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Nel segno della pecora Nel segno della pecora

Nel segno della pecora

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Le avventure di un giovane pubblicitario che, in un Giappone invivibile e ormai privo di radici, viene coinvolto nella ricerca di una misteriosa pecora e rischia di essere schiacciato dal passato più tragico del paese.



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Nel segno della pecora 2021-06-23 14:51:43 Lalyra
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Lalyra Opinione inserita da Lalyra    23 Giugno, 2021
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Sospensione

Devo dire che mi risulta difficile provare a recensire questo romanzo. Adoro Murakami, conosciuto ormai quasi 10 anni con il suo best seller Norwegian Wood, adoro la sua prosa, la sua grandissima capacità di introdurre il lettore in mondi onirici e paralleli, indubbiamente complessi, con mille sfaccettature spesso non immediatamente recepibili o comprensibili. E spesso è proprio questo che mi fa innamorare dei suoi romanzi.
Con questo, non è scattata la scintilla, cioè credo di non averlo trovato all'altezza degli altri suoi romanzi, forse perchè si tratta di una delle sue prime opere, o forse perchè ho trovato che mancasse qualcosa a tenere insieme l'inizio della narrazione con il proseguire delle vicende.
Ho trovato in ogni caso molto interessante e in linea con la scrittura di Murakami la trama, la scelta di narrare le vicende di un giovane pubblicitario dalla vita ordinaria, appena separatosi dalla moglie, a cui viene chiesto di ritrovare una pecora molto particolare immortalata in una fotografia che lui ha scelto di usare per una newsletter di un cliente.
Da qui si dipanano una serie di scelte che il protagonista dovrà affrontare, in un tempo relativamente limitato, scelte e non scelte che comportano delle scoperte, alcune volte dolorose, che dall'esterno, da qualcosa di così lontano da lui, come la ricerca di una pecora nelle lande sperdute dell'Hokkaido, si riversano nella sua interiorità, nei suoi legami, quelli nuovi e quelli legati al passato.
Sospensione perchè come in molti altri romanzi dell'autore è questa la richiesta che viene fatta al lettore: sospendere ogni riflessione "ordinaria" per potersi immergere in un universo parallelo, fatto di intrecci e risposte a domande lasciate sullo sfondo, che però inesorabilmente tornano, ad un certo punto, e con le quali è necessario fare i conti per poter andare avanti, crescere, evolvere, ma soprattutto osservare la vita da una prospettiva differente.
Per questo, come sempre, ringrazio l'introspettiva ma così limpida prosa di Murakami: ogni volta che leggo un suo romanzo, dopo un'iniziale interdizione, mi rendo conto di non essere quella di prima.
Per chi è in procinto di leggerlo, consiglierei di farlo ma, come è successo a me, di non rimanere delusi se lo si percepisce un po' al di sotto delle aspettative che si potrebbero avere leggendo questo autore, se già conosciuto, perchè anche questo è Murakami, e per apprezzare a pieno un autore credo che prima o poi bisognerebbe riuscire a leggere quanto più possibile dei suoi romanzi.
Per chi non ha mai letto nulla, consiglierei di iniziare da altri libri dell'autore, per esempio L'uccello che girava le viti del mondo o Kafka sulla spiaggia, per poi approdare in un secondo momento a questa sua opera.

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Nel segno della pecora 2015-11-10 22:39:14 Carpineti
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Carpineti Opinione inserita da Carpineti    11 Novembre, 2015
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Sospesi nel tessuto di Murakami

E’ il primo romanzo di Murakami che ho letto, mi è stato consigliato da un amico che mi ha avvisato sulla bravura dell’autore…

Quando ho letto le prime frasi, poi le prime righe, il primo capitolo sono rimasto attonito. E’ un modo di scrivere apparentemente bizzarro, personaggi dipinti nitidamente che condividono con il lettore una miriade di pensieri, per certi versi disordinati per altri schietti, sono tanti i pensieri che ronzano, sono infinite le congetture con temi a volte reali a volte nebulosi, si viene catturati in una tela tessuta che ti solleva e ti trattiene in un limbo fondamentalmente disordinato ma piacevole e sospensorio… c’è uno stile molto personale nel raccontare ed imbrigliare il lettore, che divertito e catturato segue questo filo narrativo che logico non è quasi mai, ma è un dipinto che prende forma lentamente in un foglio bianco, dove si viene accompagnati in un racconto dove c’è un protagonista, un uomo pigro, slavato annoiato da una vita piatta condita dallo sfrenato consumo di superalcolici e sigarette in un ritratto auotlesionista; lavora in una agenzia pubblicitaria e casualmente conosce e rimane incantato da una ragazza con un magnetismo particolare grazie alla bellezza delle sue orecchie, con lei inizierà un viaggio in una remota regione del nord del Giappone alla ricerca di una pecora. Sembra che trame occulte tessute in passato da un uomo di potere segreto a tutti, possa ricondursi al misticismo di una pecora che il protagonista viene obbligato a cercare. Pochi indizi gli vengono dati ed un ultimatum di un mese entro cui scoprire dove si nasconde la pecora.

Alla fine, a libro concluso rimangono tanti scorci vissuti, tante immagini dei personaggi, dei dialoghi permeati di momenti di silenzio e riflessione, delle stranezze assorbite in una lettura disordinata dove più volte ci si domanda quale sia il filo narrativo.

E’ uno scrittore dove lo stile è divampante, dove non si rimane immuni ad uno scrivere che magari non piace ( a me è piaciuto molto ) ma colpisce.

Ho finito di leggere il primo romanzo e questa sera ho altri tre libri in mano dello stesso Murakami che vorrò di nuovo incontrare in un altro romanzo dove verrò rapito in un tessuto sospeso di piacevole confusione letteraria? Lo spero…

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Nel segno della pecora 2015-03-08 13:17:40 Eugenio Della Chiara
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Opinione inserita da Eugenio Della Chiara    08 Marzo, 2015

Odissea onirica nel Giappone degli anni Settanta

"Nel segno della pecora" è il terzo volume di Murakami a cui mi sono accostato, dopo "L'elefante scomparso e altri racconti" e "After dark". Lo stile della narrazione è continuamente attraversato da immagini oniriche, immagini che risultano ancora più efficaci perché inserite nel contesto di mediocre grigiore - e talvolta di degrado - in cui i personaggi del romanzo si trovano a muoversi.
Un fattore importante della poetica di Murakami è il soffermarsi, nella descrizione di persone, luoghi o situazioni, su elementi che mai verrebbero usati come attributi - per usare un termine aristotelico - "sostanziali": capita di imbattersi in una ragazza "con le orecchie bellissime", o di convivere per tutta la durata del romanzo con un protagonista di cui si conosce la marca di sigarette preferita ma non il nome.
Il fatto che le informazioni fornite da Murakami al lettore siano così "parziali" ha come conseguenza lo spostamento dell'attenzione del lettore dai personaggi alla storia, dagli agenti all'azione: questa scelta narrativa esige da chi legge uno sforzo interpretativo maggiore rispetto a quello che viene normalmente richiesto da una narrazione lineare e completa.
Murakami non è il tipo di scrittore che offre ai suoi lettori una storia dai confini definiti, il cui sviluppo è tranquillamente osservabile dall'altra parte di un vetro ben trasparente; la finestra oltre cui si svolge la narrazione di "Nel segno della pecora" ha i vetri appannati: si possono riconoscere i contorni di alcune figure, ma per capire cosa stia accadendo occorre entrare in prima persona in un mondo che si costruisce su se stesso pagina dopo pagina.
La lettura del libro è impegnativa: non si tratta certo di un romanzo utile a riempire i ritagli di tempo; la mia esperienza di lettore di Murakami mi ha insegnato che, per essere apprezzate, le sue storie hanno bisogno di sessioni di lettura lunghe, magari anche distanti tra loro. È inutile provare a leggere "Nel segno della pecora" poche pagine per volta: occorre il tempo necessario ad entrare nel mondo in esso descritto e - allo stesso tempo - a lasciar entrare quel mondo in noi.

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Nel segno della pecora 2013-08-19 13:02:31 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    19 Agosto, 2013
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Il primo Murakami.

E rieccomi qui, ancora con un Murakami, eh si, questo ponte di ferragosto l'ho passato con i libri dello scrittore di Kyoto, anche se stavolta non sono stato così entusiasta come l'altro ieri (Norwegian Wood). "Nel segno della pecora", come saprete in molti, è stato il terzo romanzo di Murakami, ma il primo ad aver riscosso i favori della critica e del pubblico. Qui cominciamo ad intravedere lo stile di Murakami, sopratutto per quello che riguarda gli aspetti onirici, che poi vedremo affermarsi ancora meglio nelle opere successive, ultima su tutte 1Q84. Il libro racconta della storia di un giovane pubblicista giapponese, amante dei piccoli piaceri della vita (altro tema ricorrente di Murakami) che ha da poco divorziato dall'ex moglie, lavora in società con un amico (ex alcolizzato) e da poco si è fidanzato con una ragazza dalle orecchie meravigliose, particolare da non sottovalutare in quanto sembrano avere dei poteri particolari. Fino a qui, ad eccezione della ragazza, tutto normale. Un giorno però il nostro protagonista viene contattato da uno strano faccendiere, al soldo di un ricco uomo politico in fin di vita, che gli mostra una foto usata dal protagonista per una campagna pubblicitaria. Nella foto, scattata dall'amico del nostro protagonista (del quale non sapremo mai il nome) vi è raffigurato un gregge di pecore, ed al centro una strana pecora con una stella marrone sulla schiena. Il faccendiere, con modi poco convenzionali, obbliga così il protagonista a partire verso la regione dell'Hokkaido, luogo dove è stata scattata la foto, alla ricerca di questa pecora. Quest'ultimo, messo alle strette (o trova la pecora in un mese o perderà tutto quello che ha) inizia la sua ricerca. Il resto non ve lo racconto è un libro di 307 pagine e con il classico stile di Murakami si legge che è una meraviglia, mi resta però un po' di amaro in bocca soprattutto riguardo due questioni. La prima riguarda il senso del romanzo, legato ai continui riferimenti a mondi e personaggi fantastici (tipico di Murakami, come già detto) che forse, e dico forse, vogliono portarci alla riflessione che ogni vita ha un senso solo se rincorre uno scopo, ma onestamente a tratti la vedo forzata, molto più naturale e sensato il ragionamento (limitato ad un capitolo del romanzo) che ogni cosa ha un nome in base alla funzione che occupa, da lì ne nasce poi una digressione molto interessante. Secondo "amaro in bocca", che poi ritrovo spesso nei libri di Murakami, il finale. I finali di Murakami spesso fanno perdere valore a tutto il buono precedentemente accumulato nel corso della lettura. In conclusione un libro che si legge volentieri, a tratti simpatico e avvincente, ma non certo un capolavoro. L'ultima riflessione personalissima sull'autore però dovete permettermela. Reputo Murakami uno dei migliori scrittori contemporanei che ci siano, ha uno stile avvincente, scorrevole, mai banale. Sa scrivere, e bene. Manca però di sostanza. L'unica volta che al posto dei Little People e dell'uomo pecora ha sostituito un po' di sostanza (Norwegian Wood) ha fatto un capolavoro. Comunque grande.

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Nel segno della pecora 2013-07-13 14:36:55 Todaoda
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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    13 Luglio, 2013
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Prima opera?

Un po’ stupidino, un po’ sempliciotto, alle volte eccessivamente manieristico, altre decisamente troppo affettato, nel Segno della Pecora risente di tutti i dubbi, le incertezze e i problemi delle prime opere, (in realtà Murakami ne aveva già scritte altre due ma questa è quella che gli valse la notorietà e i premi come autore emergente) e, per quanto nel testo vi siano inconfutabili indizi della sua abilità narrativa, è evidente che lo stile è ancora grezzo e le opere migliori sono ancora la da venire.
Nella narrazione traspaiono, si intuiscono, già tutti i temi cari all’autore: il surrealismo, l’onirismo, il mondo della percezione e delle sensazioni, l’autocritica, il viaggio nella coscienza dei personaggi, e si respirano già anche le suadenti atmosfere da fantasy urbano, da noir fiabesco (le ultime qui addirittura più accentuate, più affascinanti forse, che in altri lavori successivi) tuttavia sono confinate alla loro stessa esistenza, quasi fini a se stesse e non complementari alla trama, scritte e descritte, cioè, non tanto per aiutare il lettore a creare un quadro di insieme un substrato, psicologico sui cui far evolvere il racconto, ma soltanto perché… è così che si fa, perché fa effetto, perché è così che fanno gli scrittori veri.
E’ questo il fondamentale problema di “Nel segno della pecora”, che si percepisce fin troppo chiaramente che Murakami, qui ancora giovane, anela a diventare uno scrittore vero e per essere riconosciuto come tale è pronto ad andare per la sua strada senza guardare in faccia nessuno anche a costo però di peccare di eccessivo manierismo: l’ironia costruita sul bisogno di ribadirsi anticonvenzionale diventa pesante, lo stesso la riflessione personale che sfiora la pedanteria, lo stesso le ambientazioni che nelle loro descrizioni (per carità, efficacissime) non riescono comunque a sottrarsi alla romantica banalità dei luoghi comuni.
Si potrebbe anche chiudere un occhio di fronte a questi piccoli difetti, focalizzandosi sull’ottimo stile di Murakami semplice e pulito, seppur come già detto ancor grezzo, ma è impossibile lasciar correre sulla faciloneria con cui sembra introdurre argomenti profondi e la fretta con cui sembra poi abbandonarli; l’autore infatti durante la narrazione presenta innumerevoli spunti di riflessione ma in quattro e quattr’otto poi li sommerge nascondendoli in zone oscure del subconscio dei protagonisti, relegandoli agli inspiegabili misteri della mente umana, o ancor peggio ai misteri del mondo. Troppo facile, troppo scontato!
E vien da pensare che questi accenni disseminati ad arte qua e la nel libro non siano rimandi alla filosofia dell’autore, e vien da pensare che non siano fini suggerimenti che ci inducono ad aprire la mente al cospetto di una realtà sensoriale, transitoria e impalpabile, ma semplicemente dei temi comuni scarsamente approfonditi, scarsamente compresi, e per questo trattati con dozzinale superficialità.
Nel Segno della Pecora, chiariamoci, non è un brutto libro, ma è una sorta di prima opera e come tale pur contenendo in se i semi, anzi i germogli, di quelle che saranno le grandi opere dell’autore da queste si discosta notevolmente per eccessiva fatuità, ingenuità, e talvolta, come s’è visto, fretta.
Un libretto leggero, che si lascia leggere, e anche volentieri ad onor del vero, ma niente di più che una prima opera, proprio niente di più.

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Nel segno della pecora 2013-03-07 16:36:24 marika_pasqualini
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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    07 Marzo, 2013
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indefinibile

non saprei veramente come definire un libro del genere, a metà tra la realtà e l'illusione. non è nè bello, nè brutto, solo che quando l'hai finito ti lascia pensare a tutta la storia, andando a ritroso, per cercare di capire più di quel poco che ti ha fatto intendere l'autore. non conoscevo questo autore e non saprei nemmeno se vorrei leggere altre sue opere. come tutte le cose giapponesi nella mia vita! prima le provo, non le gusto e poi mi innamoro.... chissà se sarà così anche con Murakami.
Leggerlo comunque non è una perdita di tempo!

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libri strani
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Nel segno della pecora 2012-09-11 22:01:07 Maffy
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Opinione inserita da Maffy    12 Settembre, 2012

Sono l'unica a cui non è piaciuto?

Ho appena finito di leggere questo libro, e confesso che sono rimasta piuttosto delusa, la narrazione procede lenta, dilungandosi in descrizioni piuttosto futili a volte, e inoltre non viene creata molta suspense, anzi la sensazione che provavo era di finire quel libro per toglierlo finalmente dal comodino.
La conclusione sembra tremendamente affrettata... il grande mistero della fantomatica pecora viene a dipanarsi nel giro di 2 o 3 pagine... deludendo tutte le mie aspettative.
Purtroppo questo romanzo non mi ha convinto per niente.

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Nel segno della pecora 2011-11-27 23:05:37 eleonora.
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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    28 Novembre, 2011
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realtà?

Leggendolo ho avuto la sensazione di entrare in una dimensione diversa, palpabile ma allo stesso tempo distaccata dalla realtà.
Murakami è in grado di rendere il paradosso elemento "normale", è in grado di utilizzare il surreale e l'atmosfera onirica con razionalità. Esce fuori dagli schemi, facendo provare sensazioni non necessariamente in linea con quello che si sta leggendo...ha una capacità di mischiare piani diversi, il reale con il sogno, il definito con ciò che sfugge in maniera cosi naturale da far sembrare tutto possibile.
La trama apparentemente semplice apre scenari inaspettati, un giovane pubblicitario insieme alla sua ragazza dalle orecchie bellissime inizierà un viaggio alla ricerca di una pecora con una strana macchia a forma di stella.
Tutti i personaggi non hanno un vero nome proprio, la ragazza, il professore pecora, il socio.... il nome proprio in grado di definire quel qualcosa in maniera netta, precisa viene scardinato dall'autore. Citando una frase del libro, in un passaggio che mi è piaciuto molto, ho trovato il senso..."ma in tal caso il nome non verrebbe dato all'oggetto, ma alla sua funzione."
E questo è ciò che fa Murakami con i suoi personaggi, definendoli attraverso le loro "funzioni", l'assenza di un nome non porta allo smarrimento da parte di chi legge perchè è ciò che viene portato alla luce dall'autore, a dare il carattere al personaggio.
Reputo questo libro una sorta di libro chiave, peccato averlo letto dopo altri suoi romanzi.....

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Nel segno della pecora 2011-06-15 14:27:22 gio gio 2
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    15 Giugno, 2011
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"Le radici di Murakami"

Considerata l'opera d'esordio del grande Murakami, cosa che ho saputo nel mio percorso che,tra l'altro scoperto essere una sorta di viaggio a "ritroso", di questo genio letterario. Durante la lettura,che battezzerei più adeguatamente con il nome "avventura" di "Nel segno della pecora" ho avuto la sensazione di trovare "le radici dell'animo dello scrittore",che in seguito si vedranno rielaborate, approfondite nei suoi successivi lavori.

In questo romanzo, Murakami, getta i semi che diverranno il suo "simbolo distintivo": la sconfinante solitudine umana, la nostalgia degli anni settanta,con una costante melodia rock e jazz che come una colonna sonora crea perfetto circuito d'emozioni,amalgamandosi perfettamente con i sentimenti dei personaggi che emergono, con le loro storie, dandoci la sensazione di voler farci toccare ogni loro singolo dolore,gioia e respiro...
Non manca di certo la componente onirica, che personalmente evidenzio, mettendola ogni volta come "primo piano" tra le caratteristiche dell'autore. Vi troviamo anche la "sottomissione" dell'uomo di fronte al potere corrotto o - corruttibile - della politica.

La trama, un'allegoria bizzarra, sembra, più che il tema centrale, una "cornice", che Murakami utilizza per introdurci nel suo mondo surreale mescolato a fatti,personaggi e ambientazioni reali e quotidiane.
Le metafore che egli utilizza possiedono un'intimità e una profondità disarmante, già in altre sue opere ho vissuto la lettura come una sorta di "specchio interiore".Ogni volta mi rendo conto di trovarmi di fronte ad un autore che, riconoscendo anche la più piccola e nascosta debolezza umana , non teme in ogni volta di mostrarla,di farla emergere con uno stile narrativo carico di straordinaria potenza.Questo scrittore non teme nulla quando crea, nemmeno le immagini e le figure più surreali che, al primo impatto, possono risultarci grottesche,finiscono con l'appartenere al lettore creando un legame simbiotico,empatico tra esso ed i personaggi.

...Vi svelo un po' di trama?...

No,stavolta non voglio rovinarvi nulla...

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Murakami
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