Kallocaina Kallocaina

Kallocaina

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Chi non ha mai sognato di possedere il siero della verità e penetrare nel segreto della mente e del cuore degli altri e di se stesso? Quale giudice non lo vorrebbe, quale potere non lo riterrebbe l'ideale strumento di controllo? Kallocaina è appunto il nome del siero della verità che lo scienziato Leo Kall ha inventato per garantire allo Stato sicurezza e stabilità. Ma la verità sfugge alla strumentalizzazione, i suoi effetti sono sconvolgenti, rivelando la complessità dei rapporti umani e portando il germe della disgregazione nel sistema. Scritto nel 1940, quando era difficile nutrire grandi speranze nell'avvenire, "Kallocaina" ha in comune con "Noi" di Zamjatin, "Il mondo nuovo" di Huxley, "1984" di Orwell l'allucinata visione di una società spersonalizzata, dominata da uno Stato poliziesco che arriva a invadere anche la sfera privata dei cittadini sopprimendo ogni libertà. Benché le distopie appaiano spesso ingenue e superate dalle atrocità del reale, le questioni sollevate dal romanzo suonano di allarmante attualità.



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Kallocaina 2023-08-29 18:56:02 68
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68 Opinione inserita da 68    29 Agosto, 2023
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Verità impura

…” quando sono seduto sulla mia branda con gli occhi chiusi, mi capita di riuscire a vedere le stelle e di sentire il vento sussurrare come quella notte, e non posso, no, non posso sradicare dal mio animo l’ illusione che, malgrado tutto, partecipo ancora alla creazione di un mondo nuovo”….

“Kallocaina “, ovvero il siero della verità, è un’ invenzione che segna l’ inizio di un mondo nuovo abbandonandosi all’ illusione di uno Stato Supremo e a un bene comune che non ha niente da nascondere e da obiettare, dissolta e oggettivata una soggettività ritenuta pericolosa.
Il lungo racconto di Leo Kall, l’ inventore del siero che porta il suo nome, una cosciente e perfetta macchina del sistema, un soldato senza ombra di inganno e di tradimento, si addentra nel passato da un presente di prigionia che paradossalmente l’ ha reso più libero.
E’ un viaggio cosciente da uno stato di soporifera oggettivizzazione e di paura che è negazione di se’ all’ interno del dubbio creato da una soggettività impura e creativa, un sovvertimento che assorbirà il protagonista in una spirale di non senso.

…” Avevo avuto paura, ero stato un vigliacco, che cos’è questo libro se non il racconto della mia vigliaccheria? ”….

La kallocaina svelerà i propri segreti più intimi, al servizio della collettività e dello Stato, i criminali non negheranno la verità, i pensieri svaniranno riducendo i soggetti a numeri, perché in fondo

…” nessuno che ha passato i quarant’anni ha la coscienza pulita”…

Una cosa è certa, l’ ultima traccia di privato distrugge per sempre le tendenze asociali, consegnando la propria interiorità a garanzia di uno Stato mondiale ritenuto perfetto.
Lo Stato è tutto, creatura artificiale nata dalla sfiducia reciproca, il singolo niente, la cultura un lusso di altri tempi, l’ istinto di conservazione causa di un sistema militare e poliziesco sempre più invadenti.
Soldatini addestrati perfettamente, vita privata inesistente, famiglie dissolte, figli allontanati, nessun attaccamento e legame reciproci, controllati da un occhio vigile, una battaglia contro gli spiriti, la possibilità di controllare quello che si agita dentro la gente, una legge contro i pensieri e i sentimenti ostili allo Stato incriminando la libertà di pensiero.
Eppure, quando sembra avere toccato l’ apice, un dubbio si insinua e macera il protagonista che si interroga sul senso insensato del proprio agire, sulla certezza del controllo esercitata dal siero, un potere che causa angoscia, nausea, ansia, infelicita’.
Leo si specchia nella propria consorte, nei suoi pensieri più intimi, scopre che Linda è fatta della sua stessa materia tragica, il suo e’ un amore invidiabile nella propria infelicita’, una condanna dopo avere raggiunto il mistero che si nasconde dietro il reale.

…” C’è qualcosa sotto sotto e dietro di noi che si crea dentro di noi”….

senza il quale la vita non ha senso, il mondo pare non esistere più se non nella reciprocità, Leo si va liberando dalla propria condizione soffocante pervaso da una sensazione nuova, semplice, naturale, che lo sostiene senza costringerlo…

,,,” dalla solitudine nasce più solitudine, dalla paura più paura”…

Il romanzo della scrittrice e poetessa svedese Karin Boye ( 1940 ) può giustamente essere inserito in quel filone letterario cosiddetto distopico, pensiamo a “ Il mondo nuovo “ di Huxley ( 1932 ) e a 1984 ( 1948) di Orwell. In “ Kallocaina “ si respira un ribaltamento concettuale, Leo Kall è una pedina di un sistema dittatoriale vissuto dall’ interno, da lui stesso auspicato e alimentato, al contrario di Winston Smith ( 1984 ) al servizio del proprio desiderio libertario in un mondo di droni dove nessuno lo segue.
Il tempo gli svelerà un sentimento nascosto e la maternità di Linda un senso represso e soppresso dall’ indottrinamento ideologico imperante, tratti autobiografici dell’ autrice, la propria omosessualità nella Germania nazista.
Leo Kall ritroverà se stesso e la propria umana presenza in una narrazione sempre più intima dopo una prima parte caratterizzata da una marcata e asettica oggettività.
Il romanzo vive ed esprime la liberazione della coscienza del protagonista in conflitto con una parte di se’, tipica espressione dei personaggi della Boye, assertrice di una libera espressione umana ( influenze psicoanalitiche ) contro la rigidità del sistema morale imperante.
Alla fine I suoi protagonisti cedono alla propria necessità libertaria inseguendo l’ interiorità, una legge di natura e una spiritualità che trovano la risposta definitiva nel proprio essere.




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