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Due uomini buoni
 
Due uomini buoni 2015-10-23 15:34:13 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    23 Ottobre, 2015
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Sono gli schiavi a creare i tiranni..

Con un titolo che fa riferimento in modo così esplicito ai due protagonisti della storia, mi sembra doveroso presentarveli prima di ogni giudizio o commento sul romanzo stesso.
I 'due uomini buoni' sono don Pedro Zárate e don Hermógenes Molina, due nomi che probabilmente risulteranno sconosciuti al 99,9% di voi, escluso me ed il caro collega qui sotto che ha già commentato tale romanzo; si tratta però di due nomi che appartengono a personaggi realmente esistiti.
E non cercate - come ho già fatto io da gran curiosone che sono - di spiare i loro profili Facebook perché i personaggi estratti dal filtro di ricerca (per quanto alcuni possano risultare anche affascinanti ad un occhio femmineo) non corrispondono ai nostri 'uomini buoni': sia perchè essi sono vissuti nel XVIII secolo quando il 'download' di Zuckerberg nel mondo terreno non era stato ancora avviato da nostro Signore, sia perché oggi come oggi 'uomini buoni' sono perle rare e generalmente poco esposte su una vetrina pubblica come Facebook.
Facile intuire, comunque, dal nome che si tratta di due spagnoli, precisamente due membri dell'onorevole e prestigiosa Real Academia Española, un'istituzione nata con lo scopo di salvaguardare la purezza della lingua castigliana dalle contaminazioni delle culture straniere; una sorta di Accademia della Crusca, per intenderci.
Un'istituzione, quindi, dal chiaro stampo conservatore, soprattutto all'epoca della sua fondazione nel 1713 quando la Spagna, ancora pregna del clima di terrore generato dall'Inquisizione e dal potere ecclesiastico di Roma, bandiva come eretiche le 'voci' che provenivano dalla vicina Francia, idee e pensieri di uomini 'illuminati' dalla ragione e dalla scienza, e pertanto pericolosissimi per la salute e la sopravvivenza di un potere monarchico-religioso basato proprio sulla negazione della ragione, sull'oscurantismo della mente che piegava gli animi ad una cieca obbedienza.
E si avvertivano chiaramente tra le strade di Parigi i primi focolai di quell'incendio che scuoterà dalle fondamenta il regime monarchico francese dando vita al movimento rivoluzionario più travolgente di tutta la storia, i cui effetti si allargheranno a macchia d'olio nell'intera Europa con la stessa potenza che avrebbe oggi un evento mediatico di primaria importanza, come ad esempio l'uscita del nuovo iphone...
"... la visita fatta ieri, sconcertante perchè inattesa, ad alcune strade umili di questa città dove il fasto dell'urbe si ottenebra di fronte alla sordidezza della vita dei più poveri, dove ogni necessità ha il suo esempio e ogni vizio la sua triste manifestazione. Il che dimostra che, perfino in nazioni colte e in città in cui maestosità e lumi sono più evidenti, creature sventurate patiscono offese e accumulano pericoloso rancore. Del che dovrebbe prendere nota, per la propria salvezza, chi ha per obbligo lavorare per la felicità dei popoli che Dio gli ha affidato."
Ed è in questo contesto storico così turbolento che si colloca la missione di cui sono incaricati i due 'uomini buoni', per conto della stessa Accademia Spagnola, quella cioè di recuperare e trasferire in Spagna, sotto la custodia intellettuale degli accademici, l'opera più imponente e più discussa dell'epoca, messa all'indice in tutta Europa come opera sovversiva ed ingannatrice, divulgatrice di concetti e filosofie in chiara contrapposizione alle verità assolute difese strenuamente dalla Santa Inquisizione: la prima edizione in 28 volumi dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert.
Una missione che coinvolgerà i due protagonisti in un'avventura irta di difficoltà, sia per la durata del viaggio sia per la particolarità del 'carico', visto che alcuni 'uomini cattivi' cercheranno di ostacolare l'arrivo dell'Enciclopedia in Spagna evitando così che tale opera possa infangare, dal loro punto di vista, il prestigio della stessa Accademia.
E quando si parla di avventura il nome di Arturo Pérez-Reverte è una garanzia: per la scrupolosa e minuziosa ricostruzione dei luoghi e del costume sociale dell'epoca, preceduta da uno studio analitico di testi e mappe storiche che l'autore ha documentato nello stesso romanzo, alternando il racconto vero e proprio del romanzo con quello del suo personale percorso di approfondimento storico.
E ciò che la realtà storica non documenta viene integrato dalla fantasia dell'autore, finzione a supporto della storia e miscelata ad essa in perfetto amalgama.
Una scrittura pulita, elegante, direi quasi in 'pendant' con la galanteria e l'erudizione dei due gentiluomini; ecco, ciò contribuisce a rendere estremamente coinvolgente questo romanzo, nel senso che leggendo quelle pagine vi sentirete subito catapultati nella Francia del 18° secolo, come se foste all'interno di una macchina del tempo: e vi ritroverete così a passeggiare tra le strade di Parigi, lungo la Senna per Saint-Denis, passando sotto le sinistre mura medievali del Petit Chatelet, seguendo il molo fino a raggiungere place de Greve per poi ammirare "la vicina isola di Saint-Louis, il Pont Rouge e le torri bianche della cattedrale che s'innalzano sui tetti d'ardesia"; e vi ritroverete ad osservare con curiosità, sin nei minimi gesti, uomini e donne dell'alta nobiltà gustare un caffè seduti ai tavolini dei bar, incipriati, avvolti da parrucche e cappelli sfargianti all'ultima moda (a proposito, lo sapevate che l'ignobile idea di sostituire la comoda cerniera lampo sulla patta dei pantaloni maschili con quei fastidiosissimi bottoni è stata partorita proprio da un sarto francese dell'epoca che riteneva poco elegante quel meccanismo ad incastro, che seppur a volte soggetto a inceppature, era a mio parere una gran comodità nel momento del bisogno?)
e potrete infine assistere alle innumerevoli discussioni che animano i salotti dell'epoca, da quelle più impegnative sulle innovative scoperte in ambito scientifico o sulle irriverenti teorie filosofiche illuministiche:
"Non è meglio gettarsi nelle braccia di una natura cieca, priva di saggezza e di obiettivi, piuttosto che tremare per tutta la vita schiavizzati da una presunta Intelligenza Onnipotente, che ha disposto i suoi sublimi disegni affinchè i poveri mortali abbiano la libertà di disobbedirvi, e trasformarsi così in continue vittime della sua collera implacabile? (d'Holbach)"
a quelle più frivole e libertine:
"A Parigi l'amore non è altro che un libertinaggio mitigato, un esercizio sociale che sottomette i nostri sensi senza impegnare la ragione o il dovere. Delicato per la sua incostanza, non esige sacrifici che ci costino cari. Il seduttore non è tale se non per colei che vuole essere sedotta, e la vera virtù può conservarsi intatta in tutto questo. L'amore è leggero, volatile, e svanisce con la noia.."
Un romanzo d'avventura in stile classico, assolutamente consigliato agli amanti del genere.. a chi, per esempio, mantiene sempre riservata in un angolo della sua libreria una copia dei Tre Moschettieri di Dumas.

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