Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Viaggi spaziali a bordo di una cabina telefonica
"A cinque anni Skagra stabilì categoricamente che Dio non esisteva. La maggior parte degli abitanti dell’Universo, davanti ad una simile rivelazione, reagisce in due modi: sospirando di sollievo o sprofondando nello sconforto. Solo Skagra se ne uscì con: 'Ah, vuol dire che il posto è libero'".
Questo è l'incipit del romanzo, un incipit dal quale si comprende che, parafrasando Dante, "lasciate ogni logica o voi che entrate".
Peraltro, chi conosce la produzione letteraria di Douglas Noel Adams (per gli amici DNA) ben sa che l'autore era famoso per l'assoluta fantasiosità delle sue storie. Io l'ho incontrato per la prima volta, come lettore, tantissimi anni fa, quando mi regalarono "Dirk Gently: Agenzia investigativa olistica"; godibilissimo ed assolutamente 'folle' romanzo. In seguito ho divorato con passione la sua trilogia in sei volumi della "Guida galattica per autostoppisti": così, ogni volta che trovo una sua opera il libreria, non me la faccio scappare.
In questo caso, però, bisogna svelare un lieve inganno da parte degli editori (inglese ed italiano). Infatti il romanzo non 'è' di Adams, ma solo 'tratto' da Adams mentre, materialmente, è stato scritto e completato da Gareth Roberts, uno dei tanti sceneggiatori della serie TV Doctor Who.
In effetti, Adams aveva scritto la storia originale come sceneggiatura per la conclusione della diciassettesima serie del telefilm, ma, dopo la registrazione di alcune scene, tutto fu bloccato da un improvviso sciopero alla BBC. Pare anche che DNA non fosse affatto dispiaciuto della cosa, perché, probabilmente, era insoddisfatto di come era stata congegnata la trama o, come si ipotizza in postfazione, perché la riteneva affrettata e non ben strutturata. Sta di fatto che lo stesso Adams si è sempre opposto alla novelisation della sceneggiatura, mentre ne ha tratto ispirazione nello scrivere "Dirk Gently".
Dopo questa indispensabile precisazione, debbo dire che Roberts è stato parecchio fedele allo stile di DNA. I personaggi e la narrazione, poi, sono sufficientemente 'assurdi' da costituire fonte di continuo divertimento per il lettore.
L'unico vero handicap per il lettore italiano risiede nel fatto che la serie TV del "Doctor Who" è scarsamente nota da noi (ho scoperto solo ultimamente che uno dei canali digitali della RAI sta trasmettendo alcuni degli episodi più recenti). Quindi, all'inizio, si rimane un poco spiazzati quando si parla del TARDIS (macchina del tempo a forma di cabina telefonica della polizia londinese) o dei Signori del Tempo (potentissimi abitanti del pianeta Gallifrey che, appunto, viaggiano nel tempo e, come fa regolarmente il Doctor Who, arrangiano le cose per salvare l'Universo dal pazzo di turno).
Una volta familiarizzato con questi concetti, non si può non provare una immensa simpatia per il professor Chronotis, vecchissimo Signore del Tempo, di più di diciottomila anni di età ed in piena demenza senile. Questi, almeno inizialmente, pare che abbia, come unica preoccupazione, nel suo buen retiro a Cambridge, quella di mettere a proprio agio gli ospiti con una tazza di "te al latte con due zollette e SENZA zucchero". Il problema sta nel fatto che, all’atto di andare in pensione, ha preso, come souvenir da Gallifrey, anche un misteriosissimo e pericolosissimo volume. Da qui ha inizio la frenetica e incredibile serie di avventure per contrastare il malefico Skagra che vuole impadronirsene.
La storia in sé è piuttosto convenzionale: il confronto tra solito scienziato pazzo che vuol diventare il padrone dell'Universo, anzi, che vuol diventare l'Universo stesso ed il manipolo di improbabili eroi capitanati dal Doctor Who che cerca di impedirglielo.
Il piacere della lettura si trova, soprattutto, nelle descrizioni, nelle singole situazioni e nelle trovate e gags che infarciscono la narrazione, volutamente sgangherata. Più queste sfidano il senso di naturale incredulità e più sono piacevoli.
Forse l'unico appunto che si può fare a Roberts (e per riflesso ad Adams) è di non aver osato abbastanza. Un pelino di follia in più non avrebbe guastato, proprio perché il romanzo deve essere inteso come una valvola di sfogo dal senso comune e dalla realtà per un viaggio nell'assurdo, nell'improbabile e nel tipico nonsense inglese. Comunque il libro è consigliabilissimo, anche a chi non ama la fantascienza, perché, in effetti, di scientifico c’è davvero poco.