecchio Santiago, persone in carne ossa, gettate in uno scenario reso anch'esso reale e del quale viene messa in risalto la reale essenza e il ruolo che ha nella vita dell'uomo.

E così, dipinto nelle semplici parole scritte da Hemingway, il vecchio pescatore Santiago parte verso il largo in cerca della fortuna che gli è mancata per ben ottantatré giorni. Ormai è solo al mondo ed ha come unico affetto un ragazzino al quale ha insegnato a pescare, ma che è stato costretto dai propri genitori a lavorare per pescatori più "fortunati". Per questo motivo Santiago intraprende in solitaria questo suo viaggio, che si rivelerà la più grande avventura della sua vita.
Un pesce spada di enormi dimensioni abbocca al suo amo, e la lotta tra lui e il pescatore durerà per giorni, prima che quest'ultimo possa raggiungere la vittoria. Ma quella vita che il vecchio ha conquistato con il sangue, portando al limite lo sforzo a cui può sottoporre le sue membra e le sue ossa stanche, se la vedrà strappare dalle mani dalla natura stessa, con molta più facilità.
Non importa quanto il trionfo dell'uomo sia grande, esso non sarà mai assoluto, eppure, assoluta non sarà mai nemmeno la sconfitta. Quel che importa davvero è lo sforzo che si è fatto per affrontare il destino, le lotte, le battaglie. Sarà nella consapevolezza di aver lottato, di averlo fatto tenendo la testa alta e petto in fuori, che si troverà la vittoria nella sconfitta, e il perdente potrà considerarsi un vincitore. Forse questa consapevolezza può trovarla soltanto un vecchio come Santiago, nella sua saggezza, perché per un giovane è più facile considerare una sconfitta soltanto come tale, senza trarne alcun lato positivo. Ma per un vecchio che è saggio, una sconfitta che può distruggere può invece trasformarsi in una vittoria che ci dia l'occasione di ricominciare, o almeno, di continuare a lottare.

"[...] Soltanto non ho più fortuna. Ma chissà? Forse oggi. Ogni giorno è un nuovo giorno. È meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto."

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Il vecchio e il mare 2015-07-07 15:13:06 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Luglio, 2015
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Ay..!! Ay..!

Una delle maggiori qualità e caratteristiche di Hemingway risiede nella innegabile capacità di dare risonanza mitica all’esperienza del singolo senza perdere il contatto con gli elementi della realtà che la fondano. “Il vecchio e il mare” è sicuramente una delle opere che meglio riesce a concretizzare questo dato.
Santiago è un vecchio pescatore nato per fare questo e nessun altro mestiere. Colpito dalla malasorte sono ben 84 giorni che non riesce a catturare, e dunque commerciare, una preda. La sua vita è colta dalla povertà eppure nella sua figura non mancano peculiarità quali il rispetto per la natura e per i propri simili, il coraggio, l’umiltà, la saggezza. Egli è voce dell’esperienza, il mare è la sua culla, la sua vera casa, la sua essenza è incontenibile da quanto profonda e caratteristica.
Manolin, allievo dell’uomo, è stato costretto a causa dei tempi duri a lasciare il suo mentore e a prestare lavoro presso un’altra più fortunata imbarcazione. Eppure non passa giorno che la sua mente non vada al quel maestro di vita che gli ha insegnato tutto quello che sa nonché ad essere quello che è.
Molteplici sono le qualità del romanzo. In primo luogo non si può non cogliere la forza delle parole accuratamente ricercate nella semplicità, nel linguaggio parlato. Quella di Hemingway è la scelta di un vocabolario quotidiano con una minima aggettivazione ed un enorme controllo delle emozioni; la dignità che Santiago trasmette nonostante le sue sventure, fa riflettere su quali siano i veri valori della vita. Tutto questo rende “vivo” il vecchio che non è percepito come un personaggio di mera fantasia bensì come un uomo in carne ed ossa. La sensazione è quella di essere con il maestro sulla barca, è percepibile persino la quiete e la foga del mare a seconda delle circostanze narrate, ed inevitabilmente verrebbe da alzarsi e far di tutto pur di aiutarlo nella sua battaglia.
Quel binomio uomo-natura, traducibile in vera e propria empatia, nel connubio di due anime in una sola, è espressione di quella deferenza ad oggi sempre più assente verso principi che dovrebbero altresì essere il fondamento dell’umanità.
Ancora, e non di meno importante, il rapporto tra vecchia e nuova generazione. Come non commuoversi davanti alle attenzioni che il giovane ha per la sua guida così come per i pensieri che quest’ultimo rivolge al suo allievo (soprattutto in mare aperto quando completamente solo sente la mancanza di quel ragazzo che ha visto ed aiutato a crescere)? E quanto oggi questo riguardo è sempre inferiore da parte dei futuri uomini, quanta poca può ancora essere la gratitudine di queste?
Con la sua forma breve ed incisiva l’autore incita a credere prima di tutto in sé stessi e nelle proprie capacità e dà vita ad un romanzo che ti scalda il cuore, un componimento che tutti dovrebbero leggere.
« Ora, nel buio, e senza luci in vista e senza chiarori, e soltanto col vento e la spinta regolare della vela, gli parve di essere già morto, forse. Congiunse le mani e si tastò le palme. Non erano morte e gli bastava aprirle e chiuderle per risuscitare il dolore della vita.»
« Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c'è.»

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Il vecchio e il mare 2015-07-04 16:20:40 Rebel Luck
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5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    04 Luglio, 2015
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Profondamente semplice.

Scrivere una recensione su un libro di Hemingway, non è difficile semplicemente non è possibile.
Come si prova a mettere giù due righe ci si sente subito inadeguati.
Ho cancellato e riscritto la recensione almeno 10 volte ed ogni volta mi sembrava peggio della precedente.
Hemingway è il maestro che ci parla con semplicità facendoci sentire alla sua altezza anche se mai lo saremo.
Il vecchio e il mare, è un romanzo breve, che si presta ad essere letto più volte.
Una prima lettura, può essere fatta in maniera agile e veloce, quasi leggera ed in poche ore si arriva alla fine arricchiti, semplicemente arricchiti.
Oppure si può attuare una lettura profonda soffermandosi ad ogni paragrafo, ad ogni riga, ad ogni parola, e riflettendo riuscire a cogliere tutte le metafore inserite dal "maestro"..
Ad una lettura rapida e superficiale è semplicemente una bella storia, ma con una lettura più approfondita è facile scorgere la metafora stessa della vita.
Ad ogni rilettura, si colgono sfumature diverse, significati diversi e nascosti.
Il vecchio è una figura enigmatica ma trasparente, semplice eppure profonda.
La storia è triste, ma piena di grandioso orgoglio. Finisce male in maniera benevola.
Il ragazzo siamo noi, eternamente combattuti tra quello che sarebbe giusto e quello che è meglio per noi.

"La grandezza non è nella vittoria ma nell'impegno e nel rigore morale con cui si affronta la battaglia"

P.S non rileggo questa recensione altrimenti la cancello un altra volta, perdonatemi quindi eventuali errori ortografici...

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