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L'incubo dei Syn
 
L'incubo dei Syn 2014-02-05 15:00:31 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    05 Febbraio, 2014
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L'ONDA NEL CERVELLO

Accade, a volte, per i generi letterari cosiddetti “minori” – così si suole definire, ad esempio, il giallo, o la fantascienza – di scovare piccoli gioielli del tutto inaspettati. E' il caso di questo romanzo breve (150 pagine) scritto da Raymond F. Jones, ed uscito in Italia nella collana di fantascienza “Urania”.

Arthur Zoran sta tornando sulla Terra dopo due anni di lavoro su un altro pianeta. Ha intuito che qualcosa, dai tempi della sua partenza, è cambiato (altrimenti come spiegare che le ultime lettere della sua donna, Ardyth, gli siano arrivate censurate? E da quando sulla Terra è stata istituita la censura?), ma non sa ancora cosa. Nell'infermeria dell'astronave che lo riporta in patria, Arthur, come tutti gli altri passeggeri, viene condotto in una stanza e sottoposto ad un tracciato elettoencefalografico, poi isolato per circa 24 ore, fino al risultato dell'esame: Arthur non presenta anomalie, dunque è libero di rientrare sul pianeta.
Gli basta scendere dall'astronave, però, per accorgersi che non è più lo stesso pianeta: a dominare, ora, è la paura, il sospetto, la delazione... la gente si rinchiude in casa e per la città semideserta girano ronde di polizia.
Si potrebbe parlare di una caccia all'uomo permanente... ma non sarebbe esatto, perché quella umana non è più l'unica razza sul pianeta. I Syn, in tutto e per tutto uguali agli uomini (Syn è l'abbreviazione di “uomini sintetici”), sono ovunque. Non si sa da dove vengono, dove e come si riproducono, perché sono qui, né cosa vogliono.
Di loro si conosce un'unica cosa, come identificarli: i tracciati dell'encefalo mostrano – accanto alla normale attività elettrica del cervello – una debolissima onda che negli umani non si ritrova: quello è il marchio dei Syn! Ecco perché sulla Terra il diagramma EEG viene continuamente ripetuto, a scadenze ravvicinate, e tutti i Syn identificati come tali (compreso quelli che sono riusciti, chissà come, a scampare ai controlli precedenti) vengono immediatamente catturati e soppressi.
E' il pensiero che tormenta Arthur quando, arrivato a casa, non trova più Ardyth. Perché ormai chiunque potrebbe essere un Syn.

Forse “L'incubo dei Syn” non è un capolavoro: lo stile di scrittura non è quello della migliore letteratura, né è riconoscibile come quelli di un Asimov o di un Dick. Sotto quest'aspetto il romanzo si presenta poco ricercato, a volte anche sciatto (viene però il dubbio che a mancare di qualità possa essere la traduzione).
A colpire, tuttavia, è l'idea portante, che genera un racconto dall'atmosfera costantemente cupa (quasi “dark”, sebbene questo termine non si addica alle storie con sfumature sociologiche). Prevale l'angoscia, resa benissimo dai pensieri del protagonista (e si fa perdonare anche qualche ingenuità della trama, tipica della letteratura minore): Arthur, contro l'evidenza dei massacri che le due razze si infliggono reciprocamente, porta avanti la sua idea di una possibile convivenza tra diversi, rischiando più volte la vita.
Fino ad arrivare ad un finale assolutamente a sorpresa, un pugno nello stomaco, metaforicamente potentissimo; un finale che, suggellato dalle parole di una “macchina”, non si limita a disegnare un inquietante futuro, ma lascia intravedere frammenti del peggior passato della natura umana:
“Voi cominciate col dare a un uomo un nome sgradevole. Poi cominciate a odiarlo perché porta questo nome. Siccome lo odiate, finite col temerlo. E, sotto la molla del terrore, ben presto arrivate all'omicidio, al massacro, al genocidio. E' un meccanismo vecchio quanto l'uomo, e sempre infallibile. Prima che il vostro sole si spenga, si ripeterà decine di migliaia di altre volte, e voi appassirete come muffa sulla crosta del vostro pianeta.”

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
(o visto) ed apprezzato fantascienza "sociologica" (Blade runner, il ciclo della Fondazione di Asimov...)
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Commenti

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Sì, prospettiva davvero inquietante! :-)
Non amo la fantascienza, ma la tua recensione mi ha attirato e ho avuto voglia di leggerla fino in fondo, perché mi è sembrata interessante e ben fatta. Bravo! Domitilla.
gracy
05 Febbraio, 2014
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Ottima Rollo!! Davvero...io amo i gioielli come questi, che nessuno magari si fila nei mercatini!
Mi stavi quasi convincendo e mi chiedevo perché solo tre stelle allo stile. Uno stile mediocre non è però cosa da poco, anche se dipende dalla traduzione.
Grazie a tutti per l'apprezzamento.

Per Domitilla:
capisco perfettamente le persone che dicono di non essere in sintonia con il genere "fantascienza", nonostante io sia, al contrario, un appassionato. Però ti dico anche questo: esiste una fantascienza fatta di salti nell'iperspazio e astronavi di generazione superiore che piacerà inevitabilmente agli appassionati; c'è un'altra fantascienza che è, invece, un "ponte" sui problemi esistenziali e filosofici dell'uomo. Quest'ultimo genere (che è quello per cui io stravedo) riesce a focalizzare la "deriva" attuale dell'umanità come a volte non è riuscito a libri o film che inquadravano la stessa problematica nel presente. A questo secondo genere appartengono, per fare degli esempi, "Fahrenheit 451" e il film "Blade Runner", che resta, a mio parere, una delle vette più alte sul tema del razzismo e del controverso rapporto tra l'uomo e Dio come creatore (nonostante si parli di un film fantascientifico di azione). Se mi è permesso un "mezzo spoiler", ti dico che la trovata finale de "L'incubo dei Syn", che riesce ad essere perfino più angosciante del resto del libro, ti riporterà di colpo all'ideologia nazista (... proprio mentre eri convinta di star leggendo solo... fantascienza).
In ogni caso, lo ripeto, capisco perfettamente la poca propensione al genere.

Per Cristina:
ti premetto che non ritengo lo stile del libro insoddisfacente (3 su 5 equivale ad una sufficienza). Tuttavia non mi sentirei di mettere 5 allo stile di un libro di fantascienza, a meno che non si parli di Bradbury (il "poeta" della fantascienza, che tuttavia non prediligo particolarmente come autore). I generi cosiddetti "minori" sono tali perché, salvo poche eccezioni, adottano prevalentemente uno stile meramente funzionale al racconto.
Devo dirti che lo stile del libro recensito riesce in ogni caso a "tener dietro" all'angoscia del racconto, fermo restando - come detto nella recensione - che il "piatto forte" resta la storia e il finale a sorpresa.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
06 Febbraio, 2014
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Per uno stile poco ricercato e a volte sciatto il tre ci sta tutto, che significhi sufficiente o meno :-) Grazie del chiarimento!
In risposta ad un precedente commento
Domitilla Ganci
09 Febbraio, 2014
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Grazie per l'attenzione che mi hai dedicato. Questa ricerca di un significato diverso, più profondo di alcuni testi di fantascienza, accomuna effettivamente molti appassionati, che specialmente in alcuni romanzi riescono a cogliere messaggi che rimandano a ben altro che ad alieni e curiose armi spaziali e sono sicuramente degni di interesse. La tua recensione attenta e accurata, come vedi ha attirato i lettori in modo trasversale: il messaggio è arrivato! Senza dubbio sento che su questo terreno potrei seguirti, mentre per quanto riguarda astronavi e salti nell'iperspazio, beh... ci devo pensare! Ciao! Domitilla.
Mian88
04 Settembre, 2014
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Concordo, stilisticamente il romanzo è sufficiente ma il contenuto, l'atmosfera ricreata da Raymond, l'idea e i colpi di scena lo rendono coinvolgente e rapiscono il lettore che vi si dedica.
Nel leggerlo mi è sembrato da un lato di rivivere la storia dell'uomo nel suo passato, presente e futuro non a caso molti sono i riscontri con la società attuale (la paura del diverso, il perenne sospetto verso tutto e tutti etc etc). Bella recensione Rollo.
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